70 PUNTI PER VENIRE A LAVORARE IN UK: ECCO LE NUOVE REGOLE PER GLI EUROPEI – di Alessandro Allocca

in foto lo schema elaborato dalla BBC

LONDRA\ aise\ - “Serviranno un minimo di 70 punti per poter lavorare nel Regno Unito come persona qualificata una volta che si concluderà il periodo transitorio e il paese abbandonerà definitivamente il mercato del libero movimento di persone con il resto dell’Unione Europea. Anche se il Governo ha confermato che il nuovo “trattamento” varrà per tutti, europei e non a partire dal primo gennaio 2021”. Le novità annunciate ieri dal Governo di Boris Johnson sono al centro di questo articolo di Alessandro Allocca pubblicato da “LondraItalia.com”, quotidiano online diretto da Francesco Ragni.
“La quota minima dovrà essere raggiunta sommando i punteggi ottenuti per ogni ambito richiesto dal governo britannico: la qualità dell’offerta di lavoro, soprattutto se proviene da un settore ad alta richiesta di lavoratori specializzati; le qualifiche ottenute dal lavoratore sia in termini di studi che di esperienze già accumulate; la capacità di parlare un fluente inglese; gli altri punteggi verranno assegnati se il salario supererà le 25.600 sterline l’anno (e non 30.000 come inizialmente comunicato), più sarà alto e più si otterranno ulteriori punti.
Nello schema elaborato dalla BBC si fa l’esempio di un ricercatore universitario che può essere assunto nel Regno Unito perché ha raggiunto la quota dei 70 punti, suddivisi in 20 punti ottenuti dalla qualità dell’offerta lavorativa, altri 20 dati alle skills mostrate dal ricercatore, 10 punti per il livello del suo inglese, altri 20 punti per la tipologia di ricerca che dovrà condurre, mentre per lo stipendio iniziale non otterrà nessun punteggio perché sarà di 22.000 sterline.
Questo sistema entrerà in gioco nel momento in cui le aziende renderanno pubbliche le offerte di lavoro.
L’obiettivo del Governo britannico è infatti quello di stoppare il flusso migratorio che faceva giungere persone dagli altri stati membri dell’UE in cerca di lavoro. Attraverso il nuovo schema a punti, la permanenza in UK sarà concessa solo a chi avrà ottenuto dall’azienda il contratto di assunzione ancor prima di trasferirsi nel paese.
Differente sarà invece per quei lavoratori low-skilled che lavorano nell’hospitality, camerieri o baristi, o nelle campagne per la raccolta stagionale di frutta e verdura. Il Governo fa sapere che in questo caso non verrà applicato lo schema a punti ma che comunque metterà un numero chiuso di accessi su base annua: 10.000 per i lavoratori stagionali in agricoltura, e 20.000 legati alla mobilità giovanile, che riguarda soprattutto quei ragazzi che scelgono Londra o altre grandi città del Regno Unito per migliorare l’inglese e allo stesso tempo autosostenersi lavorando nei ristoranti o pub.
Inoltre, per limitare ancor di più l’accesso a persone in cerca di lavoro ma senza referenze particolari, sempre il Governo ha fatto sapere che restringerà notevolmente la classifica di quei lavori che possono essere definiti low skilled. Ad esempio carpentieri, intonacatori e altri lavoratori specializzati nel campo delle costruzioni, così come assistenti all’infanzia, i classici “nannies”, avranno tutti necessità di ottenere il permesso di lavoro a punti”. (aise)