Brexit, altro ultimatum saltato. Ora l’incognita è la ‘variante inglese’ del Covid – di Federico Baccini


BRUXELLES\ aise\ - “Si dice che la speranza sia l’ultima a morire, ma in questo lunedì di negoziati tra UE e Regno Unito anche gli ultimi frammenti di ottimismo sembrano aver abbandonato la nave Brexit. Ieri (domenica 20 dicembre) era il giorno dell’ultima chiamata per raggiungere un accordo in tempo utile e dare ai Parlamenti (Europeo e britannico) il tempo necessario per analizzare e ratificare il testo. L’ultimatum era stato fissato dal Parlamento UE giovedì scorso, nel corso della Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari, ed era stato lo stesso negoziatore UE, Michel Barnier, a parlare di venerdì come il “possibile giorno dell’intesa” tra le parti”. Ne scrive Federico Baccini su “Eunews”, quotidiano online diretto a Bruxelles da Lorenzo Robustelli.
“Da ieri sera è calata una coltre di incertezza sulle due sponde delle Manica: mancano 10 giorni alla fine del periodo di transizione, un accordo non c’è e ogni scadenza è saltata. E ora si è aggiunta un’inaspettata incognita a complicare il tutto: la ‘variante inglese’ del Covid-19, un nuovo ceppo infettivo diffuso in Inghilterra che ha costretto l’Europa a sospendere i collegamenti con il Regno Unito.
A cogliere subito la palla al balzo è stata la premier scozzese, Nicola Sturgeon: “Ora è imperativo che il primo ministro (Boris Johnson, ndr) cerchi un accordo per estendere il periodo di transizione della Brexit”, ha scritto su Twitter. Con il nuovo ceppo del Covid-19 “dobbiamo affrontare una situazione profondamente seria, che richiede la nostra attenzione al 100 per cento. Sarebbe inconcepibile aggravarlo con la Brexit”, ha affondato.
C’è da riconoscere che la nuova variante del Coronavirus è un’incognita dell’ultimo minuto, non la spiegazione del perché la scadenza fissata dal Parlamento UE sia saltata. Già sabato il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, aveva lasciato trapelare che i negoziati sarebbero potuti proseguire anche oltre domenica: “So che a volte è complicato da capire, ma è necessario prendersi questo tempo e non sacrificare i nostri interessi per una scadenza”. In caso contrario, Beaune aveva parlato di “buttare tutto quello che abbiamo fatto”, quando “la posta in gioco sono interi settori, come la pesca e le condizioni di concorrenza per le nostre imprese sul lungo periodo”.
Nel pomeriggio di ieri era arrivata la conferma implicita da parte del capo-negoziatore UE Barnier.
“In questo momento cruciale nei negoziati tra l’Ue e il Regno Unito continuiamo a lavorare duramente con David Frost e la sua squadra”, aveva reso noto su Twitter. “L’Unione resta impegnata a trovare un accordo giusto, reciproco ed equilibrato. Rispettiamo la sovranità del Regno Unito. E ci aspettiamo lo stesso”.
Barnier aveva poi chiarito che “sia l’UE che il Regno Unito hanno il diritto a stabilire le proprie leggi e il controllo dei loro mari. Entrambi dobbiamo essere in grado di agire nel momento in cui sono in gioco i nostri interessi”. Concetti noti da tempo. Il fatto di ripeterli ieri – giorno in cui ci si sarebbe invece aspettati una fumata bianca sull’accordo – ha lasciato presagire ciò che non è stato detto, ma che ormai è chiaro: il no deal è a un passo, e anche se in questi ultimi 10 giorni si dovesse raggiungere l’intesa, i Parlamenti non avrebbero più tempo di ratificare il testo.
Ormai è tempo di prepararsi a uno scenario d’emergenza per il 1° gennaio, con una variante del Covid-19 che rischia di far affondare le ultime speranze rimaste”. (aise)