“Retinal Rivalry”: alle OGR Torino il cinema stereoscopico come scultura nell’opera di Cyprien Gaillard
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TORINO\ aise\ - “Retinal Rivalry” è il titolo della mostra personale di Cyprien Gaillard (Parigi, 1980) che il Binario 1 delle OGR Torino ospita sino al 2 febbraio 2025, a cura di Samuele Piazza.
Presentato in anteprima alla Fondazione Beyeler di Basilea nell’ambito della mostra collettiva Summer Exhibition, la nuova omonima opera video di Gaillard è arrivata in città durante la Torino Art Week 2024 per la sua anteprima italiana.
Commissionato dalle OGR Torino e co-prodotto con Fondation Beyeler, Haus der Kunst Munchen, Ministero della Cultura francese, Medienboard Berlin-Brandenburg, Spruth Magers e Gladstone Gallery, il nuovo lavoro video di Gaillard continua l’esplorazione del potenziale del cinema stereografico, iniziata con Nightlife (2015).
Attraverso la sua sensibilità cinematografica trasgressiva e una logica animistica, Retinal Rivalry trasforma le immagini cinematografiche in sculture pensate su misura per le ex officine dei treni OGR, offrendoci un mondo intriso delle contraddizioni che negoziano lo spazio pubblico. Il suo titolo riflette il concetto di “rivalità retinica”, un fenomeno ottico che si verifica quando agli occhi si presentano contemporaneamente due immagini contrastanti. Invece di fonderli in un’unica immagine, la nostra percezione li alterna, cercando una conciliazione impossibile.
La storia del cinema stereoscopico corre parallela allo sviluppo delle tecnologie 3D. Nonostante ondate periodiche di consensi di critica, successo commerciale e utilizzo artistico, i film che utilizzano queste tecnologie spesso non le incorporano come parte integrante della creazione delle loro immagini, come dimostra la distribuzione delle loro versioni in 2D. Spesso liquidato come mero spettacolo e utilizzato come effetto “accessorio” per interessi commerciali, il mezzo è riportato da Gaillard al suo vero potenziale utilizzando le sue qualità scultoree, spettrali e psichedeliche. Sergei Eisenstein una volta sottolineò il potenziale della stereoscopia come “cinema del futuro”, sottolineando la sua capacità di estendersi nello spazio reale e di “risucchiare” gli spettatori, inghiottendoli e penetrandoli in modi che il cinema tradizionale non poteva permettersi.
Retinal Rivalry è un viaggio, sia concreto che spirituale, attraverso l’ambiente edificato della Germania, passando dall’Oktoberfest alle rovine romane scoperte in un parcheggio degli anni ‘70 sotto la cattedrale di Colonia; da un Burger King all’interno di un’ex sottostazione elettrica sede di raduni nazisti a Norimberga all’infrastruttura turistica che attraversa il romantico paesaggio di Bastei, rinomato per i suoi panorami e immortalato dal pittore Caspar David Friedrich; da una statua del compositore rinascimentale franco-fiammingo Orlande de Lassus, che ora funge da memoriale improvvisato dedicato a Michael Jackson a Monaco, fino a un netsuke giapponese raffigurante un commerciante olandese del XVII secolo.
Tra una visione del vuoto e una ricreazione scultorea, Retinal Rivalry si estende oltre lo schermo, entrando nello spazio espositivo e alterando la nostra percezione del mondo. Gaillard guida il nostro sguardo attraverso paesaggi urbani dove dettagli secondari e trascurati sono al centro della scena e alcuni elementi quotidiani della nostra esistenza vengono improvvisamente re-immaginati.
Le immagini iper-dettagliate del film, girate e proiettate in 4K utilizzando tecniche di ripresa e proiezione all’avanguardia, contrastano nettamente con le qualità assurde e talvolta grottesche che questa iper-realtà rivela. Le immagini di Retinal Rivalry sfruttano il loro status paradossale: la loro presenza tangibile porta con sé un accresciuto senso di realtà, che si scontra con la loro esistenza effimera come luce scolpita.
Espandendo lo spazio pittorico, il film abbandona la narrativa tradizionale per la pura visione, creando uno sguardo singolare, fugace, spettrale che è allo stesso tempo personale e collettivo; una lucida allucinazione e un viaggio attraverso una storia auto-prodotta dell’Europa: tutto troppo in vista, tutto troppo nascosto.
Ad accompagnare le immagini e il loro senso di straniamento è un lavoro meticoloso sulla colonna sonora arrangiata da Gaillard, rielaborata a partire da una varietà di fonti, tra cui musica giavanese, registrazioni sul campo dagli archivi dell’UNESCO e un piccolo organo trovato per le strade di Weimar per commemorare Johann Sebastian Bach, suonato da una gamba rotta. (aise)