L’Abm contro Poste Italiane: aumentano i costi ma il servizio resta inefficiente

BELLUNO\ aise\ - “Nuovo aumento, stesso disservizio”. È questa, in sintesi, la situazione che si trova ad affrontare l’Associazione Bellunesi nel Mondo – editrice della rivista “Bellunesi nel mondo” – dopo l’ennesimo rincaro da parte di Poste Italiane sui costi di spedizione.
Un vero e proprio “regalo di Pasqua”, come lo definisce con amarezza l’associazione, arrivato a distanza di poco più di un anno dall’ultimo aumento. La conseguenza? “Un rincaro stimato in circa 1.400 euro annui, che graverà sulle casse dell’Abm e, indirettamente, sulla qualità e sostenibilità del servizio rivolto a migliaia di soci nel mondo”, spiegano da Belluno, secondo cui “a fronte dell’aumento, tuttavia, nessun miglioramento è stato riscontrato nella qualità del servizio postale, che – secondo numerose segnalazioni – continua a essere discontinuo, inaffidabile e in alcuni casi del tutto assente”.
Per Oscar De Bona, presidente Abm, “è inaccettabile che a ogni aumento non corrisponda un’efficienza maggiore. Le riviste non arrivano, o arrivano in ritardo, e siamo costretti a rispedirle con ulteriore aggravio di spesa”.
Il problema riguarda non solo la rivista, ma anche la spedizione di pieghi di libri semplici o con raccomandata, colpiti dallo stesso aumento. “Quello che dovrebbe essere un servizio pubblico universale viene gestito in maniera sempre più penalizzante per i cittadini e per le associazioni culturali”, prosegue De Bona.
La situazione pone in difficoltà realtà come l’Abm, che si occupa di mantenere vivo il legame tra il territorio bellunese e le comunità emigrate, attraverso strumenti fondamentali come la comunicazione cartacea.
“A farne le spese sono i nostri soci, soprattutto quelli più anziani, che non usano la tecnologia e aspettano ogni numero della rivista come un filo diretto con le proprie radici”, conclude il presidente De Bona.
L’auspicio dell’Associazione è che “vengano rivisti i criteri di determinazione delle tariffe postali, affinché non siano le realtà no-profit a pagarne il prezzo più alto”. (aise)