LOTTA AI TUMORI: OTTO ITALIANI PREMIATI AL CONGRESSO ONCOLOGI USA – di Letizia Gabaglio

ROMA\ aise\ - “Nella rosa di migliori giovani ricercatori al mondo in oncologia ci sono anche loro: otto italiani – sei donne e due uomini, tra i 29 e i 36 anni – che si sono contraddistinti per i loro studi e che saranno premiati nei prossimi giorni a Chicago, al congresso dell'American Society of Clinical Oncology, con il Conquer Cancer Foundation Merit Award. È un riconoscimento importante, assegnato ogni anno in diversi ambiti dell'oncologia ai primi autori degli studi che portano un reale contributo al proprio campo di ricerca, ed è considerato un trampolino di lancio per la carriera. Li abbiamo raggiunti, per farci raccontare il loro lavoro”. A scriverne è Letizia Gabaglio sulle pagine online di “Repubblica”.
“Cominciamo da Emanuela Palmerini, che riceve il Merit Award per la seconda volta consecutiva: è oncologa dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, dove studia i tumori rari dell'osso. La ricerca che presenterà al meeting dell'Asco è stata condotta sull'osteosarcoma, un tumore raro che colpisce prevalentemente gli adolescenti, per comprendere come mai pazienti con caratteristiche simili e trattati nello stesso modo possano avere prognosi molto diverse.
Daniele Rossini, il più giovane (29 anni), si occupa invece di tumore al colon-retto metastatico all'Università di Pisa, con l'obiettivo di preservare il più possibile la loro qualità di vita, bilanciando al meglio le terapie. L'immunoterapia per i pazienti con tumore del polmone metastatico è il campo di ricerca di Giulia Leonardi, 32 anni: il suo studio è stata svolto al Dana-Farber Cancer Institute, uno dei poli di ricerca più importati al mondo. Leonardi è infatti alla Harvard University di Boston nell'ambito della specializzazione che sta svolgendo all'Università di Perugia. Tutt'altro ambito quello di Loredana Puca, 32 anni, che crea modelli di organi 3D per testare farmaci. In particolare, la sua ricerca (condotta alla Cornell University di New York) si sta concentrando su una cosiddetta “smart bomb”, un farmaco che colpisce in maniera selettiva solo le cellule che esprimono una specifica proteina, caratteristica del tumore neuroendocrino della prostata.
Di tumore alla prostata si occupa anche la trentaseienne Vincenza Conteducadell'Istituto Tumori della Romagna IRST IRCCS di Meldola (Forlì): il suo obiettivo è personalizzare sempre più le cure, per individuare i pazienti che non necessitano di chemioterapia e quelli per cui è possibile utilizzare i nuovi farmaci ormonali, attraverso la presenza di una mutazione. La sua ricerca è stata condotta a Londra e proseguirà alla Cornell University. Mutazioni e terapie mirate sono l'oggetto di studio anche di Sara Valpione, 34 anni, che però indaga sul melanoma avanzato. Lo fa a Manchester (Regno Unito), in uno dei più importanti poli di ricerca europei per questa neoplasia.
All'Institut Jules Bordet di Bruxelles, lontano dalle pipette, Matteo Lambertini si occupa di qualità di vita. In particolare, di quella delle giovani donne che, dopo un tumore al seno, vogliono avere una gravidanza. Sono sempre di più, infatti, le donne che sopravvivono a questa neoplasia e che vogliono ricominciare una vita normale.
Ultima, ma non per importanza, Lisa Derosa. Si trova a Parigi, coinvolta in uno dei campi di ricerca considerati più di frontiera: quello che guarda al microbiota intestinale (ovvero la flora batterica) e a come questo possa influenzare anche la risposta all'immunoterapia dei tumori”. (aise)