WESTMINSTER: SÌ AL RINVIO DELLA BREXIT. MA IL CONSENSO DEFINITIVO LO DEVE DARE BRUXELLES – di Mariaelena Agostini

LONDRA\ aise\ - “È ufficiale: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea non avverrà più il 29 marzo e potrebbe essere rinviata. Con 412 voti a favore e 202 contrari, il Parlamento britannico ha dato oggi il via libera ad una mozione che dà il mandato alla premier Theresa May di chiedere all’Unione Europea un “breve” rinvio della Brexit, dal 29 marzo al 30 giugno”. Così scrive Mariaelena Agostini su “LondraItalia.com”, quotidiano online diretto da Francesco Ragni.
“L’ultima parola spetta ora all’Europa: i capi di governo si riuniranno il 21 marzo per decidere (necessaria l’unanimità) se e quanto tempo accordare a Londra.
Niente da fare invece per chi, fino all’ultimo, ha sperato in un secondo referendum sulla Brexit: la proposta è stata bocciata con 334 voti contrari e 85 favorevoli.
Per i parlamentari del Regno Unito oggi è la terza giornata di votazioni, dopo che l’accordo May e l’ipotesi di un’uscita senza deal sono state scartate ieri e martedì in occasione di specifiche votazioni”.
L’11 marzo scorso, “LondraItalia” ha pubblicato un altro articolo di Gabriella Bettiga, avvocato esperto in materie di immigrazione presso lo Studio Legale Sliglaw LLP, in cui, tra l’altro, si riportavano i dati aggiornati a quella data sulle richieste di settled status. Ne riportiamo di seguito ampi stralci.
“Secondo l’Home Office già 150.000 persone hanno fatto domanda di settled o pre-settled status tramite l’apposita procedura online. Dal 30 marzo il sistema non sarà più in fase sperimentale ma sarà lanciato ufficialmente.
La procedura sarà gratuita, mentre fino al 29 marzo chi fa domanda dovrà pagare £65 per ogni adulto o la metà della cifra se si hanno meno di 18 anni, in quanto il sistema online lo richiede. Questa somma verrà poi restituita dopo il 30 marzo.
Inizialmente il governo aveva annunciato che la App EU Exit: ID Document Check, attualmente disponibile solo su sistema Android, sarebbe stata accessibile anche da chi ha un iphone, ma le ultime notizie sembrano smentire questa intenzione.
Infatti l’Home Office ha precisato che chi non ha la App potrà spedire i documenti di identità per posta, che non è certo un sistema ideale soprattutto se si ha necessità di viaggiare spesso, o recarsi ad uno dei 17 centri sparsi per il Regno Unito (di cui tre a Londra) che si occuperanno di verificare il documento di identità. Questi centri faranno pagare per il servizio offerto.
Una novità molto positiva è che dal 09 aprile 2019 sarà possibile fare domanda di settled status anche dall’estero sulla base di un periodo di residenza in UK precedente, e questo dovrebbe valere presumibilmente anche per il pre-setteld status.
Per esempio, se si è vissuti in UK per cinque anni consecutivi e si è poi andati via, sarà possibile fare domanda di settled status dal Paese in cui ci si trova attualmente, a patto che si abbia la documentazione necessaria per provare cinque anni di residenza in UK e a patto che non si sia lasciato il Regno Unito per due anni consecutivi. Infatti assenze superiori a due anni fanno decadere il diritto al settled status. Questi due anni dovrebbero essere aumentati a cinque in futuro.
Secondo le statistiche dell’Home Office relative alle 150.000 domande di settled e pre-settled status presentate entro il febbraio scorso, il 75% dei casi decisi fino ad ora ha ricevuto una risposta entro tre giorni.
Mentre da un lato questo dato sembra incoraggiante, esso in realtà dimostra che circa una domanda su quattro non è stata decisa prontamente, e che altre domande, la cui quantità non è stata specificata, non sono state decise affatto. Inoltre non è stato chiarito quante di queste domande siano state rifiutate.
Infine, se l’80% degli utenti ha trovato la procedura online facile da usare, uno su cinque ha avuto difficoltà.
Non c’è dubbio che la procedura di settled status sia molto più semplice e veloce rispetto alla richiesta di permanent residence, ma restano ancora perplessità soprattutto perchè non è ancora chiaro se, in caso di rifiuto o decisione sbagliata da parte dell’Home Office, ci sarà o meno un diritto di appello.
Per il momento chi si vede rifiutata la domanda, o si vede dato il pre-settled status mentre avrebbe diritto al settled status, può solo chiedere una revisione amministrativa. Sembra invece che in caso di uscita dall’UE con accordo, sarà introdotto un diritto di appello”. (aise)