I passi della cooperazione

ROMA – focus/ aise - Le diaspore rappresentano la tessera mancante del puzzle che finalmente è stata ritrovata; adesso è l’elemento chiave da valorizzare a beneficio dell’Italia e dei suoi rapporti con il mondo. Si parte dalla condivisione dei saperi e dall’università e puntando sulla migrazione circolare dei talenti. Questo è l’impegno emerso all’incontro di apertura di un ciclo di cinque webinar ospitati dalla Luiss Guido Carli.
“Diaspora, knowledge and community”, questo il titolo del primo incontro online, è stata anche una riflessione sul significato delle parole. Secondo Paola Severino, vicepresidente della Luiss con delega all’internazionalizzazione, “le diaspore non vanno intese solo come comunità che si allontanano dal proprio Paese ma anche e soprattutto come costruttrici di ponti, capaci di mix culturali che sono humus per le università”.
Una prospettiva, questa, rilanciata durante il webinar dal viceministro agli Affari esteri e della cooperazione internazionale Emanuela Claudia Del Re. La sua tesi è che dalla “brain circulation”, la mobilità di studenti, esperti e professionalità, possono esserci ricadute positive. “Le diaspore contribuiscono allo sviluppo dei loro Paesi di origine con le rimesse, creando capitale sociale e condividendo le conoscenze acquisite”, ha sottolineato Del Re. “Possono promuovere investimenti a livello internazionale e anche trasferire una ‘weltanschauung’, una visione del mondo che scavalca i confini”.
Con cadenza mensile, fino al 25 maggio, il ciclo della Luiss si focalizzerà su temi complessi e decisivi: “Innovation, Digitalization and Sustainability as a Way to Social and Ecological Transition”; “Italian and African Geopolitical Perspectives”; “Data Science to Support a Changing World”; e “Italian and African Business Perspectives”.
Sempre secondo il viceministro Del Re si tratta di incontri necessari a “favorire la migrazione circolare degli studenti” e a “rafforzare le diaspore”, indicate come attore centrale della cooperazione italiana allo sviluppo dalla riforma della Legge 125 del 2014. Ne ha parlato anche Cleophas Adrien Dioma, organizzatore dei webinar con la Luiss in qualità di presidente dell’associazione Le Reseau e animatore del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo (Cncs). “Le diaspore erano la tessera che mancava al puzzle della cooperazione internazionale allo sviluppo”, la metafora di Dioma. “Finalmente l’abbiamo trovata: ora, con tutto il suo capitale sociale, è a disposizione dell’Italia”.
Secondo Touadi, politologo e scrittore di origini congolesi, già deputato e consulente della Fao, ora presidente del Centro relazioni con l’Africa della Società Geografica Italiana, oggi le diaspore possono essere “mediatori culturali”, “smistatori di criticità” e allo stesso tempo “catalizzatori di opportunità, culturali, economiche e commerciali, da sviluppare sulla base di un rapporto di parità”.
È il punto toccato da Raffaele Marchetti, prorettore per l’internazionalizzazione della Luiss, convinto che le diaspore siano “strategiche” per “sviluppare tutte le potenzialità del rapporto con l’Africa dei giovani”.
Leonardo Carmenati, vicedirettore tecnico dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ha sottolineato invece l’importanza della comunicazione. “Con il progetto Summit nazionale delle diaspore abbiamo sostenuto le associazioni nell’accesso ai fondi pubblici ma abbiamo anche voluto contribuire a cambiare la narrativa sui migranti”, ha detto. “Il loro valore aggiunto deve risultare più evidente”. Sulla stessa linea Giorgio Marrapodi, direttore generale in Farnesina per la Cooperazione allo sviluppo: “La Luiss e il mondo delle università possono contribuire a comunicare nel modo giusto le diaspore, il loro apporto all’Italia e alle sue relazioni con il mondo”.
Il progetto PINSEC – Giovani donne e migranti: percorsi d’inclusione sociale e economica in Tunisia, co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), il Centro per l’educazione all’informazione e allo sviluppo (CIES) insieme all’Unione tunisina di solidarietà sociale (UTSS) e tutti i loro partner locali e internazionali, ha permesso di migliorare le competenze e le capacità degli educatori e degli assistenti sociali sulla partecipazione della comunità e l’importanza della mobilitazione sociale.
La conferenza di chiusura del progetto si terrà domani, mercoledì 27 gennaio, dalle ore 10:00 alle 13:00, in diretta sulla piattaforma Zoom e sulla pagina Facebook del CIES con lo scopo di stimolare una riflessione comune sui risultati raggiunti e sulle sfide incontrate nella sua realizzazione. Sarà soprattutto un’occasione per riflettere sull’importanza di iniziative coinvolgenti ed efficaci per costruire una società più inclusiva per i giovani e le donne in Tunisia, i migranti ed i migranti di ritorno, in un contesto come quello attuale.
L’incontro sarà aperto dai saluti istituzionali della presidente del CIES, Elisabetta Bianca Melandri, e della funzionaria AICS Anna Rita Caselli. Il progetto PINSEC sarà poi illustrato da Loredana Gionne del CIES, che illustrerà “Le buone pratiche del progetto e gli elementi innovativi degli scambi tra Italia e Tunisia, dalla mediazione interculturale all’inclusione economica e sociale”, e da Mohamed Kouini dell’UTSS, con una relazione su “Il partenariato strategico tra CIES e ITSS e l’impatto sociale del progetto”.
Alla proiezione video che restituirà in immagini le principali attività del progetto seguiranno gli interventi di Viera Schioppetto del CIES su “La messa in rete tra territorio, servizi e istituzioni: risultati del progetto” e Lotfi Messaoudi dell’UTSS su “Il partenariato strategico tra CIES e UTSS dal punto di vista operativo e del lavoro sul territorio”. (focus\ aise)