Plenaria Cgie/ Schiavone: impegno ed eredità del Consiglio Generale
ROMA\ aise\ - È stato un intervento appassionato - come ci ha abituato da anni - quello di Michele Schiavone, che ha aperto la relazione del Cgie dicendosi “imbarazzato” per l’atteggiamento di chi, pur avendo una “responsabilità di rappresentanza”, si limita ad eseguire “solo il compito assegnatogli dal presidente del Consiglio”, dimostrando di “non essere interessato alla discussione che affronteremo e al dibattito che apriremo su quanto è stato fatto con impegno” in questi anni. La critica, neanche troppo velata, era rivolta al sottosegretario Benedetto della Vedova, che ha lasciato la sala mentre si chiudeva la relazione di governo, presentata alla Plenaria del Cgie riunita da ieri a Roma dal direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, Luigi Maria Vignali.
“I connazionali all’estero hanno bisogno di una attenzione continua, che non può essere circoscritta ai soli momenti formali”, ha rivendicato Schiavone, ricordando che l’Assemblea si sta svolgendo a due anni e mezzo di distanza dall’ultima Plenaria del luglio 2019, “quando iniziammo a discutere delle modifiche costituzionali sulla riduzione del numero dei parlamentari, poi confermata dal referendum del 2020”. Nel frattempo, ha continuato il segretario generale del Cgie, “abbiamo perso alcuni amici”, come “il compianto Carlo Ciofi” - ricordato in apertura di lavori, alla presenza della famiglia, e poi dal figlio Pietro, che, visibilmente commosso, ha ringraziato l’intero Cgie “per la profondità e la sincerità dei sentimenti espressi verso papà” - e il giovane ambasciatore Luca Attanasio, “vittima di un attentato terroristico” e con il quale “abbiamo condiviso anni di lavoro comune”, ha detto Schiavone. ”Entrambi probi servitori dello Stato che lasciano un vuoto profondo nella comunità italiana all’estero”.
Negli ultimi due anni e con l’emergenza Covid di mezzo, il Cgie ha continuato a svolgere il proprio lavoro, avvalendosi delle nuove tecnologie e organizzando 300 video conferenze, convegni e assemblee... dimostrando “in questi frangenti emergenziali” di “venire in soccorso all’Italia”, offrendole di “vedere il mondo con gli occhi degli altri” ed impegnandosi per una “ripresa economica e morale” del Paese anche lontano da casa. Oggi, “molti colleghi collegati da remoto”, il Cgie “sollecita il governo a rinnovare i rapporti con i cittadini all’estero e ad aprire le porte alla modernità”.
“Gli italiani all’estero sono 6,5 milioni per difetto e hanno bisogno di guida politica sicura”, ha detto Schiavone, “chiedono certezze e continuità d’azione” che non possono essere subordinata all’avvicendarsi dei governi; chiedono al parlamento che dia seguito a quelle “modifiche sostanziali” di cui il Cgie ha bisogno e che liberino da “conflitti di norme” il suo rapporto di “stretta e continua collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri” regolamentato dalla legge 400/1988.
Su una questione di principio Michele Schiavone ha voluto in insistere: “la Costituzione riconosce l’uguaglianza di tutti i suoi cittadini”. Ed oggi che il Cgie celebra il trentennale dal suo primo insediamento, alla presenza di tanti ex consiglieri e amici, il segretario generale ha invitato a “parlare attivamente degli italiani all’estero”, del loro “valore aggiunto” e delle loro “potenzialità”, per coinvolgerli e renderli parte attiva del “sistema nazionale italiano”.
“Occorre investire sugli italiani all’estero e renderli protagonisti di un nuovo New Deal, basato non più sulle rimesse”, ma su quel valore aggiunto che non ha differenze di genere o di generazioni. Per Schiavone “serve ripensare al sistema e agli strumenti che caratterizzano ovunque la nostra presenza”, a partire da una “rete consolare ormai arcaica e in affanno, da molto prima della crisi pandemica”, ha indicato il segretario generale del Cgie, e poi da un punto di vista della “organizzazione sociale, culturale, fiscale” ed anche politica.
L’auspicio del Cgie è che sia finalmente istituita la Bicamerale alla quale stanno lavorando le due Commissioni Esteri di Camera e Senato e che questa “diventi luogo permanente di discussione sugli italiani all’estero e sul futuro della loro rappresentanza”. Ecco, la rappresentanza, un altro tasto dolente per il Cgie che ha invitato “politica e amministrazione ad assumersi il compito di definire le regole della rappresentanza e superare i limiti delle macerie lasciate dalla riforma della rappresentanza” di Comites, Cgie e dei parlamentari eletti all’estero.
“Mancano pochi mesi alla fine della legislatura e gli italiani all’estero hanno diritto di sapere con quale legge andranno a votare”, ha tuonato Schiavone, per il quale “l’assenza delle istituzioni” si è fatta sentire già nelle recentissime elezioni del 3 dicembre, producendo “malumore e disinteresse” nei cittadini all’estero. “Deludente” è stata anche l’iscrizione alle liste elettorali: “chiediamoci perché”, ha invitato Schiavone, facendo riferimento ai quei 9 milioni di euro stanziati per promuovere il voto che “non sappiamo come sono stati investiti”.
Michele Schiavone ha parlato di vera e propria “debacle”, che, ha proseguito, “ci richiama alla difesa della rappresentanza e della democrazia per aumentare la partecipazione a tutti i livelli”, a partire dal mondo associativo, dai patronati e dagli organismi di ricerca e formazione, il cui ruolo è “necessario per offrire servizi di prossimità e promuovere percorsi integrativi e di assistenza”.
Uno dei motivi della “debacle” di partecipazione è da ricercarsi, secondo il Cgie, anche nella scarsa comunicazione e informazione, che invece vanno sostenute. Per questo è stato chiesto oggi di ricostituire la Commissione consultiva presso il Dipartimento dell’editoria della Presidenza del Consiglio.
Dopo i Comites toccherà al Cgie e, in vista del prossimo rinnovo, Schiavone ha chiesto al governo di ripristinare il numero dei consiglieri eletti a 94, cancellando il taglio indotto dalla spending review - oggi sono 63 - e restituendo a quest’organo una rappresentanza “più equa e incisiva”, che tenga conto tanto della vecchia emigrazione quanto della nuova mobilità.
E veniamo all’insegnamento e alla promozione di lingua e cultura italiana, che per cinque generazioni hanno sostenuto il legame dei connazionali all’estero con la madrepatria, aiutando di riflesso la nostra economia. Con la Legge 13 luglio 2015, altrimenti nota come “Buona scuola”, e con la circolare applicativa n.3/2020 i “connotati” dell’insegnamento dell’italiano all’estero sono stati modificati e i “nuovi criteri” definiti dalla legge “hanno messo in ginocchio la rete degli enti gestori”. Come sottolineato anche dal direttore generale della Farnesina nella sua relazione, la circolare necessita di essere modificata e “adattata alle realtà peculiari, pena”, ha sottolineato Schiavone, “la perdita di quel valore aggiunto alla nostra internazionalizzazione che sono enti gestori, università e scuole italiane all’estero”. D’altra parte “l’Italia vive di cultura e la esporta nel mondo”, ha osservato il segretario generale, e “la rete culturale sarà tanto più forte quanto più lo sarà la partecipazione delle nostre comunità”.
In questi giorni, ha rilevato ancora Schiavone, è in discussione al Senato la Legge Finanziaria per l’anno 2022, con proiezione triennale. “I parlamentari esteri hanno presentato emendamenti a sostegno e li ringraziamo per l’impegno e la costanza, perché sempre attivi” per le comunità all’estero. Il Cgie li sosterrà e sosterrà anche il MAECI, ha assicurato Schiavone, “ma occorre modernizzare gli strumenti” e “far valere nel PNNR la dimensione di sviluppo offerta dall’emigrazione italiana nel mondo”. La presenza italiana all’estero è infatti - e non è cosa nuova - “target naturale” e insieme “agente significativo di promozione e consumo del Made in Italy”, ma anche del turismo, della lingua e cultura, della cooperazione decentrata e dell’attrazione di investimenti. Ecco quante cose potrebbero far le nostre comunità nel mondo se messe nella condizione di farlo, a partire dai giovani. Anche il Cgie fa “leva sulle loro energie per un ricambio generazionale necessario a costruire legami più intensi fra nuove generazioni e Italia”.
Nel pomeriggio, ha annunciato infine Schiavone, sarà presentata la Dichiarazione dei diritti degli italiani all’estero: “un decalogo di principi di orientamento per il governo e il parlamento che vorremmo lasciare in eredità agli italiani nel mondo”, affinché “a pari diritti e dignità si affianchi una concertazione continua per l’assegnazione di risorse” che garantiscano la “piena applicazione di diritti e doveri indicati nella Costituzione italiana. La più bella del mondo”. (r.aronica\aise)