IL TRICOLORE UNIFICATORE SVENTOLA DI NUOVO – di Pietro Lucca

MONTREAL\ aise\ - “Tale ad una navicella in balia delle onde, la nostra Casa d’Italia, dopo appena un lustro dalla sua costruzione (1940), iniziò la sua odissea nel tempestoso clima sociale provocato dal secondo conflitto mondiale. D’improvviso, i membri della nostra Comunità diventaro nemici stranieri del Canada, fino al 1945. Ma la bufera presto passò. Recuperato alla comunità nel 1947, l’edificio costituì il centro assistenziale per la grande ondata di tanti nuovi arrivati nel dopoguerra, fino agli anni sessanta. All’ombra del suo tricolore si è svolta la vita sociale della nostra Comunità. Le sue mura testimoni di giorni fasti e nefasti, di occasioni festose, celebrazioni solenni e storiche, hanno segnato il palpito della nostra Comunità. Ma questa nostra navicella, dopo aver attraversato acque calme e burrascose, oggi è approdata ad un molo fatale per la sua esistenza”. Così scrive Pietro Lucca su “Il Cittadino canadese”, settimanale diretto a Montreal da Basilio Giordano.
“Oggi la Casa d’Italia chiama a raccolta la sua gente. Oggi è lei nel bisogno. I figli e nipoti dei pionieri che la vollero, non possono, non devono ignorare l’APPELLO ESTREMO!
Dopo il recente, incerto periodo, la nostra navicella è pronta a salpare e ad accompagnarci nel nostro futuro. Il ritorno della nostra bandiera sul pennone della Casa d’Italia è a guida della sua rotta. Il palpito tricolore, come un rintocco di campana, chiama a raccolta l’intera Comunità.
È allo sventolìo dei nostri colori, fra queste mura che oggi noi, consci dell’urgenza del momento, ci riuniamo per lanciare il nostro estremo SOS CASA D’ITALIA. È la nostra coscienza, è il debito morale verso i nostri pionieri che ci chiama ad una continuità.
Non possiamo abbandonare questo nostro monumento comunitario, simbolo affettivo e d’integrazione. Quest’edificio, la navicella della nostra odissea, definisce l’indole della nostra gente, nonché costituisce la prova concreta della nostra presenza in questa generosa e grande terra. Realizzata in un clima di fratellanza e concordia comunitaria, il suo stile elegante e sobrio, in Art-déco, costituisce la pietra miliare della nostra storia comunitaria.
È il nostro biglietto da visita che conferma e definisce la nostra integrazione nel tessuto etnico e sociale di Montréal e del Québec. Non voltiamo le spalle al nostro passato, continuiamo il capitolo della nostra storia, salviamo la Casa d’Italia, preserviamo alle future generazioni quel che di meglio ha espresso la nostra Comunità. Il vostro contributo, il vostro gesto costituirà, per le nostre future generazioni, un simbolo ed un monito, come lo è stato per noi: un retaggio, un testamento spirituale scolpito nella pietra. Si tratta di una continuità. Ripetiamo dunque, continuiamo insieme e tramandiamo un “messaggio’’. Inauguriamo, “costruiamo” un nuovo capitolo comunitario destinato alle generazioni future. Facciamo sì che, in futuro, i nostri figli e nipoti siano altrettanto fieri di noi, come noi lo siamo dei nostri pionieri. Non siate insensibili all’appello. UNIAMOCI come fecero i nostri padri e nonni nel 1934. Ripetiamo, rinverdiamo il miracolo.
Dunque, ALL’OPERA!”. (aise)