Pozza (Assocamerestero): il marchio “Made in Italy” vale 60 miliardi e ora punta nuovi mercati

ROMA\ aise\ - “Grazie anche al lavoro delle Camere italiane all’estero, insieme a Unioncamere abbiamo stimato il valore in più generato dal brand “Made in Italy” all’estero: ben 60 miliardi di mark up, che i consumatori esteri sono disposti a pagare per la qualità, l’affidabilità, il design, l’innovazione, l’artigianalità delle nostre produzioni. I prodotti del Made in Italy resteranno ancora a lungo i punti di forza dell’Italia nel mondo. Ma al “Made in Italy” occorre sempre più affiancare la valorizzazione e la comunicazione del “Made with Italy”. Sto parlando delle esportazioni e dei partenariati nei settori delle tecnologie ambientali, della transizione energetica, delle scienze della vita, della chimica fine, dell’elettromeccanica 5.0. Per questo, oltre a consolidare i rapporti con i nostri partner commerciali 'storici', l’Italia deve guardare sempre più ai Paesi con un alto potenziale di crescita nella domanda di beni strumentali e di quei beni di consumo che incarnano il nostro stile di vita attento alla persona e alla salute e che si esprime nell’equilibrio fra bello, ben fatto e benessere”. Così Mario Pozza, presidente di Assocamerestero, intervenendo alla 33esima Convention Mondiale delle Camere di commercio italiane all'estero, conclusa ieri a Brescia nella sede della Camera di Commercio.
“Guardiamo allora a mercati come quelli dei Paesi del Golfo, come quelli sempre più dinamici dell’Asia o, ancora, al Messico, come porta d’ingresso dell’area NAFTA. E, in una prospettiva di più lungo termine che non possiamo certo ignorare, anche il Continente Africano. Non parlo solo dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Mi riferisco all’Africa sub-sahariana e all’opportunità di costruire filiere locali nel campo dell’industria e delle infrastrutture, per ridurre la distanza tra le grandi imprese italiane e quelle PMI che già operano o potrebbero operare in Africa”, ha aggiunto Pozza.
“Per merito di un sempre più diffuso rientro in Italia delle nostre filiere specializzate, le importazioni sono diminuite e il nostro avanzo commerciale è tornato positivo: al netto dell’energia, ha sfiorato lo scorso anno i 100 miliardi. E non solo – ha concluso il presidente di Assocamerestero - il valore medio unitario del nostro giro di affari con l’estero è aumentato di oltre 5 punti percentuali, sfiorando addirittura i 7 punti fuori dall’Unione europea. Questo significa che il nostro export si sta sempre più riposizionando su prodotti a più elevata qualità e a maggiore valore aggiunto. Una ricomposizione qualitativa più rapida anche rispetto a quella dei nostri competitor, Germania e Francia in testa”. Per questo “è il momento, per la rete delle Camere Italiane all’Estero, di costruire un ruolo più efficace, al servizio delle imprese e del Paese”. (aise)