LA FORZA DELL’ALBANIA TRA PRESENTE E FUTURO: INTERVISTA ALL’AMBASCIATORE CUTILLO - di Domenico Letizia e Alkest Shehu

ROMA\ aise\ - “L’Albania sembra essere tornata con estremo interesse al centro dell’attenzione mediatica balcanica, italiana e non solo. Uno dei paesi dell’area balcanica che ha avviato importanti percorsi di sviluppo, di riordino istituzionale e di riforme per aderire alla Ue. Molto si è discusso sulle recenti elezioni che hanno visto il trionfo socialista". “Per l’Albania è stata una giornata di democrazia che si è svolta in un clima positivo rispetto al passato”, ha dichiarato la l’eurodeputata Elly Schlein (S&D), vice-presidente della delegazione del Parlamento europeo per i rapporti di stabilizzazione e associazione Ue-Albania, al termine di una missione di osservazione elettorale nel paese. Interessanti le prospettive anche in ambito economico con i Programmi Interreg IPA CBC Italia-Albania-Montenegro, che coinvolge Puglia, Molise, Albania e Montenegro e vede la Puglia nel ruolo di Autorità di Gestione. Di attualità albanese parliamo con l’ambasciatore italiano a Tirana Alberto Cutillo”. Ad intervistare l’ambasciatore sono stati Domenico Letizia e Alkest Shehu, analista economico e geopolitico di “AlbaniaInvestimenti.com” il primo, docente e rappresentante in Albania dell’Associazione “Puglia Swiss” il secondo. A pubblicare l’articolo la rivista online “Notizie geopolitiche”.
“D. L’ambasciata d’Italia a Tirana si congratula con i cittadini e le istituzioni albanesi per l’impegno profuso nella gestione delle elezioni. Da osservatore privilegiato quale Lei è stato, che valutazione possiamo dare delle recenti elezioni?
R. Una valutazione sostanzialmente positiva. Come riconosciuto anche dalla missione di osservazione elettorale Osce/odihr, le operazioni di voto di giugno si sono svolte in maniera generalmente calma e ordinata e con la partecipazione dell’opposizione, grazie all’accordo raggiunto tra il premier ed il leader dell’opposizione. Un esito non scontato fino a qualche settimana prima. Questo accordo ha avuto anche il merito di garantire il contenimento delle spese elettorali e l’incremento della trasparenza circa il finanziamento della campagna elettorale. Esso ha inoltre contribuito alla generale accettazione del risultato elettorale, come dimostra anche il basso numero di ricorsi presentati alla Commissione elettorale centrale. Certamente va detto che l’attuazione dell’accordo ha creato sfide per l’amministrazione elettorale e ha comportato ad una applicazione non sempre coerente della legge. Permangono peraltro alcune delle tradizionali problematicità albanesi, emerse anche nel corso di queste elezioni. Ad ogni modo tali fenomeni sono stati registrati in misura minore rispetto al passato e confido che essi saranno oggetto di riflessione in vista della prossima riforma elettorale.
D. La creazione di un’area economica comune nella regione dei Balcani, la firma del trattato sulla Comunità dei trasporti e l’agenda della connettività sono stati al centro del summit sui Balcani svoltosi a Trieste il 12 luglio, come dichiarato dal Commissario all’Allargamento Johannes Hahn a Bruxelles. Che valutazione possiamo dare delle riforme attuate in Albania in prospettiva dell’adesione alla casa europea?
R. Le iniziative promosse nell’ambito del Processo dei Balcani occidentali sono strumentali al processo di adesione all’Unione europea nella misura in cui, da un lato, aiutano i Paesi dei WB6 a rafforzare la propria competitività, essenziale per poter operare in futuro nel mercato unico, e dall’altro facilitano contatti e dialogo a livello politico, ugualmente indispensabili fra Stati membri di un’organizzazione come l’Ue. Per quanto concerne specificamente l’Albania, sono stati registrati passi avanti nelle soft measures in materia di energia e trasporti, ma rimane ancora del lavoro da fare. Quanto alle riforme, più in generale, necessarie affinché possano prendere avvio i negoziati di adesione all’Ue, l’Albania ha soddisfatto buona parte delle 5 priorità fissate a suo tempo dalla Commissione. Si tratta ora di valutare i risultati concreti ottenuti negli ultimi due ambiti, ossia riforma della giustizia (dove attendiamo l’avvio del vetting e la creazione delle nuove istituzioni previste) e contrasto alla criminalità. Parallelamente al facilitare il percorso dei WB6 nel loro cammino verso l’Unione europea, il Processo dei Balcani occidentali punta a sviluppare una maggiore integrazione regionale, specie dal punto di vista economico/commerciale e infrastrutturale. Crediamo che si stia lavorando bene in questo senso e che il Piano di azione pluriennale adottato a Trieste consentirà di ridurre una serie di ostacoli che oggi rendono questo mercato molto frammentato, impedendo una piena ottimizzazione delle opportunità per le imprese e per gli oltre 20 milioni di potenziali consumatori. Siamo molto fiduciosi rispetto al contributo che le Pmi, realtà industriali predominanti nella Regione e soprattutto in Albania, daranno per identificare le principali necessità alla base di una serie di riforme da implementare per addivenire ad un quadro normativo e regolamentare sempre più omogeno e compatibile con i moderni mercati globalizzati. Quanto all’agenda per la connettività in ambito sia infrastrutturale che energetico, ritengo, come del resto concordato dai partecipanti a Trieste, che rappresenti il centro delle politiche economiche e di investimento dei Balcani occidentali per il prossimo futuro. Il progetto più importante in corso in Albania è senz’altro il Tap, un investimento strategico per garantire una maggiore diversificazione e sicurezza energetica a beneficio di tutta la regione. Non bisogna dimenticare tuttavia i crescenti sforzi per l’ammodernamento e l’estensione di numerosi tratti autostradali e ferroviari che potranno garantire nel medio periodo una sempre integrazione dei WB6 all’interno dei corridoi infrastrutturali europei.
D. Il Programma transfrontaliero IPA II “Italia – Albania-Montenegro” si innesta nello scenario di cooperazione in area adriatica per il periodo 2014/2020, caratterizzato dall’ingresso della Croazia in Europa, dall’adozione di nuovi Programmi di cooperazione, dalla definizione della Strategia Macroregionale Adriatico Ionica e da un sempre più intenso tessuto di relazioni attraverso il mare Adriatico. Quali futuri sviluppi possiamo intravedere per i Balcani e l’Albania?
R. In questi giorni sono in corso di valutazione i progetti presentati per il primo bando del programma IPA Italia-Albania e Montenegro. Il notevole successo riscosso dal programma, testimoniato dal gran numero di proposte candidate, dimostra la vitalità della cooperazione nell’area adriatica, su cui peraltro insistono molte altre iniziative, a livello sia intergovernativo che regionale, come la Strategia Ue Eusair, l’Iai e l’Euroregione adriatico-ionica. Esse testimoniano come i Balcani in generale e l’Albania in particolare siano inequivocabilmente parte dell’Europa. Confido che in un futuro non troppo lontano questa realtà storica e geografica possa essere coronata dall’adesione all’Unione europea.
D. La cooperazione economica tra Italia e Albania continua a migliorare. Potrebbe darci un quadro che indica i campi principali di cooperazione?
R. L’Italia rappresenta un punto di riferimento imprescindibile nel percorso di sviluppo economico dell’Albania ed è saldamente il primo partner commerciale dell’Albania con un valore di scambi che nel 2016 ha superato i 2 miliardi di euro (+4,7% rispetto al 2015), che rappresentano il 36,77% del volume complessivo dell’interscambio commerciale dell’Albania. L’Italia da sola assorbe il 54,57% delle esportazioni albanesi ed è inoltre il principale fornitore, con un’incidenza del 29,28% sull’import complessivo. Rappresentiamo altresì in questo mercato il primo investitore straniero in termini di numero di aziende italiane o italo-albanesi attive sul territorio: la nostra presenza è assicurata da circa cinquecento piccole e medie imprese, un grande gruppo bancario come Intesa San Paolo e taluni gruppi industriali medio-grandi affermatisi principalmente nei settori del cemento, dell’agroalimentare e dell’energia. Siamo soddisfatti di questo rapporto che vede l’Italia in una posizione privilegiata. Ma, come sempre, dobbiamo essere ambiziosi e cercare di fare di più. Credo che l’Albania non abbia ancora sfruttato pienamente il suo potenziale economico. Per il momento si è puntato molto sui vantaggi derivanti dal basso costo del lavoro e da una tassazione favorevole rispetto alla media europea, ma si è ancora lontani da una piena valorizzazione delle numerose risorse naturali presenti sul territorio, del giovane capitale umano a disposizione e di una posizione geografica strategica, che potrebbe potenzialmente porre l’Albania al centro di un mercato più vasto dei Balcani occidentali.
D. Secondo i dati ufficiali del governo albanese sarebbero più di 19mila gli italiani in Albania. Quali sono i settori investono gli imprenditori italiani?
R. Non me la sentirei di confermare con certezza il dato relativo a 19mila italiani, anche perché affermare con esattezza il numero dei cittadini italiani in Albania è pressoché impossibile. Va anche considerata la vicinanza geografica tra i nostri Paesi, vi è infatti una sorta di pendolarismo, la gente va e viene ed è quindi oggettivamente complicato sbilanciarsi su numeri certi. Limitandosi agli iscritti Aire, ad oggi alla cancelleria consolare dell’Ambasciata risultano 1382 (italo albanesi e minori compresi) più circa 300 di competenza del consolato generale di Valona. Quanto alle imprese italiane presenti in Albania, anche in questo caso dare numeri certi è molto difficile. Da un’ultima ricognizione effettuata dalle principali componenti del sistema Italia in Albania, la nostra presenza risulta assicurata da circa 600 piccole e medie imprese, attive specialmente nel settore manifatturiero, dalla banca Intesa San Paolo (che ha di recente acquisito anche le filiali di Veneto Banca) che si annovera tra le prime tre banche del Paese, e da taluni gruppi industriali medio-grandi affermatisi principalmente nei settori del cemento, dell’agroalimentare e dell’energia. I settori principali che hanno storicamente attirato l’attenzione dell’Italia sono: (a) servizi; (b) industria tessile e calzature; (c) macchinari e attrezzature; (e) prodotti agroalimentari; (f) energia e minerali; (g) prodotti chimici e materie plastiche; (h) materiali da costruzione e metalli. Tuttavia, negli ultimi anni, stiamo assistendo ad un crescente interesse delle aziende italiane nel settore del turismo, dell’efficienza energetica e dello sviluppo eco-sostenibile, in particolare in relazione alla raccolta, allo stoccaggio ed allo smaltimento dei rifiuti. Stiamo parlando di settori strategici per il futuro dell’Albania, su cui vi è una forte attenzione a livello europeo.
D. Ambasciatore, come Lei sa l’Albania è un paese che ama le lingue straniere. Il 12 dicembre 2012 è stato firmato a Tirana un nuovo memorandum d’Intesa sul Programma “Illiria” al fine di promuovere e sviluppare l’insegnamento della lingua italiana, come prima lingua straniera, nel sistema scolastico albanese a partire dalla classe III della scuola primaria, fino all’ultima classe di quella secondaria di II grado. Come sta andando il programma? Quante scuole sviluppano l’insegnamento della lingua italiana come prima lingua?
R. Il programma Illiria, avviato nell’anno scolastico 2006-07 nelle scuole dell’obbligo, elementari e medie inferiori e negli istituti secondari superiori, sviluppa un’innovazione formativa che da un lato inserisce nuove opportunità didattiche, con l’introduzione dell’insegnamento della lingua italiana come prima lingua a partire dalla classe III. Dall’altra sostiene tutti i contenuti che hanno un valore di coesione europea e sono parte integrante del programma “Europa 2020”. Infatti le classi si occupano di educazione al consumo, fondi di energia alternativa, solidarietà, comportamenti ecosostenibili, ambiente ed educazione imprenditoriale. Quindi questo programma stimola il dialogo educativo, ma anche la crescita civica e civile, in una prospettiva di intercambio culturale, la cui spendibilità è rilevante se si considerano gli attuali rapporti bilaterali fra Italia e Albania e le prospettive di sviluppo economico e commerciale fra i due paesi. L’Italia sostiene questo programma con la fornitura di materiale didattico, con contributi per le attività di insegnamento e per le cattedre di lingua italiana e soprattutto con una formazione periodica per l’aggiornamento degli insegnanti, circa 270, in collaborazione con le migliori Università Italiane. Quanto al numero delle scuole che sviluppano l’insegnamento della lingua italiana come prima lingua, nell’anno scolastico 2016/2017 sono state 84, delle quali 21 a Tirana e le rimanenti dislocate in tutto il resto del Paese.
D. L’ambasciata ha un ruolo importante nella promozione della lingua e della cultura. Quali sono i progetti scolastici sviluppati in questi anni per quanto riguarda la promozione della cultura del Bel Paese?
R. L’ambasciata, attraverso l’azione capillare dell’Ufficio Scuole e operando in stretta collaborazione con il ministero dell’Istruzione e dello Sport albanese, coordina il sistema formativo italiano che consiste in 8 insegnanti italiani distaccati presso le 9 sezioni bilingui di Scutari, Korce e Tirana e in 300 insegnanti di italiano L1 e L2 e raggiunge circa 73mila studenti in tutto il territorio albanese. In quasi tutte le scuole i percorsi di italiano si aprono a progetti di ricerca linguistica, letteraria, ma anche nell’ambito dello sviluppo turistico e della biodiversità gastronomica. I progetti sono in parte finanziati dal ministero degli Affari Esteri e in parte dalla stessa ambasciata che tutti gli anni promuove i numerosi eventi che afferiscono alle due principali occasioni di elaborazione linguistica e culturale: la Settimana della lingua Italiana a ottobre e la Settimana della Cucina Italiana a novembre. Infatti, i giovani albanesi sono capaci di esprimere in modo creativo e fantasioso brani della letteratura classica italiana con produzioni multimediali o innesti musicali tradizionali della cultura albanese, sanno sviluppare nuove interpretazioni scientifiche, ma anche immaginare una nuova fruizione della cultura mediterranea, fra tecnologia e tradizione”. (aise)