“Era smarrita”. Con Dante, l’Europa e altri cieli, Corrado Veneziano tenta di dare un’anima ad una troppo asettica Ue – di Alessandro Butticé

BRUXELLES\ aise\ - Personalmente ho sempre considerato gli uffici delle istituzioni dell’Unione europea, che ho frequentato per oltre tre decenni, particolarmente austeri e asettici. Un’austerità e asetticità certamente voluta. Per mostrare al cittadino europeo un’immagine di sobrietà, cura delle finanze pubbliche e nessuna connotazione nazionale da parte di istituzioni nate per essere sovranazionali. Al pari delle raffigurazioni immaginarie di finestre e portali, simbolo dello spirito di apertura e collaborazione che anima l’Europa, che ritroviamo sulle banconote della moneta comune: l’euro. I ponti che compaiono sul loro retro sono una metafora del dialogo fra i popoli europei, nonché fra l’Europa e il resto del mondo. Come nella prima serie, sulle banconote della serie Europa sono rappresentati gli stili architettonici di vari periodi della storia europea, ma non sono riprodotti monumenti o ponti realmente esistenti.
Di fronte al crescente e pericoloso euroscetticismo, c’è da chiedersi se questo essere più realista del Re, o forse più asettico di una sala operatoria, non accentui il rischio di allontanare le istituzioni Ue dai cittadini europei. E non sia forse il caso di provare a dare anche un’anima (non religiosa, ma artistica, culturale e storica) ed un cuore all’Europa, e non solo il cervello di forse troppi zero virgola.
Da europeista più che convinto, ho pensato a questo, mercoledì scorso, partecipando alla vernice della personale del maestro Corrado Veneziano, a cura di Francesca Barbi Marinetti, dedicata a Dante e all’Europa, presso il Comitato Europeo delle Regioni, a Bruxelles.
“Era smarrita” è il titolo della mostra, sostenuta e coordinata dalla Regione Lazio, attraverso il Direttore della Rappresentanza a Bruxelles, Andrea Ciaffi, e dalla associazione D.d’Arte, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia in Belgio, dell’ICAS Intergruppo Parlamentare Cultura della Camera dei Deputati, dell’Istituto italiano di Cultura, del Comitato Europeo delle Regioni, del CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche, di Unioncamere e Unioncamere Europa, della Camera di Commercio Belga Italiana.
Ma forse per la prima volta, grazie alle opere di Veneziano, passeggiando per i corridoi di una delle Istituzioni europee, non mi sono sentito smarrito e senza riferimenti estetici, storici e culturali. Che dovrebbero essere invece la forza immane dell’Europa unita delle diversità. Nella quale fortemente credo.
Questa mostra di bellissime opere ispirate al Dante, cittadino europeo, oltre che universale, sarà visitabile sino al 3 aprile, presso lo Spazio Espositivo del Comitato Europeo delle Regioni, rue Belliard 99/101, 1040 Bruxelles.
L’inaugurazione della mostra è stata accompagnata da brani musicali eseguiti da Suzie Richard e Servaas Verbergt, con l’introduzione del Segretario Generale del Comitato delle Regioni, Petr Blížkovský, e i saluti di Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati.
Sono intervenuti anche il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, Capo della Delegazione italiana del Comitato delle Regioni, e Guido Milana, Vice Capo della Delegazione italiana e Deputato del Parlamento Europeo nella VII legislatura.
Sono oltre 40 le opere che compongono questa bellissima mostra di Corrado Veneziano, a cura di Francesca Barbi Marinetti. Tutti lavori che toccano due argomenti apparentemente distanti – Dante e l’Europa – attraverso il recupero di aspetti iconici squisitamente medievali e di produzioni artistiche più contemporanee e talora dichiaratamente provocatorie.
In tale direzione Corrado Veneziano è stato capace di riprendere la tensione, molto marcata nell’epoca di Dante, e di immaginare la presenza (e l’incombenza, sulla terra) di demoni e animali fantastici. Un modo che secondo l’autore serve ad esorcizzare tempi antichissimi, in cui bestie e uomini avevano una matrice condivisa, per reclamare un futuro in cui l’uomo potesse emanciparsi dalla sua condizione più primitiva, per avviare quel salto antropologico e catartico che l’età rinascimentale (in parte) suggellerà.
Veneziano dipinge dunque draghi e sirene, anfisbene, grifoni e centauri (tutti presenti nella Divina Commedia), ed evoca gli affreschi di Orcagna e Buffalmacco, le tavole di Van Eyck e le tele di Bellini, con le loro citazioni di Caronte, Lucifero, Adamo ed Eva, di inferni e paradisi densi di attrazione e repulsione: perturbanti, terrifici, ma anche allegorici e educativi.
Collegate in modo esplicito alla Commedia, si trovano poi tele che riportano fedelmente alcuni versi delle tre Cantiche. In questo caso Veneziano tiene assieme la scrittura tradizionale con i sistemi più moderni dei codici a barre e dell’alfabeto Morse. Il tentativo, ancora una volta, è quello di rendere più ampio e polisegnico il testo dantesco: ricercando un dialogo con le tecnologie algoritmiche più avanzate (i cosiddetti Isbn editoriali), oppure traducendo in modo visivo – con i punti e le linee del codice Morse – la portata fonica, ritmica e acustica della Commedia,
Per quanto riguarda la dimensione più attuale e contemporanea, che è stata capace, negli spazi del Comitato delle Regioni, di dare un’anima europea alle Istituzioni Ue, lo sguardo si allarga a orizzonti letterari spiccatamente internazionali. Qui Veneziano dialoga, figurativamente e pittoricamente, con Eliot e la Terra desolata, Borges e l’Aleph, Paul Valéry e il Cimitero marino, Ezra Pound e i Cantos, con la visionarietà di Garcìa Màrquez e soffermandosi poi, soprattutto, su due straordinari autori italiani che alla Commedia hanno dedicato brevi e folgoranti scritti: Antonio Gramsci, con una riflessione del X canto dell’Inferno; Pier Paolo Pasolini, con una struggente (e incompiuta) Divina Mimesis.
Resta infine il lavoro ancora più strettamente “europeo” della mostra. Qui – sul solco di Dante, che auspicava una guida spirituale moralmente superiore e transnazionale per il governo del nostro continente – Veneziano propone lavori su tela e su legno, unitamente a installazioni più articolate. In quest’ultimo caso risolve artisticamente, con materiali grezzi (ferro, plexiglas, oggetti di risulta), la contraddizione che talora l’Unione Europea manifesta: la dialettica non risolta tra identità e pluralità (economica, ma anche linguistica e culturale), tra realtà chiuse, arroccate, non comunicanti, e quei principi di confronto, razionalità e democrazia inscritti all’interno del suo patrimonio costitutivo.
Corrado Veneziano, dottorato in Arte, laurea in Lettere, abilitazioni alla docenza in Storia, Filosofia, Latino, ha esposto in Gallerie pubbliche e Musei statali: in Cina, su invito del Governo Cinese, in Francia, con il patrocinio della Presidenza della Repubblica e il sostegno del Louvre; a San Pietroburgo, ospite della locale Municipalità. Le sue opere sono visibili in modo stabile nel Museo nazionale Ossolinski di Breslavia, nel Teatro nazionale di Bucarest, nelle Università di Granada e di Siviglia, nel Municipio di Los Angeles, nella Galleria nazionale di Lanzhou, nella Chiesa di Saint Nicolas di Bruxelles e in altri spazi pubblici e museali istituzionali. Le presentazioni e la cura delle sue mostre sono state firmate da Achille Bonito Oliva, Marc Augé, Derrick de Kerckhove, Wu Weidung, Julie Heintz,
La sua ultima produzione, dedicata a Dante (curata da Francesca Barbi Marinetti e Raffaella Salato), è stata patrocinata e finanziata (unica nel programma ufficiale Dante700) dal Ministero della Cultura. Una delle sue opere è diventata il francobollo dello Stato italiano dedicato all’Inferno. (alessandro butticé\aise)