IIC: una panoramica (2)

ROMA – focus/ aise - Grande successo di pubblico per la XVI Giornata del Contemporaneo in Israele, che quest’anno ha visto un calendario ricco di eventi e iniziative online, organizzate dall’Ambasciata e dall’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv.
Il 9 dicembre l’artista Stefano Cagol è intervenuto in una tavola rotonda organizzata dall’IIC in collaborazione con il Center for Contemporary Art di Tel Aviv e dedicata alla sua opera “The time of the flood”, videoinstallazione che sarà ospitata presso il CCA fino al prossimo 6 febbraio e che ha ottenuto il sostegno dell’Italian Council – MIBACT 2019. Alla tavola rotonda, seguita online da circa 300 spettatori, hanno partecipato Matteo Piccioni (MIBACT), Giorgia Calò (curatrice del progetto), Silvana Greco (Institut für Judaistik Freie Universität Berlin), Mareike Dittmer (Director of Public Engagement. TBA21 Academy).
Durante le giornate dedicate all’iniziativa, l’Ambasciata ha messo a disposizione online il catalogo “Arte contemporanea e design italiano nella Residenza dell’Ambasciatore d’Italia in Israele”, preceduto da un breve video di presentazione dell’Ambasciatore Benedetti: il pubblico ha potuto scaricare il catalogo della collezione di arte contemporanea realizzata nelle sale di rappresentanza della Residenza dal curatore Ermanno Tedeschi: un concentrato di opere d’arte nel cuore di Tel Aviv che mira a fare della Residenza una vera e propria vetrina del genio creativo italiano contemporaneo, come ideale continuazione in Israele della Collezione Farnesina.
Proprio la Collezione Farnesina, inoltre, è stata al centro delle diverse iniziative diffuse sui social e sui siti web di Ambasciata ed Istituto, fra cui la serie di video pillole dedicata agli autori della collezione, la web serie di Artribune “Spazi d’artista” ed il volume scaricabile online "Arte e tecnologia del terzo millennio. Scenari e protagonisti" a cura di C. Biasini Selvaggi e V. Catricalà.
Il 2020, a causa del covid, è stato un anno "Extra-ordinario". Ogni persona, istituzione o paese ha dovuto cercare con sforzo e creatività un modo per “attraversarlo” e “trasformarlo”.
Anche l'Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires e il Teatro Coliseo hanno dovuto modificare quanto organizzato per continuare nella missione di essere “un faro di arte e cultura, capace di illuminare, perfino in momenti così oscuri” per continuare “ad essere un punto di incontro tra artisti e pubblico, tra Italia e Argentina”.
In quest’ottica va letto l’appuntamento di domani, 13 dicembre, dalle 19.30 con “Extraordinario”, nuova tappa di ItaliaXXI_Online, che sarà disponibile online fino al 19 dicembre sul canale Youtube e sulla pagina facebook dell’Istituto.
In questo episodio, IIC e Teatro ripercorreranno i momenti indimenticabili del percorso fatto dal progetto nel 2020 insieme agli artisti che hanno collaborato con ItaliaXXI_Online, tra cui Gustavo Santaolalla, Alessandro Gassman, Julieta Venegas, Alessio Boni, Carla Peterson, Joaquin Furriel, Stefano Massini, David Lebon, Lito Vitale, il Balletto di Roma.
È stata inaugurata il 4 dicembre scorso presso la Galleria dell’Istituto Italiano di Cultura di Amburgo la mostra fotografica “Carbonai di Calabria//Charcoal Burners”, con bellissime fotografie in bianco e nero del fotogiornalista Antonino Condorelli.
La mostra, organizzata dall’Istituto con il patrocinio della Regione Calabria, rientra nella rassegna “Verso sud: Calabria”, un programma trimestrale attraverso il quale l’IIC di Amburgo desidera far conoscere al pubblico tedesco la regione italiana nota come “la punta dello stivale”, caratterizzata da una particolare bellezza naturale e paesaggistica e un notevole patrimonio monumentale.
Con una serie di appuntamenti mensili che partono da dicembre 2020 e arriveranno fino alla primavera del 2021, la Calabria verrà presentata sotto diversi aspetti che toccheranno oltre all’arte e al patrimonio monumentale, anche la cinematografia, la gastronomia, la letteratura, la cultura, la fotografia, e la tradizione popolare.
Solo qualche giorno fa l’Istituto ha proiettato in streaming due film sulla regione: “Un paese di Calabria” delle registe Shu Aiello e Catherine Catella, e “Arberia” di Francesca Olivieri.
Le proiezioni, visibili solo in Germania, sono state precedute da interviste e dibattiti online alle registe dei film, ancora disponibili sul canale youtube dell’Istituto.
“Verso Sud: Calabria” è un’iniziativa programmata sia per la promozione integrata del Sistema Italia, ma anche con l’obiettivo di far conoscere una regione finora poco valorizzata.
La mostra di Condorelli è visibile al momento solo in formato digitale. Sul sito dell’autore si potranno ammirare le splendide foto in bianco e nero scattate a Serra San Bruno, dove il fotoreporter si è recato alla scoperta di un mestiere in via di estinzione: il carbonaio.
Sempre sul canale youtube dell’IIC è possibile vedere l’intervista che Condorelli ha rilasciato alla direttrice dell’Istituto, la storica dell’arte Nicoletta Di Blasi.
Ne pubblichiamo qui di seguito uno stralcio.
“D. Come mai Condorelli ha scelto questo tema?
R. A Serra San Bruno, un paesino di 7.000 abitanti in provincia di Vibo Valentia, circondato da molti boschi e foreste, dove la gente ha vissuto per anni del legno e dei suoi prodotti, compreso il carbone vegetale, oggigiorno sono rimaste solo tre famiglie a produrre il carbone di legna, un processo naturale di combustione tramite un minimo di ossigeno, mentre un tempo questa era l’attività principale del paese, che si tramandava da padre in figlio. Il carbone di legna esiste da quando esiste il fuoco. Antiche incisioni rupestri ne mostrano l’uso quotidiano. Carbone è una parola greca “Karpho” che vuol dire asciugare. Si intende quindi la lenta cottura sotto le cupole chiamate in calabrese “scarazzi”. Montagna di legna, preferibilmente faggio o leccio, ricoperta di paglia e terra umida, alta circa 6 metri. Quando brucia non c‘è rischio di intossicazione, i vapori emessi non sono nocivi. Da 30 quintali di legna si ricavano 5 quintali di carbone.
I carbonai sono delle persone straordinarie, perché fanno questo lavoro da generazioni e riescono a fare un lavoro fuori dal quotidiano. È un lavoro difficile che inizia alla mattina alle 5 e finisce alla sera alle 21. Non c’è né festa né sabato né domenica. Lo scarazzo deve essere controllato e sfamato ogni giorno, bisogna fare attenzione che non si formino dei gas, altrimenti rischia di scoppiare.
È un lavoro che si svolge con le mani, è un lavoro molto complesso, molto duro, bisogna essere innamorati di questo lavoro, che non permette pause, necessita di una assistenza continua. Alle 17 quando i carbonai vanno ad accendere lo scarazzo o aggiungere del legno dicono di andare a dar mangiare alla carbonara. Bisogna stare attentissimi che non vada in combustione perché altrimenti si buttano via 700/800 quintali di legno. Per costruire una carbonara ci vogliono 4 giorni e per cuocerla 15 giorni, con tanti controlli.
Al termine della cottura, lo “scarazzo” si può “scarbunare” e così si vede com’é diventata la qualità del carbone, che verrà messo sul mercato. Una volta il carbone si usava come metodo per riscaldare e cuocere. Oggi si usa in pizzeria per fare le pizze, i barbecue. È preferito al carbone normale in quanto dà calore e non produce fumo. L’80 % di carbone che si trova in vendita nei supermercati arriva da Serra San Bruno e in prevalenza viene distribuito in Sardegna, Campania e Puglia”.
Condorelli è entrato in contatto con il protagonista delle sue fotografie, Nazzareno, che è raffigurato sulla copertina del catalogo della mostra, attraverso il direttore della biblioteca della Certosa di Serra San Bruno, famosa perché insieme a quella di Pavia sono le uniche due Certose rimaste in Italia in cui sono presenti ancora i monaci cistercensi che praticano la clausura.
Parlare attraverso le sue fotografie della produzione del carbone vegetale, un’attività ingegnosa, antichissima inventata dai Fenici, la cui tecnica di produzione con gli anni è stata modificata dai calabresi per renderla più sicura, lo ha entusiasmato molto.
Sul sito del fotogiornalista sono disponibili anche informazioni sul catalogo della mostra, che potrà essere acquistato, per gli interessati, prendendo diretto contatto con l’autore.
Antonino Condorelli è un fotogiornalista nato a Catanzaro, nel 1973. Qui ha avuto fin da ragazzo un amico, Carlo Paone, che gli ha trasmesso la passione della fotografia diventando il suo mentore. All’inizio Antonino fotografa per hobby, ma poi ha deciso di farla diventare la sua professione, così ha frequentato una scuola di fotografia a Milano. All’inizio della sua attività professionale ha fatto il fotografo per alcuni giornali di Catanzaro. Poi ha collaborato con l’agenzia di informazioni Reuters, per la quale ha documentato eventi di mafia, sportivi e gli sbarchi di rifugiati in Calabria. Dal 2000 svolge l’attività prevalentemente da freelance. Si interessa di temi che abbiano come contenuto i diritti umani, vicende sociali e ora ha orientato la sua attività verso l’Africa e il Medio Oriente.
Nel 2016 ha vinto il premio “Blauer Löwe” (il leone blu), dedicato alla fotografia, presentando un lavoro sull'inclusione sociale in un quartiere di Winsen Luhe, una cittadina della Bassa Sassonia non lontana da Amburgo. Al momento sta realizzando diversi progetti su alcune donne migranti e su alcuni rifugiati dal Sudan.
In fondo Condorelli non voleva trasferirsi in Germania, racconta nell’intervista, bensì in Inghilterra, perché l’inglese lo parla, ma attraverso un amico di infanzia che si trovava ad Amburgo, nel febbraio 2015 ha deciso di venire a vivere in questa città, pur non conoscendo la lingua, e portando con sé solo un portfolio fotografico. Dopo sei mesi lo ha raggiunto la famiglia. Ora vive con la moglie e i tre figli in un paese alle porte di Amburgo, collabora con diversi giornali locali di prestigio come ad esempio il “Die Zeit”. Sostiene che ha dovuto e voluto lasciare la sua terra, la Calabria, perché questa non gli ha dato la possibilità di realizzare “certe” idee. All’estero non è semplice, ma un po’ più facile, afferma.
Attraverso il sito e i canali social si possono ottenere informazioni e approfondimenti multimediali alla mostra. (focus\ aise)