Degas e Napoli: una mostra ne racconta il legame

NAPOLI\ aise\ - Non è un fatto molto noto il legame di Edgar Degas con la città di Napoli e invece si apprende, grazie a una singolare mostra, quanto sia stato stretto il rapporto della città partenopea con uno dei pittori più noti nella storia dell’arte. “Degas, il ritorno a Napoli” è il nome della mostra allestita al Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, nel cuore di Napoli, sino al 10 aprile. Curata da Vincenzo Sanfo, la mostra indaga il periodo in cui Degas, appena ventenne, trascorse a Napoli una parte importante della sua giovinezza.
L’ingresso alla mostra si apre in modo scenografico: si attraversa una sorta di sipario su cui è proiettato un video della vita dell’epoca di Degas e ci si trova immersi nell’allestimento che si snoda in tre sezioni: ognuna racconta un aspetto peculiare della vita dell’artista. È presente lungo tutto il percorso anche la musica, si riconoscono le note di Satie che immergono ancora di più nel contesto storico dell’epoca.
Sorprende il numero di opere esposte, circa duecento. Per la maggior parte si tratta di delicati disegni e di incisioni, ma si ammirano anche alcune sculture e dipinti di artisti da cui Degas ha tratto ispirazione. La mostra è arricchita anche da interessanti e rare fotografie scattate da Degas stesso e da video che completano l’allestimento senza sovrastare le opere originali in mostra e riuscendo a rimanere in equilibrio con il contesto di San Domenico Maggiore, riccamente affrescato.
La prima opera che si osserva entrando nella mostra è la riproduzione di un dipinto emblematico: il ritratto di Hilaire De Gas, un olio su tela custodito al D’Orsay di Parigi. E non a caso: Hilaire De Gas era infatti il nonno di Degas e l’artista lo ritrae quando aveva poco più di vent’anni. Italianizzato in Degas, il nonno paterno era un nobile francese. Fuggito dalla ghigliottina in Francia, si trasferì a Napoli dove fondò una banca e divenne commerciante. Acquistò un importante palazzo, il Palazzo Pignatelli di Monteleone oggi noto come Palazzo Degas, che si trova poco distante dalla mostra. Nel Palazzo nacque Auguste, primogenito di sette figli, che si trasferì a vivere a Parigi insieme ai fratelli maschi, mentre le sorelle rimasero a Napoli. Auguste ebbe cinque figli tra cui Edgar. Auguste voleva che il figlio intraprendesse la sua stessa carriera di banchiere, ma Edgar preferì dedicarsi alla pittura e venne all’inizio osteggiato dalla famiglia. Così appena ventenne si trasferì a Napoli, dove il nonno Hilaire lo incoraggiò nella sua passione di pittore e dove iniziò a frequentare il mondo artistico napoletano. Per questo la prima sezione della mostra “La famiglia e la vita a Napoli” si apre con l’immagine del ritratto in cui Degas omaggia il nonno. In questa prima parte sono presenti numerose suggestive fotografie della Napoli di fine Ottocento.
La seconda sezione della mostra “I temi e le ricerche” è dedicata ai temi preferiti di Degas per cui è diventato noto: le ballerine, le corse dei cavalli, le serate tra teatri, caffè-concerto e “Maison Close”. L’artista esplora una società in cambiamento, tra una mondanità sfarzosa e il dramma di chi ne è tagliato fuori: lavandaie, stiratrici, prostitute, alcolizzati. Degas ritrae questi due aspetti contrastanti disegnando dal vero, frequentando entrambi gli ambienti con la stessa precisione dello sguardo. In questa sezione sono presenti tre piccole pregevoli sculture in bronzo: due sono ballerine che Degas riesce a ritrarre in modo vibrante, come se stessero danzando nel momento in cui le si osserva; un’altra scultura è di un cavallo, di cui si percepisce sempre il movimento così caro all’artista.
L’ultima parte della mostra “Gli amici e la vita sociale” è dedicata al mondo degli amici di Degas e alle tormentate vicende personali. In mostra si possono ammirare le opere e le immagini di artisti quali Marcellin Desboutin, Ludovic Halévy, Cézanne, Picasso, Manet, Toulouse-Lautrec. Tra le opere più poetiche è in mostra un disegno a matita che ritrae Eugène Manet: il segno è raffinato e intenso nella sua immediatezza e racconta in pochi tratti tutta la grandezza del modo di disegnare di Degas.
Molto interessanti gli approfondimenti dedicati ai monotipi realizzati da Degas per illustrare “La Maison Tellier” di Guy de Maupassant, una novella che racconta la vita all’interno di una casa di piacere della Parigi di fine secolo. Il lungo e complesso lavoro di illustrazione di Degas ha fatto sì che l’opera fosse considerata una delle più importanti realizzazioni editoriali della storia dell’arte.
Anche per “La Famille Cardinal”, un racconto di Ludovic Halevy, Degas realizzò numerosi monotipi che illustrano la vita difficile di due ballerine, che arrotondavano i modesti guadagni accompagnandosi a uomini facoltosi e benestanti. Addirittura era la loro madre a gestire gli appuntamenti delle fanciulle. Anche quest’opera è considerata una delle più importanti e rare del mondo bibliografico: stampata da Vollard in soli 305 esemplari oltre a 20 fuori commercio.
Il percorso continua incontrando incisioni di Picasso, di Moreau, Berthe Morisot, Renoir, in uno spaccato suggestivo di segni in un clima artistico e culturale forse irripetibile. L’epoca in cui vivevano questi artisti era un’epoca di passaggio e di grandi cambiamenti. Basti pensare all’avvento della fotografia: nata nel 1836, appassionò molti di loro. Degas se ne servì per approfondire i suoi studi sul movimento: a Napoli sono così esposte alcune splendide fotografie di Muybridge, insieme a ben 34 fotografie scattate dallo stesso Degas, in prestito dalla Bibliothèque National de France.
La mostra si chiude a sorpresa con un’acquaforte di Picasso del 1968 in cui viene raffigurato Degas in maniera ironica: insieme a Desboutin è ritratto in una casa chiusa, mentre tratta con la mezzana Celestine che dà il nome alla serie di incisioni per illustrare il racconto attribuito a Fernando de Rojas. Picasso aveva conosciuto e frequentato Degas nei suoi primi anni a Parigi e in qualche modo con questa citazione rende più umano un mostro sacro, irraggiungibile dal punto di vista del disegno, della composizione e del rigore artistico. Lo stesso rigore che trasmette il nonno Hilaire nell’immagine del dipinto che ci ha accolto all’ingresso della mostra. (g.cat.\aise)