Boccaletti (Cgie Lega): italianità in crisi nelle aziende agricole. Attivare il “Lavoro delle Radici”

ROMA\ aise\ - “Le aziende agricole del settore, simbolo dell’eccellenza italiana, lamentano la difficoltà nel trovare lavoratori italiani disposti a coltivare le vigne ed imparare la storica cultura italiana del vino”. A scrivere è Alessandro Boccaletti, consigliere del Cgie in quota Lega, autore del “Dossier Migrazioni in Italia: Italianità in Crisi”.
“Le offerte lavorative delle cooperative dell’impiego, oltre a determinare l’incertezza come fornitori sugli effettivi obbligatori versamenti IVA e quindi i rischi elevati di frodi, nell’offerta presentano spesso lavoratori stranieri, che senza cultura enologica determinano danni enormi al settore – ha aggiunto ancora l’esponente leghista nel CGIE -, quali una resa produttiva anche pari a sette volte in meno di coltivatori esperti; l’incapacità di crescere nel settore; manualità precarie, quali potare una vigna in crescita al posto delle erbe circostanti; e altre incapacità varie, quali la bassa o nulla conoscenza della lingua italiana”.
Per questo, secondo Boccaletti il settore sta chiamando Regioni e Stato per creare “un programma di formazione regionale che miri a creare il matching tra domanda ed offerta lavorativa anche con l’italo discendenza residente all’estero disposta a lavorare nei campi e poi a formarsi su base annuale nella coltivazione e produzione di vini di qualità”.
Secondo Boccaletti “è sbagliato far crescere una nostra cittadinanza all’estero ius sanguinis, se poi la stessa non è materialmente disposta a vivere in Italia e rispettare l’art. 1 della nostra Costituzione, cioè il principio cardine che la nostra repubblica è fondata sul lavoro”.
A parere del leghista, “serve più consapevolezza dei bisogni delle nostre imprese e di come la nostra cittadinanza all’estero deve interagire con le stesse”; e risulta “assurdo pensare che uno Stato cresca nella sua cittadinanza all’estero, ma non in Italia, perché così si danneggia lo Stato e il suo sistema imprenditoriale che necessita lavoratori residenti disposti anche a crescere e coltivare nella propria identità le nostre tradizioni e conoscenze lavorative con amore e passione”.
Boccaletti, nei riscontri con l’imprenditoria, ha rilevato anche lamentele per un’eccessiva burocrazia nel settore per accedere ai piani di finanziamento e di sviluppo regionali del settore agricolo e rurale (PSR) e del PNRR.
“L’Italia è un paese con una forte denatalità nella sua componente storica italiana, con una popolazione sempre più anziana e quindi con un’alta concentrazione di decessi che patisce in aggiunta allo stato attuale una forte emigrazione di italianità e quindi di forza lavoro – ha aggiunto ancora l’esponente del CGIE -. Oggi, i cittadini italiani residenti sono circa 53,5 milioni e all’estero cresce sempre più una componente italiana lontana, poco consapevole e nata all’estero, che per vari motivi non rientra e rimpatria sul territorio, nonostante la sua italo-discendenza”. Per questo, “la domanda da porsi”, secondo Boccaletti, è: “gli oltre 7 milioni degli attuali AIRE e gli oltre 80 milioni di italo discendenti che aspirano alla cittadinanza italiana ius sanguinis e quindi desiderano un’Italia globale senza confini, sono disposti a ritornare umilmente in Italia e partecipare come contribuenti soddisfacendo l’art. 1 della Costituzione?”
“Se la risposta fosse affermativa – ha concluso il leghista - sarebbe utile il prima possibile attivare programmi diretti per la nostra italo discendenza quali il “Lavoro delle Radici” piuttosto che il “Turismo delle Radici””.
Infine, secondo Boccaletti, “la visione presente e futuristica della nostra cittadinanza” deve imporre al legislatore di privilegiare “il lavoro sul territorio e le nostre imprese” più che i “futuri cittadini che con il passaporto italiano acquisito secondo il principio dello ius sanguinis non risiedono, non lavorano e di fatto evidenziano poveri legami effettivi con l’Italia”. (aise)