RICERCATORI E AGENZIA DELLE ENTRATE: GARAVINI (PD) INTERROGA TRIA

ROMA\ aise\ - Trovare “una soluzione positiva” a quanto sta accadendo ai ricercatori emigrati rientrati in Italia, cui l’Agenzia delle entrate sta retroattivamente negando il diritto alle agevolazioni fiscali, perché non si erano iscritti all'AIRE. Questo, in sintesi, quanto richiesto dalla senatrice Pd Laura Garavini in una interrogazione al Ministro dell’economia Tria, sottoscritta, tra gli altri, anche dal collega eletto all’estero Giacobbe.
“Con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese, da circa 10 anni i Governi italiani, che si sono succeduti, hanno introdotto e concesso numerose agevolazioni fiscali a favore dei soggetti espatriati che trasferiscono la residenza in Italia per svolgervi un'attività di lavoro”, ricorda Garavini nella premessa. “In particolare, l'articolo 44 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, ha disposto che ai fini delle imposte sui redditi è escluso dalla formazione del reddito di lavoro dipendente o autonomo il 90 per cento degli emolumenti percepiti dai docenti e dai ricercatori che, in possesso di titolo di studio universitario o equiparato e non occasionalmente residenti all'estero, abbiano svolto documentata attività di ricerca o docenza all'estero presso centri di ricerca pubblici o privati o università per almeno 2 anni continuativi e che vengono a svolgere la loro attività in Italia, acquisendo conseguentemente la residenza fiscale nel territorio dello Stato”.
“La misura – annota la senatrice Pd – ha effettivamente attratto migliaia di lavoratori, i quali sono rientrati in Italia anche in ragione del consistente sconto fiscale, che spesso li ha convinti a lasciare attività e lavori gratificanti all'estero; sono migliaia infatti i ricercatori e docenti italiani emigrati all'estero per lavorare che nel corso degli anni hanno usufruito di questa agevolazione fiscale, dopo essere rientrati in Italia; è di questi giorni la notizia diffusa da alcuni quotidiani nazionali italiani, che l'Agenzia delle entrate sta richiedendo a molti di questi ricercatori e docenti rientrati in Italia, in virtù appunto delle agevolazioni fiscali previste dal decreto-legge n. 78 del 2010, di rimborsare tali agevolazioni, perché, sebbene abbiano risieduto e lavorato all'estero, non hanno provveduto ad iscriversi all'AIRE, l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero”.
“L'importo dei rimborsi richiesti – spiega Garavini – arriva, in taluni casi, a svariate decine di migliaia di euro con conseguenze immaginabili per i diretti interessati; il problema origina da interpretazioni tardive e retroattive, fatte dall'Agenzia delle entrate nel 2017, della legge sul rientro dei ricercatori e dei docenti che invece risale al 2010. Tali interpretazioni si trovano nella risoluzione n. 146 del 2017 e nella circolare n. 17 del 2017; ai ricercatori e ai docenti che hanno lavorato all'estero, ma non si sono iscritti all'AIRE, viene quindi retroattivamente negato il diritto alle agevolazioni fiscali per il rientro in Italia, perché non avrebbero soddisfatto il requisito del trasferimento della residenza fiscale in Italia”.
Garavini, dunque, chiede al Ministro Tria “quali siano le sue valutazioni sui fatti descritti; se non ritenga che l'interpretazione tardiva dell'articolo 44 del decreto-legge n. 78 del 2010 da parte dell'Agenzia delle entrate, con effetti retroattivi, non sia rispondente alle reali volontà del legislatore dell'epoca e delle istanze della comunità scientifica, che ha intrapreso il percorso di rientro in Italia, rinunciando a importanti posizioni lavorative all'estero; se non ritenga opportuno considerare sufficiente al fine del requisito della non occasionalità della residenza all'estero la documentazione a disposizione dei docenti e ricercatori i quali, tra l'altro, hanno anche pagato le tasse nei Paesi di lavoro” e, infine, “se non auspichi una soluzione positiva di questa vicenda a favore dei soggetti di cui in premessa, che con il loro rientro in Italia hanno contribuito al raggiungimento degli obiettivi generali della politica scientifica italiana volta, anche attraverso queste agevolazioni fiscali, ad attrarre un capitale umano di eccellenza per incrementare la competitività del Paese”. (aise)