Il CNR al Cairo per illustrare i suoi scavi a Tell el-Maskhuta

IL CAIRO\ aise\ - Si è tenuto il 27 novembre scorso al Cairo il workshop “Archaeology and environment ancient border communities between sand and waterways”, incentrato sugli scavi condotti dal CNR, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC), a Tell el-Maskhuta nella regione di Wadi Tumilat, in Egitto.
Tell el-Maskhuta è un sito archeologico nella parte orientale dello Wadi Tumilat, sul Delta orientale del Nilo, circa 15 km a ovest di Ismailiya, indagato da diversi anni dalla CNR Multidisciplinary Egyptological Mission (CNR-MEM), missione multidisciplinare di scavo del CNR-ISPC, condotta dall'archeologo tecnologico Andrea Angelini e dalla co-direttrice scientifica Giuseppina Capriotti Vittozzi, egittologa e organizzatrice del convegno. Sia Angelini sia Vittozzi sono ricercatori CNR-ISPC.
Tell el-Maskhuta, identificata come l'antica città di Tjeku e situata non lontano dal Canale di Suez, nasconde una grande città antica che doveva la sua importanza alla sua posizione lungo lo Wadi Tumilat, all'estremo confine nord-orientale dell'Egitto, lungo una delle rotte più importanti verso il Sinai e la Palestina; lungo lo Wadi Tumilat venne scavato un canale navigabile, il cosiddetto Canale dei faraoni o dei due mari, che connetteva il Mediterraneo con il Mar Rosso, come oggi fa il Canale di Suez.
Il CNR-MEM lavora a Tell el-Maskhuta applicando tecnologie avanzate, quali indagini geofisiche elettromagnetiche, implementazione di modelli numerici del "tell" (il termine tecnico arabo per indicare un'altura di sabbia che copre strutture archeologiche) e delle strutture, carotaggi geologici… Questo approccio consente una documentazione molto accurata del sito archeologico. Gli studi delle recenti campagne hanno fornito nuovi importanti dati sull'antico canale navigabile, che collegava anticamente il Mediterraneo e il Mar Rosso, grazie allo scavo, nella città di frontiera, di una enorme infrastruttura portuale.
L'evento è stato l'occasione per presentare i risultati dei recenti lavori svolti sui resti delle possenti mura di un'infrastruttura portuale dello scomparso canale navigabile e ha riunito nella sede centrale del National Research Centre (NRC) egiziano, partner storico del CNR, studiosi egiziani tra cui l'onorevole Gihane Zaki, già direttore dell'Accademia d'Egitto a Roma e ricercatore del CNRS francese, e Tarek Tawfik, presidente dell'associazione internazionale degli egittologi e vicedirettore degli scavi di Saqqara per l'Università de Il Cairo, che hanno presieduto due sessioni dei lavori, ed esponenti di istituti archeologici di altri Paesi con attività in Egitto, con il risultato di poter condividere e confrontare il riscontro di questa missione e di altre.
Il progetto opera con il riconoscimento del MAECI e il convegno ha avuto il patrocinio dell'Ambasciata d'Italia al Cairo che ha partecipato sia con l'addetto archeologico Giuseppe Cecere sia con l'addetto scientifico Domenico De Martinis, considerata la forte multidisciplinarietà del lavoro descritto.
Il 1° dicembre, presso il Centro Archeologico Italiano al Cairo, lo stesso gruppo di ricerca ha presentato i risultati dello scavo archeologico con gli interventi di Giuseppina Capriotti Vittozzi, la geologa del gruppo Ilaria Mazzini (CNR-IGAG) e Andrea Angelini.
Nel 2025, la missione intende tornare sul sito per ampliare gli scavi e approfondire la conoscenza delle relazioni tra il sito stesso e il canale navigabile. (aise)