Il gatto che prendeva il treno: conversazione sulla magia delle stazioni nel libro di Gaetano Savatteri

ROMA\ aise\ - Nei viaggi in treno e nelle stazioni ferroviarie possono accadere storie straordinarie. Soprattutto se a raccontarle è Andrea Camilleri, siciliano di Porto Empedocle, scrittore, sceneggiatore, regista di teatro, televisione e radio, di cui si celebra il 6 settembre il centenario della nascita. Autore di oltre cento opere, tradotte in almeno trenta lingue, creatore del personaggio del commissario di Polizia Salvo Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, Camilleri è morto a Roma nel 2019. Una conversazione su treni e stazioni tra Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore, nato a Milano da genitori di Racalmuto, ma a dodici anni tornato con la famiglia in Sicilia, e Andrea Camilleri esce per Bibliotheka editore con il titolo “Il gatto che prendeva il treno” (72 pagine, 14 euro). Ad arricchire il volume, in libreria dal 29 agosto, le illustrazioni di Paolo Niutta.
“C’è un treno nella vita di ogni siciliano”, scrive Savatteri. “Un treno perduto. Un treno che porta lontano o fa ritornare. E c’è un treno – l’immagine e il ritmo lento di un treno – perfino nell’epoca delle auto, degli autobus e degli aerei. Leonardo Sciascia ha scritto che l’avventura della scrittura in Sicilia è legata all’avventura economica e sociale dello zolfo. Da Giovanni Verga a Luigi Pirandello, passando per Sciascia stesso, la letteratura siciliana è impregnata di fumi di zolfo e di vite di zolfatari: Rosso Malpelo di Verga, Ciaula scopre la luna di Pirandello, solo per citare alcune pagine celebri. Racconti sulfurei, come sulfurea è la scrittura di Sciascia, figlio di capomastro di zolfara, fratello di un giovane che si uccise durante uno sciopero in miniera. Proprio allo zolfo, in Sicilia, è legata l’avventura del treno, epica e tragica tanto quanto l’avanzare delle ferrovie americane verso la frontiera del West. Il treno che trasportava il giallo dello zolfo dalle miniere dell’interno verso la costa, lungo la linea ferrata che veniva disegnata dietro pressioni politiche, scontri e polemiche per indirizzare il tragitto – e quindi gli affari – verso una città o un’altra. La scrittura siciliana nasce dunque nel segno dello zolfo e nell’ansare della ferrovia”.
“Ricordo una volta che arrivai a Palermo con il vagone-letto da Roma”, racconta nel libro Andrea Camilleri. “Dovevo aspettare la coincidenza per Agrigento. Notai un gatto bianco e nero che si affrettava verso il treno. Io pensavo continuasse il suo cammino lungo la banchina, ma all’improvviso salì. Si avvicinava il momento della partenza, c’era già il capostazione con la paletta, presi coraggio e mi avvicinai: “Senta su questo treno è salito un gatto”. Non batté ciglio. Mi disse: “Com’era?”. “Bianco e nero”. “Non si preoccupi, disse, scende a Termini Imerese”. Durante la mezz’ora di viaggio tra Palermo e Termini cercai il gatto, ma non ve n’era traccia. Affacciato al finestrino, alla stazione di Termini Imerese, lo vidi scendere. Allora chiesi al controllore: “Ma c’era un gatto su questo treno, l’ha visto?”. “Non si preoccupi”, mi disse il controllore, “riprende stasera il treno delle otto per Palermo””.
Gaetano Savatteri, giornalista e scrittore, è nato a Milano nel 1964 da genitori di Racalmuto, e a dodici anni è tornato con la famiglia in Sicilia. Ha lavorato al Giornale di Sicilia, al quotidiano L’Indipendente, dove è stato inviato speciale, in seguito al Tg3, al Tg5 e a Rete 4. Dai romanzi e racconti che hanno per protagonista il giornalista e investigatore Saverio Lamanna, è stata tratta la serie televisiva Màkari con protagonista Claudio Gioè. Nel 2003 ha ricevuto con Camilleri il Premio Racalmare-Leonardo Sciascia. (aise)