ANCHE I TEDESCHI RIVENDICANO I LORO TESORI D’ARTE RAZZIATI DAI NAZISTI – di Rosanna Sabella

BERLINO\ aise\ - “Un fantasma si aggira per l’Europa. Ed è quello delle razzie compiute dai Nazisti durante la Seconda Guerra mondiale. A oltre 70 anni di distanza la Guerra Totale sembra non essere mai finita. Di sicuro non lo sono le polemiche e le rivendicazioni che invocano la restituzione dei capolavori rubati dalle SS in quel periodo. La diatriba non riguarda naturalmente solo l’arte. A rinfrescare la memoria, la recente visita della Cancelliera Angela Merkel ad Atene durante la quale la “lady di ferro tedesca” si è vista chiedere ancora una volta un centinaio di miliardi come risarcimento per i danni subiti dalla Grecia”. Così scrive Rosanna Sabella su “il Deutsch-Italia”, quotidiano online diretto a Berlino da Alessandro Brogani.
““La vicenda è stata chiusa dai trattati internazionali”, ha dichiarato Merkel, limitandosi ad ammettere la responsabilità del governo tedesco in questa vicenda. Atene, dal canto suo, è pronta ad intraprendere un’azione legale per ottenere la restituzione del suo patrimonio storico e artistico.
A quanto pare, la “querelle” scatenata nei giorni scorsi dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt ha sollevato un gran polverone. Non solo greci e italiani, ma gli stessi tedeschi furono in molti casi depredati dei loro tesori d’arte.
Una spinosa questione
Ben dieci pagine delle 400 di cui è composto il recente rapporto della casa d’aste di Colonia “Lempertz”, pubblicato dalla DuMont Verlag, sono dedicate al periodo del nazionalsocialismo. Sorprende, nell’ambito dell’acceso dibattito in corso sulle opere d’arte saccheggiate dai nazisti, venire a conoscenza del fatto che gli stessi tedeschi furono vittime delle razzie.
Tra le innumerevoli opere trafugate ve n’è una, in particolare, appartenente ad un anziano ultraottantenne, Otto Maier – ancora di proprietà della Repubblica Federale di Germania. Si tratta del dipinto dal titolo “Adone condotta dagli Amorini al giaciglio di Venere” (bottega di Francesco Albani). Il quadro è appeso nello Schlossmuseum Wilhelmshöhe di Kassel in prestito permanente al Governo federale.
“L’immagine apparteneva alla mia famiglia”, stigmatizza Otto Maier. E non si dà per vinto. L’ottantenne originario di Karlovy Vary (Karlsbad), Repubblica Ceca, e sopravvissuto all’Olocausto, rivuole indietro il suo amato quadro. E per questo ha ancora una causa legale in corso. Tuttavia, secondo il BADV (Bundesamt für Zentrale Dienste und offene Vermögensfragen) non è possibile provare una perdita di beni a seguito di persecuzione nazista.
In possesso del BADV ci sono attualmente circa 2.300 opere d’arte, che furono ritrovate dopo la guerra dagli Alleati e di cui non fu possibile stabilire l’appartenenza. Fino ad oggi è il BADV da solo a decidere se un’opera dovrà essere restituita o meno.
Il caso “Adonis” mostra quanto sia problematica questa pratica. Numerosi documenti contraddicono la stima del BADV secondo cui il dipinto non è stato ritirato a causa della persecuzione. Il processo decisionale esclude i rappresentanti delle associazioni e degli eredi delle vittime, ma non esiste un organo indipendente di risoluzione delle controversie.
È andata meglio al collezionista ebreo Paul Rosenberg. Un gruppo di esperti internazionali aveva confermato tre anni fa che il dipinto “Donna seduta” di Matisse, una delle 1.406 opere d’arte trovate in casa del collezionista tedesco morto di recente Cornelius Gurlitt, apparteneva in effetti a Rosenberg, anch’egli depredato dai suoi beni dalle SS negli anni Trenta.
“Anche se non è stato possibile chiarire con assoluta certezza in quali circostanze Hildebrand Gurlitt, il padre del collezionista che aveva in casa il tesoro nazista, sia entrato in possesso dell’opera, il team di esperti è giunto alla conclusione che al proprietario legittimo Paul Rosenberg il dipinto fu sottratto dai nazisti”, ha spiegato la giurista tedesca Ingeborg Bergreen-Merkel.
Inquietante caso di omonimia!”. (aise)