I “Contatti indicibili” di Giovanna Caimmi e Giulia Dall'Olio in mostra a Bologna

BOLOGNA\ aise\ - Un manifesto per il ritorno alla percezione, alla riscoperta di quell’insieme di sensorialità, sensibilità e istintività quali elementi fondamentali per instaurare un dialogo con l’opera d’arte. Questo l’obiettivo del progetto espositivo “Contatti indicibili”, sino al 3 marzo al Museo Civico Medievale di Bologna. La mostra, promossa dai Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna, è una bipersonale, a cura di Maria Chiara Wang, che vede coinvolte due artiste: Giovanna Caimmi e Giulia Dall’Olio.
Per Caimmi e Dall’Olio non servono le parole per spiegare il contenuto, occorre altresì una giusta predisposizione d’animo. La dialettica diventa, in tal modo, il sistema entro il quale i dati sensoriali acquisiscono significato riuscendo a concepire ciò che non si lascia dire. L’atto conoscitivo che ne risulta è dinamico e aperto anche alle contraddizioni, all’inaspettato, al dissonante a ciò che si emancipa da schemi e categorie. “L’arte con la sua fisionomia plurale”, secondo la definizione di Franco Cambi in Riflessioni sull’“indicibile”, diventa il linguaggio che ci apre all’indicibile traducendo il pensiero in emozione. E il contatto? È l’immediatezza, ovvero l’assenza di media tra soggetto e oggetto artistico, è l’esperienza che si ha degli altri corpi e di noi stessi nel medesimo momento, ma è anche la compressione dello spazio e del tempo come nel caso di Contatti indicibili ove l’arte contemporanea viene affiancata a manufatti medievali secondo un accostamento apparentemente inconciliabile, articolato e complesso reso però possibile dal tessuto delle relazioni sottese.
Le opere di Giovanna Caimmi dialogano con quelle di Giulia Dall’Olio e con l’ambiente circostante attraverso il racconto di una natura incontaminata, lussureggiante, a tratti romantica, una natura che nei secoli è stata spesso custode di quei reperti di epoche passate riemersi nel tempo e custoditi nelle sale del museo. In particolare, Giovanna Caimmi affianca alla qualità pittorica dei disegni il lavoro di ricerca e di archivio; è così che in mostra accosta ai “grovigli naturali” modellati con matita e carboncino su carte veline sovrapposte, Tiber: un’installazione che racchiude e condensa in sé l’indagine storico-artistica che ha condotto su un triplice fronte: quello dei Deutsch-Römer, artisti tedeschi venuti in Italia affascinati dal mito di Roma e della nostra Penisola, quello relativo alle vicende del giovane Carl Philipp Fohr annegato nel Tevere nel 1818 e quello autobiografico.
Nelle parole della curatrice Maria Chiara Wang: “L’elemento che accomuna la produzione dell’artista, sia in seno alle singole opere che trasversalmente all’intero corpus dei suoi lavori, è l’affastellamento, la ridondanza di linguaggi, media e segni; ciò determina un surplus rumoroso che unitamente al peso e alla consistenza delle carte e degli elementi contenuti nell’installazione conferisce una qualità sinestetica ad ogni sua creazione”.
Giulia Dall’Olio espone, invece, oltre ai suoi caratteristici lavori in bianco e nero, una nuova serie di opere nelle quali entra significativamente in scena il Blu come tributo a un’epoca, quella medievale, che, a partire dal XII secolo, impiega tale colore in maniera iconografica e simbolica assegnandogli, data la sua rarità, un valore spirituale e divino. Inoltre, come scrive Michel Pastoureau in Blu. Storia di un colore, il blu è “luce sui cui s’iscrive tutto ciò che è creato”: quale sfondo allora risulta più adatto per mettere in risalto una natura selvaggia e rigogliosa ritratta con un segno che si fa via via più libero e istintivo?
“Nei disegni di Dall’Olio - osserva ancora Wang - il colore diviene la scenografia dove prende corpo la drammaturgia del gesto, la materia dalla quale l’artista, come uno scultore, fa emergere la vegetazione attraverso l’uso di cancellature con tecnica a levare”.
Durante il periodo di apertura dell’esposizione, mercoledì 21 febbraio alle ore 17.00 si svolgerà la presentazione del 30° volume di Edizioni My Monkey dal titolo “Vi è un piacere nei boschi inesplorati”, nel quale le opere di Giulia Dall’Olio dialogano con i versi di Lord Byron e, a seguire, il progetto Tiber di Giovanna Caimmi.
Giovanna Caimmi è un’artista indipendente diplomata con lode all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 2020 al 2022 è stata Coordinatrice di Pittura del Dipartimento di Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove tuttora insegna nel Dipartimento di Arti Visive (Disegno per la Pittura). Dal 2013 al 2016 è stata membro interno del CDA della Fondazione Zucchelli, iniziando un’attività di curatela di mostre di giovani artisti. Attualmente conduce una ricerca come Ph.D Student presso PXL/ MAD University College of Hasselt, Belgium all’interno del Frame Research Group, gruppo di ricerca internazionale. Come artista indipendente ha esposto in numerose mostre personali e collettive in gallerie e Musei, in Italia e all’estero.
Giulia Dall’Olio (Bologna, 1983) si diploma all’Accademia di Belle Arti della sua città. Ha esposto in Italia, Germania e Stati Uniti. Vincitrice di diversi premi tra i quali si ricordano: l’esposizione nella collezione permanente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma in occasione della 16° edizione del Premio Level0 ArtVerona, in collaborazione con Galleria Studio G7 e Traffic Gallery (2021), e l’esposizione a Palazzo Reale a Milano come finalista della XX° edizione del PREMIO CAIRO (2019). Tra le mostre principali: Imbalance, Kunsthalle Mannheim, a cura di Mathias Listl e in collaborazione con Galerie Isabelle Lesmeister (2022); INEFFABLE WORLDS, Tang Contemporary Art, Hong Kong, a cura di Michela Sena e Giuliana Benassi (2021); CIAK COLLECTING, Palazzo Orti Manara, Verona, a cura di Irene Sofia Comi (2021); SELVA, Galerie Isabelle Lesmeister, Regensburg (2020); Per ogni estatico istante, Giulia Dall’Olio – Paola De Pietri, Galleria Studio G7, Bologna, a cura di Irene Sofia Comi (2020); Suspension, Massey Klein Gallery, New York, (2018); Il terzo paesaggio, Museo Palazzo Poggi, Bologna, a cura di Leonardo Regano (2016). Attualmente è rappresentata dalla galleria Isabelle Lesmeister di Ratisbona e da Galleria Studio G7 di Bologna. (aise)