LA FARNESINA PER IL MADE IN ITALY

ROMA – focus\aise – Nel giorno in cui il Consiglio dei Ministri ha attribuito al Ministero degli Affari Esteri le competenze che riguardano le politiche di promozione del made in Italy nel mondo, proprio alla Farnesina si è svolta la presentazione del nuovo rapporto di Prometeia dal titolo "Brand in Italy, ambasciatori del made in Italy nel mondo".
L’iniziativa, organizzata dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, è stata aperta dai saluti del direttore generale Vincenzo de Luca, cui hanno fatto seguito il presidente di Prometeia, Angelo Tantazzi, e il direttore generale dell’Agenzia ICE, Roberto Luongo.
La presentazione del rapporto è stata affidata ad Alessandra Lanza di Prometeia, che ha illustrato le performance dei marchi italiani nel mondo con un particolare focus sui 5 settori strategici per il made in Italy, ovvero l’agroalimentare, sistema moda, sistema casa, auto e componenti, sport e tempo libero.
Il rapporto ha dimostrato che il fatturato generato dalle imprese a marchio (più di 20 mila nei comparti considerati) vale oltre 165 miliardi di euro, individuando per ogni settore le imprese meglio performanti sia in termini di risultati economici (livello di fatturato e crescita nell’ultimo triennio) sia di interesse raccolto sulla rete. Ne è emerso un quadro variegato del made in Italy, con i grandi brand a trainare vere e proprie filiere del lusso, ma anche piccoli operatori specializzati che hanno saputo intercettare trend emergenti di mercato (ambiente e salute in particolare) o segmenti di clientela (millenials).
Il rapporto ha inoltre individuato i Paesi in cui le prospettive di crescita nei prossimi 5 anni sono maggiori, con l’India sul podio (+86%), seguita da Emirati Arabi (+39%) e Sud Africa (+29%). Buone anche le speranze di aumentare le esportazioni in Brasile (+28%), Australia (+25%), Sud Corea (+25%) e Messico (+22%). Si parla di un totale di 140 miliardi da qui al 2023.
La presentazione si è conclusa con una tavola rotonda a cui jhanno partecipato il presidente della Fondazione Italia Patria della bellezza, Maurizio Di Robilant, e il presidente del Comitato Formazione Sistema Moda Italia, Paolo Bastianello, insieme al direttore del Reputation Institute, Fabio Ventoruzzo, e alla senior director di Intesa San Paolo, Anna Maria Roscio.
Se si parla di made in Italy si parla anche di agroalimentare, che peraltro la ricerca di Prometeia ha individuato come prima voce per le vendite on line nel mondo. Baluardo dell’agroalimentare italiano è la Dieta Mediterranea, sempre più apprezzata nel mondo e riconosciuta nel 2010 dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità.
"Più di 2000 anni di dieta mediterranea: dagli antichi romani al riconoscimento UNESCO del 2010. La dimensione culturale del cibo" è stato il tema del convegno che si è tenuto nei giorni scorsi alla FAO di Roma.
L’evento è stato aperto dall’intervento del segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni, la quale ha presentato il progetto "Mediterranean Diet’s principles for Agenda 2030", che si articolerà in una serie di giornate di studio, riflessione e approfondimento scientifico sulla dieta mediterranea.
L’iniziativa intende promuovere e diffondere la conoscenza dei princìpi della dieta mediterranea, mettendo in luce l’unicità storico-culturale di uno stile di alimentazione e di produzione agricola che ha attraversato i millenni fino a giungere ai nostri giorni. Da oltre 2000 anni, infatti, la dieta mediterranea costituisce un insieme unico di conoscenze, simboli, rituali e tradizioni, che vanno dall’agricoltura, alla pesca e all’allevamento, dalla conservazione del cibo alla preparazione dei piatti, fino a includere le pratiche di condivisione del cibo comuni a molti popoli del bacino del Mediterraneo. (focus\aise)