Cherenkov Telescope Array Observatory (CTAO): a Padova il via alle attività

PADOVA\ aise\ - Lunedì scorso, 6 ottobre, presso la Sala dei Giganti dell’Università di Padova, si è celebrato l’avvio delle attività del Cherenkov Telescope Array Observatory (Ctao), destinato a diventare il più grande e potente osservatorio al mondo per lo studio dell’Universo nei raggi gamma.
La cerimonia, promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca, ha visto la partecipazione della ministra Anna Maria Bernini e di rappresentanti internazionali dei Paesi membri fondatori.
Bernini ha sottolineato come il Ctao rappresenti un momento di grande orgoglio per l’Italia e per Padova, città simbolo della scienza galileiana, capace di rafforzare il ruolo del Paese nella ricerca globale e di creare opportunità per giovani ricercatori. Il Ctao, infatti, conferma la leadership italiana nella costruzione e gestione di infrastrutture scientifiche avanzate.
Il Ctao Eric (European Research Infrastructure Consortium) coinvolge dieci Paesi e un’organizzazione intergovernativa, con l’Italia tra i membri fondatori e ospitante della sede centrale. Il progetto si avvale del contributo scientifico e tecnologico di Inaf e Infn, impegnati nello sviluppo, costruzione e gestione dei telescopi.
Secondo Stuart McMuldroch, direttore generale del Ctao, l’avvio delle attività segna un passo fondamentale per il progetto, che potrà contare su un ampio sostegno internazionale e condurre a importanti scoperte scientifiche.
Il progetto prevede la realizzazione di oltre 60 telescopi di tre dimensioni: Large-Sized Telescope (Lst) da 23 metri, Medium-Sized Telescope (Mst) da 12 metri e Small-Sized Telescope (Sst). I siti di osservazione saranno La Palma in Spagna per l’emisfero nord e il Cile per l’emisfero sud. Il prototipo del Lst è già in fase di collaudo e nei prossimi anni saranno completati altri telescopi, con le prime operazioni scientifiche intermedie previste già dal 2027.
Il Ctao studierà le sorgenti cosmiche più estreme, come buchi neri, pulsar e supernove, grazie a tecnologie all’avanguardia e sistemi informatici per la raccolta e analisi di enormi quantità di dati.
Per Roberto Ragazzoni, presidente dell’Inaf, il progetto rafforza la collaborazione tra enti e università italiane, valorizzando le competenze maturate nel tempo e contribuendo alla costruzione di infrastrutture multimessaggera per l’astrofisica di ultima generazione. (aise)