L’AMBASCIATA ED IL CONSOLATO ITALIANO IN SVEZIA E LA RESISTENZA CONTRO IL COVID-19 – di Valerio de Paolis

STOCCOLMA\ aise\ - “Ora che l’emergenza Covid è un po’ più rilassata (seppur ancora da non prendere sotto gamba), ho avuto l’occasione, grazie alla disponibilità dell’Ambasciatore Mario Cospito e del Console Mattia Mazza, di poter fare loro delle domande riguardo a come è stata affrontata l’emergenza sanitaria globale, dalla nostra ambasciata e dal nostro consolato di Stoccolma”. Ad intervistare i diplomatici è stato Valerio de Paolis per il nuovo numero de “Il Lavoratore”, trimestrale della Fais che dirige a Stoccolma.
D. Buongiorno ad entrambi e grazie della vostra disponibilità. Come avete reagito all’inizio? Avete avuto delle direttive dall’Italia immagino.
Mario Cospito: Non è stato facile, all’inizio, capire la portata della pandemia per noi italiani, primo paese europeo ad esserne colpito duramente. La situazione è stata più gestibile con le istruzioni pervenuteci dal ministero, che erano quelle stesse che seguivano gli italiani in patria; utilizzare il più possibile lo smart working e tenere in ufficio solo il personale indispensabile. Fortunatamente non abbiamo avuto casi di contagio. È stato importante che le ambasciate rimanessero attive, perché sono state un avamposto italiano durante la pandemia. È stato detto, precedentemente, che non ci fosse più bisogno di essere nei Paesi dell’Unione Europea: il Covid ha dimostrato il contrario.
Mattia Mazza: Devo dire che appena è scattata l’emergenza abbiamo avuto puntuali direttive da Roma, siamo stati assistiti con canali preferenziali dell’unità di crisi e, con i colleghi europei e nel mondo, abbiamo creato una rete per coordinare i tipi di interventi e le informazioni da dare ai connazionali. È stato un periodo molto intenso.
D. È stato difficile immagino mantenere un ponte con gli italiani, in quarantena in patria e quelli all’estero, nel vostro caso in Svezia.
Mario Cospito: Come capo missione, nel circuito degli ambasciatori dell’Unione Europea, ho potuto chiedere alle autorità svedesi di essere più attivi nell’informare sugli sviluppi della pandemia. Seppur capendo che fosse una cosa nuova anche per loro, non posso però nascondere che alcuni casi di connazionali con sintomi eclatanti di Covid, non ricevevano le cure adeguate ma, grazie all’intervento dell’ambasciata, si è riusciti a sistemare la situazione. In questo discorso vorrei anche ricordare che qui siamo fortemente in carenza di organico, ma che nonostante questo, abbiamo avuto esempi di dedizione e professionalità dal nostro personale. Un altro buon elemento usato per creare questo ponte di informazioni sono stati i social. Vorrei precisare che non bisognava pensare solo agli italiani residenti in Svezia, ma anche a tutti quegli italiani che si trovavano in Svezia per le ragioni più varie, come ad esempio, studenti Erasmus, viaggi di lavoro, ed altro.
Mattia Mazza: Fortunatamente siamo riusciti ad agire in maniera rapida ed effettiva. Un aiuto particolare lo abbiamo avuto dalla rete dei consoli onorari che hanno prontamente dato sostegno alle richieste. Noi abbiamo risposto 24 ore su 24, sia con il telefono della ambasciata sia con quello di pronto intervento. Durante quel periodo rispondevamo a tutte le e-mail che ci giungevano, in media oltre 250 al giorno. Oltre a quello che ho detto prima, vorrei aggiungere che non abbiamo mai chiuso, anche se abbiamo dovuto allineare il nostro lavoro alle direttive italiane ed al periodo di crisi, è stato mantenuto il servizio consolare che però, si svolgeva e si svolge tutt’ora tramite la richiesta di appuntamenti e non più alla maniera normale.
D. Lei come ambasciatore e l’ambasciata come organo istituzionale avete dovuto correggere più volte delle affermazioni, poco felici e non veritiere che riguardavano l’Italia ed il suo modo di reagire alla pandemia.
Mario Cospito: Vero. Per fortuna con il tempo le cose si ricompongono ed ora con le istituzioni sanitarie svedesi abbiamo un buon rapporto di collaborazione e rispetto. Il 3 marzo incontrai l’autorità sanitaria nazionale e portai i dati della situazione italiana, per informare della situazione, dopodiché in Italia è scoppiata la pandemia. Ora a mente fredda, posso comprendere che in quel periodo, la comunicazione, non era una delle prime priorità, e quindi certe uscite sono forse state frutto di inesperienza o ingenuità, che altro. L’Italia nei primi tempi di crisi sanitaria, è stato un paese lasciato solo: io sono intervenuto mettendo in chiaro quali fossero le realtà italiane, quando queste venivano minate da uscite poco felici o peggio ancora Fake news. Anche il Console Mazza è stato insieme a me nelle risposte che abbiamo dovuto dare.
D. Una pandemia globale, di questa portata, è una cosa nuova per tutti, oltre al vostro lavoro da ambasciatore e da console, come l’avete vissuta?
Mario Cospito: Anche sul livello personale non è stato facile. Ognuno di noi ha parenti ed amici in Italia ed abbiamo seguito con cuore pesante gli sviluppi della crisi sanitaria. Certamente non è stato un momento facile, probabilmente il più difficile sia nella carriera che nella vita. Anche dal punto di vista psicologico è stato molto complicato ma l’adrenalina data dalle tantissime cose da fare, ci ha probabilmente salvato dagli effetti pesanti. È stato davvero difficile e non ti nascondo che in alcuni momenti abbiamo pianto per ciò che accadeva in Italia e nel mondo. L’uomo, però, è resiliente e quindi, nonostante sia tutt’altro che finita, dal punto vista psicologico ci siamo abituati e sappiamo gestire meglio l’accaduto.
Mattia Mazza: Concordo con quello che dice l’Ambasciatore. Da un punto di vista personale, aver risposto a così tante richieste è stato psicologicamente difficile ma, questo impegno continuo nel cercare di rassicurare i nostri connazionali ci ha permesso di poter reagire. Ora dobbiamo solo sperare che la cosa torni alla normalità il prima possibile.
D. Grazie mille per il vostro tempo e la vostra disponibilità
Mario Cospito e Mattia Mazza: È stato un piacere”. (aise)