Le opere di luce ridisegnano le architetture urbane: torna a Roma la RGB Light Experience

ROMA\ aise\ - Diciotto opere di luce site specific in quattro luoghi della Capitale, una mostra itinerante che per quattro giorni prova a ridisegnare le superfici architettoniche urbane, creando nuovi immaginari che mettano al centro un diverso rapporto fra Uomo e Natura, trasformando la città in un vero museo a cielo aperto.
Dal 19 al 22 dicembre torna RGB Light Experience, il festival urbano di light art, urban light e video-mapping prodotto da Luci Ombre che dal 2015 porta a Roma le opere di luce firmate da artisti visivi e light designer nazionali e internazionali.
Giunto alla sua quinta edizione, quest’anno il festival/esposizione cambia modalità di fruizione, nel rispetto delle attuali normative di contrasto alla diffusione del Covid-19: “in questi tempi dettati dalla distanza, dall’isolamento e dalla paura, il progetto RGB è stato completamente ripensato per permettere che si svolga nel pieno delle sue possibilità. Invece della consueta passeggiata lungo un percorso disseminato di opere d’arte, saranno le opere stesse a muoversi all’interno del tessuto urbano”, afferma il direttore artistico di RGB, Diego Labonia. “E così due camion attrezzati porteranno ogni giorno in un sito diverso dei quattro selezionati tutte le opere in programma, che dalle 18.30 fino all’ora del blocco previsto dalla normativa vigente saranno fruibili dai pedoni, da chi passa in auto o sui mezzi pubblici, dalle finestre degli appartamenti ma anche in diretta streaming sui canali social di RGB.
“Naturare” è il leitmotiv o, meglio, lightmotiv e il titolo di quest’anno: un invito a ribaltare la concezione antropocentrica della natura e a considerare l’umanità come parte, fra le tante, di un sistema vivo e interconnesso, i cui equilibri sono oggi gravemente compromessi proprio a causa dell’azione umana. Un concetto evocato fin dal visual, realizzato dall’artista Mariano Peccinetti, in cui l’elemento umano ha nei confronti dell’elemento naturale un atteggiamento contemplativo.
Video-illuminatori, luci motorizzate di vario tipo, laser e diffusori sonori saranno i pennelli con i quali gli artisti selezionati potranno creare ambienti emozionali, interagendo con l’architettura dei luoghi scelti. Da “Tutto tatto a perdere”, opera audio-visiva dell’artista intermediale di fama internazionale Lino Strangis dedicata alla perdita dei contatti umani in tempi di pandemia, alla celebrazione del genio di Yves Klein in “Y.K. L’altra metà del cielo”, opera dell’artista e architetto Diego Repetto in compagnia di uno dei più importanti musicisti, compositori e produttori indipendenti italiani degli ultimi 40 anni, Gianni Maroccolo. Dai molteplici interventi dell’attrice, videomaker, regista e performer Simona Verrusio, che in “Ellissi 2.0” si muove fra astronomia, matematica, pittura e cinema, alle morbide luci policrome esaltate da sonorità a tratti dolci e a tratti vibranti di “Giardino di cemento”, intervento firmato dal duo tutto al femminile composto da Chiara Patriarca e Francesca Cecarini, attive da anni in campo teatrale e musicale come scenografe e light designer. E se “Overflow”, progetto del collettivo multimediale DELTAPROCESS, si muove attraverso le mappe psico-geografiche e la tecnica della deriva di Guy Debord, mostrando il processo di evoluzione spaziale di una muffa sulla mappa del Pigneto, l’artista olandese Hinrich Gross in “Groninger Tiles” riflette sulla natura dei pixel. Dall’immagine digitale di Gross si passa poi alla reinterpretazione in chiave contemporanea della scatola ottica proposta da Lea Brugnoli e Anna Torrazza, artiste ma anche madre e figlia, che a RGB presentano “Dissolvenze”, nuovo tassello del loro ciclo sul pre-cinema. L’artista multidisciplinare Luca Cataldo presenta invece “Legame”, opera che riflette su alcune modalità simbiotiche che legano il mondo vegetale a quello animale mentre l’interazione fra uomo e natura all’interno di un contesto metropolitano è il cuore di “Crescer l’erba sulle nostre città”, opera firmata da Luca Mauceri con il collettivo fiorentino MediaMash Studio. In “Data Storming”, invece, lavoro dell’ensemble di creativi Quadro Quantico, un flusso caotico di dati trova un proprio equilibrio armonioso nell’accostamento al movimento sinuoso degli uccelli nel cielo, diventando un vero quadro digitale che invade lo spazio pubblico modificandone la percezione. Su un fronte simile si muove “Concrete Walls” del duo internazionale Collettivo L4R: pennellate di luce pronte a ridefinire i muri cittadini per comporre una rappresentazione in forma di mosaico della natura e attivare processi di contemplazione, attività quasi dimenticata da chi vive nelle selve di cemento. In “Fino a qui” Daniele Spanò propone invece una riflessione sull’architettura come superficie che separa l’interno dall’esterno, in questo caso uno spazio intimo come il teatro con uno spazio pubblico come la piazza. Un ragionamento sviluppato in forma diversa anche dagli artisti Olga Tuzova e Lorenzo Pagella con “Teatri d’Italia”, carrellata malinconica sui teatri vuoti di questo periodo pandemico che si prendono la strada come nuovo spazio per andare in scena davanti a un pubblico reale. A RGB Tuzova e Pagella presentano anche “La vita prima e dopo”, opera con un titolo che non lascia spazio a equivoci nel suo riferirsi alla drammatica spaccatura temporale nelle nostre vite generata dalla pandemia. “Segni di luce” del collettivo di fotografi e performer I light, sarà invece una vera e propria antologia in loop dei loro migliori lavori di light painting, mentre la giovane artista barese Flavia Tritto con “Raw Flows (Dancing Bodies Change the World)” presenterà una serie di quattro video-installazioni che mostrano l'andamento delle waveform RGB (oscilloscopio digitale) derivanti da sequenze video, i cui protagonisti ballano in diversi luoghi: i corpi diventano così forme immateriali di luce e colore quasi indistinguibili dal mondo circostante e le loro danze sono espressione ed invito al movimento libero e liberatorio, un riconnettersi collettivo a sè stessi e al mondo. Il sound e visual artist francese Jeremy Oury gioca in modo equilibrato fra componente audio e componente video in Emersive, opera/performance ipnotica che attraverso griglie e frattali esplora le varie tipologie di spazio di un microcosmo, su un tappeto sonoro che evoca, grazie all’uso di registrazioni d’archivio, il contributo apportato alla nostra società dalle scoperte scientifiche e dall’evoluzione tecnologica. A completare in modo perfetto questa intensa programmazione ci pensa l’opera “Attraversamenti #02” di Simone Palma e Raffaele Settembre, due artisti attivi nel campo teatrale, che in questo caso si concentrano sulla questione dell’identità e della percezione di sè: “Ogni tanto tocco il mio corpo per capire se sto sognando. Guardarmi allo specchio non basta per rendermi conto della mia esistenza, ormai non vedo più il mio volto. L’immagine riflessa non so a chi appartenga. Mi sembra di vivere la vita di un’altra persona, vedendomi da fuori in una sequenza di immagini che scorrono lentamente: dove sono io?”.
Fra i siti scelti, tre saranno in punti cardine all’interno dello storico percorso che il festival ha proposto in questi anni, nei quartieri Pigneto e Torpignattara (Roma Est): Parco Sangalli lungo l’Acquedotto Alessandrino, che ospiterà RGB il 19 dicembre; un’area parcheggio del Pigneto il 20 dicembre e il tratto della Prenestina sotto le arterie sopraelevate della Tangenziale Est il 21 dicembre. Novità di questa edizione, le Torri Ligini che affacciano sul Laghetto dell’EUR e che rivivranno di nuova luce nella serata conclusiva dell’evento, il 22 dicembre.
Ognuno con le proprie peculiarità e con storie diverse, sono però tutti luoghi sospesi, schiacciati fra la perdita dell’identità e una perenne condizione di casualità e precarietà, condannati all’incuria da uno sviluppo urbanistico caotico. Progetti architettonici che hanno avuto una storia travagliata e un impatto importante nell’urbanistica di Roma e che oggi - eccezion fatta per l’Acquedotto Alessandrino - sono simbolo di degrado urbano e di cattivo utilizzo del bene pubblico. Luoghi perfetti per sviluppare Naturare, il fil rouge di questa edizione. “L’Umanità agisce in modo invasivo e irresponsabile, egoistico e arrivistico, illudendosi di governare il mondo naturale e ignorando le responsabilità che ha nei confronti di esso. È necessario introdurre un cambiamento rapido e radicale: abbiamo la responsabilità di prenderci cura della Natura, questo è il pensiero che deve governare le nostre azioni quotidiane, facendoci ispirare dalle visioni degli artisti. Come possiamo, attraverso l’arte, “Naturare” l’impatto dell’azione dell’intera Umanità e metterla in armonia con la Natura?”, si chiede Labonia.
Per una notte, le strutture in questione si potranno riscattare: ogni artista interverrà sulle architetture, rendendole altro rispetto all’immaginario quotidiano al quale involontariamente siamo costretti; e il pubblico potrà esplorare questo particolare patrimonio materiale mettendolo in relazione con un nuovo patrimonio immateriale.
Un’azione artistica, dunque, che racchiude in sé un messaggio politico. Un’azione effimera che però vuole avere un valore nel tempo, una possibilità che questo possa diventare permanente.
Infine, dal 20 al 30 dicembre, sarà in programma anche “La necessità di modificare l’esistente”, un ciclo di incontri con manager, docenti e artisti, che prevede anche laboratori per i più piccoli e workshop intensivi rivolti a chi vuole approfondire la conoscenza della light art e dell’arte digitale. (aise)