Tutelare i pensionati italiani in Bulgaria: Billi (Lega) interroga il Governo

ROMA\ aise\ - Rivedere la convenzione tra Italia e Bulgaria sulle doppie imposizioni fiscali: a chiederlo è Simone Billi, deputato della Lega eletto in Europa che, in una interrogazione ai Ministri del lavoro e degli esteri, Calderone e Tajani, chiede di tutelare i pensionati italiani residenti nel Paese.
Nella premessa, infatti, Billi spiega che “i pensionati italiani Inps residenti in Bulgaria continuano ad essere tassati alla fonte, ovvero dall'Italia, a causa di un'anomalia nella convenzione bilaterale Italia-Bulgaria intesa ad evitare le doppie imposizioni fiscali (legge 29 novembre 1990, n. 389); l'articolo 1, comma 2, lettera b), della convenzione, infatti, statuisce che una persona fisica per essere considerata residente fiscale in Bulgaria deve possedere la nazionalità bulgara, e cioè che per essere considerati residenti fiscalmente in Bulgaria è necessario avere la nazionalità bulgara”.
“L'articolo 16 della medesima convenzione – continua il deputato – prevede che «le pensioni e le altre remunerazioni analoghe pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato», a nulla rilevando la sua cittadinanza, ma soltanto la sua residenza; con messaggio n. 612 del 18 febbraio 2020 l'Inps ha emanato indicazioni sulle certificazioni da allegare alle domande da parte di pensionati residenti in Bulgaria per la detassazione di pensioni italiane private, in applicazione della convenzione italo-bulgara contro le doppie imposizioni fiscali. Il messaggio, nell'evidenziare che alcune autorità fiscali estere, come appunto quella bulgara, non utilizzano il modulo «EP-I» con cui l'autorità fiscale del Paese di residenza deve attestare che il richiedente è fiscalmente residente nel Paese, ma modulistica propria, chiarisce che l'autorità fiscale bulgara rilascia due tipologie di certificati: certificato attestante la qualità di «residente fiscale», ai sensi della convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale in vigore tra la Repubblica di Bulgaria e uno Stato straniero; certificato attestante la qualità di «residente fiscale», ai sensi dell'articolo 4 della legge interna bulgara sui redditi delle persone fisiche”.
“Le due tipologie di certificati – chiarisce Billi – non hanno la stessa validità ai fini dell'esenzione fiscale della pensione in Italia; con il medesimo messaggio n. 612 del 18 febbraio 2020, l'Inps ha chiarito che gli uffici dell'istituto sono tenuti a considerare utili per domande di esenzione dall'imposizione in Italia soltanto le certificazioni attestanti espressamente la qualità di residente fiscale ai sensi della convenzione per evitare la doppia imposizione in vigore tra l'Italia e la Repubblica di Bulgaria; ne consegue che circa 1.200 pensionati italiani residenti in Bulgaria e iscritti all'Aire, non si vedono rilasciato, salvo quelli con doppia cittadinanza, il certificato attestante la qualità di «residente fiscale» ai sensi della convenzione e, di conseguenza, la propria pensione è tassata – e non detassata – alla fonte dall'Inps”.
Rilevato che “la stragrande maggioranza delle convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali stipulate dall'Italia – si rammenta – prevedono la tassazione delle pensioni Inps nel Paese di residenza”, Billi chiede ai due Ministri “se e quali iniziative di loro competenza intendano adottare per risolvere la criticità esposta in premessa, causa anche della continua diminuzione degli italiani iscritti all'Aire residenti in Bulgaria, ivi incluse la revisione della convenzione e, nelle more, la possibilità per l'Inps di accettare la certificazione attestante la qualità di residente fiscale in Bulgaria rilasciata dalla Nap anche se non contiene il riferimento alla convenzione, nell'ottica di perseguire l'obiettivo di evitare una doppia imposizione fiscale”. (aise)