Al MArTA “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”
TARANTO\ aise\ - È stata inaugurata a pochi giorni dal Natale, il 20 dicembre scorso, e sarà aperta al pubblico sino al 18 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA la mostra “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”, a cura di Francesco D’Andria, accademico dei Lincei, professore emerito dell'Università del Salento e direttore degli scavi e del Museo Archeologico di Castro, e di Eva Degl’Innocenti, direttrice del MArTA stesso.
La mostra è un racconto inedito della città di Taranto perché dal punto di vista scientifico apre un contesto nuovo per la lettura della storia e del suo territorio. Le indagini archeologiche condotte a Castro (LE), nel Salento leccese, a partire dall’anno 2000, in collaborazione tra il Comune di Castro, l’Università del Salento e le Soprintendenze del Ministero della Cultura, tra cui attualmente la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, hanno permesso di identificare il Santuario di Atena (Athenaion) citato da numerose fonti letterarie, in particolare da Virgilio che, nel libro III dell’Eneide, descrive il primo approdo in Italia dei Troiani in fuga da Troia, guidati da Enea. Gli studi effettuati hanno posto l’attenzione sul ruolo svolto dal luogo sacro come spazio di incontro tra genti diverse, greci, messapi, popoli dell’opposta sponda balcanica, in un punto strategico della navigazione antica, all’ingresso del mare Adriatico.
“Da Taranto sono arrivati commercianti e militari che controllavano l’ingresso nell’Adriatico, ma sono arrivati anche degli artisti che hanno scoperto le potenzialità della pietra leccese”, spiega Francesco D’Andria. “Ispirati dalla sua duttilità, gli scultori hanno scoperto le infinite possibilità inventando il Barocco leccese. Si ispirano alla loro visione dell’arte, quando si scopre il capitello corinzio fatto di foglie d’acanto. In questo clima di scoperta della natura gli scultori tarantini inventano a Castro un fregio di 8 metri, probabilmente molto più grande, e incominciano a decorarlo inserendo all’interno alcune figure umane e animali. Questo corrisponde a quello che era la pittura di Taranto e successivamente la ceramica del IV secolo. Esiste un rimando continuo tra gli scultori di Taranto che lavorano a Castro e coloro che hanno lasciato le loro opere a Taranto. Questa mostra è un’occasione unica anche dal punto di vista scientifico. Abbiamo riprodotto la statua di culto dell’Athena rinvenuta a Castro: è la più grande statua mai trovata in Magna Grecia ed è lo straordinario confronto dell’altra statua che abbiamo perso, la statua di Ercole, realizzata da Lisippo, che troneggiava sull’acropoli di Taranto”.
Come sottolinea Eva Degl’Innocenti, “i reperti portati alla luce dagli scavi di Castro, in particolare le sculture prevalentemente in calcare (pietra leccese), ma anche in marmo greco, sono la statua colossale di Atena Iliaca e i rilievi a girali abitati che delineano forti connessioni con l’arte di Taranto e sono da attribuire ad un’officina di scultori della città dei due mari attivi nella seconda metà del IV sec. a.C. Tali documenti restituiscono riferimenti importanti della grande arte pubblica tarantina che, per la continuità di vita di Taranto stessa, non si è purtroppo conservata. La mostra rappresenta l’occasione per mettere a confronto i materiali di Castro con le produzioni artistiche di Taranto, offrendo ai visitatori anche l’opportunità di conoscere uno dei contesti della Puglia antica in cui maggiormente si manifesta la diffusione della cultura artistica tarantina”.
La collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) e l’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione (ISTI) del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) ha consentito di sviluppare ricerche specifiche sui reperti, tramite rilievi laser 3D e indagini sulle tracce di colore presenti sulle superfici scultoree, con l’applicazione di tecnologie innovative. L’esposizione “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro” è dunque corredata anche di ricostruzioni in 3D: tra cui la riproduzione della metà della statua di Atena, creata dal Fab Lab (laboratorio di artigianato digitale e innovazione) del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che è esposta nella hall del Museo, valorizzata nella sua parte inferiore da una ricostruzione in metallo realizzata dall’artista pugliese Nicola Genco.
“A Castro il lavoro continua al di là della ricerca sul campo”, evidenzia la soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, Francesca Riccio. “È allestita un’esposizione permanente dei reperti dove si stanno svolgendo importanti restauri in vista di un’esposizione. I ritrovamenti sono della Soprintendenza, ma sono conservati dal Comune e insieme al professore D’Andria, abbiamo svolto un lavoro di grande sinergia anche con l’Università, con i soggetti privati e la Banca Popolare Pugliese che ha messo a disposizione i fondi per sponsorizzare il lavoro di restauro della statua in tempi strettissimi, grazie anche all’ottimo clima di collaborazione”. (aise)