Cittadinanza: le proposte del CGIE per modificare la legge

ROMA\ aise\ - Dopo la relazione di governo di questa mattina, l'Assemblea Plenaria del CGIE è proseguita con il dibattito sulla cittadinanza. Tante le opinioni diverse, ma diverse anche le convergenze fuoriuscite dal dibattito. Specie alla luce del "momento storico" nel quale si sta vivendo, alla luce dell'apertura del Ministro Tajani e di quella del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a riconsiderare la riforma ascoltando il Consiglio che rappresenta gli italiani all’estero. Tutto ciò con l'idea di avere degli obiettivi specifici da proporre. Sei, in particolare, i punti generale che sono stati approvati dalla maggioranza dei presenti (49 favorevoli sui 54 consiglieri presenti).
A dare il via al dibattito sono stati il Presidente e Vicepresidente della Commissione III, Filippo Ciavaglia e Walter Taddona. La commissione si è occupata di produrre le proposte per la modifica della legge e ne hanno data lettura.
A seguire, è intervenuto Alessandro Boccaletti, Consigliere CGIE della Serbia, secondo il quale sarebbe importante che questa legge resti in vita per almeno di due o tre anni per fare pulizia di agenzie truffaldine che offrono cittadinanza. Per quanto riguarda il CGIE, invece, Boccaletti ha chiesto di non cadere nella "trappola ideologica" chiedendo anche numeri specifici sulle richieste di cittadinanza.
Dopo è intervenuto Agostino Canepa, Consigliere del CGIE per il Perù, che ha chiesto una riflessione seria sul tema ma anche una forte "autocritica". "Non condivido del tutto la legge sulla cittadinanza - ha spiegato -. Cogliamo le opportunità per modificarla in modo serio".
Giangi Cretti, consigliere CGIE per la Svizzera, si è chiesto quale fosse il punto di approdo, invocando, visto il momento, una visione unitaria. Ma si è detto anche preoccupato che il CGIE possa essere solo "uno sfogatoio", auspicando di guardare "ciò che ci unisce". "Se tutti condividiamo l'idea di approdare a degli obiettivi, proviamo a tirare le fila e rispondere a Tajani e Mattarella con i nostri contributi nostri. Vediamo cosa ci divide ma capiamo cosa ci unisce".
Momento emotivo, invece, durante l'intervento di Antonio Morello (Argentina) che ha raccontato la storia d'emigrazione della sua famiglia e il significato del legame con l’Italia per i discendenti. Poi è entrato nel merito della cittadinanza, parlando dei problemi dei Comuni: “con questa legge il problema non si risolve, diventerà più grande e darà tanto lavoro agli avvocati”. Poi, ricordando la figura di Mirko Tremaglia, ha detto: “abbiamo lavorato 50 anni per i nostri diritti e in 5 minuti li abbiamo persi”.
Anche Carmelo Vaccaro (Svizzera) ha fatto una panoramica della storia della migrazione italiana, ricordando “l’indifferenza” con la quale è stata accolta il fenomeno: “la cittadinanza non è una semplice formalità burocratica, è il legame formale che sancisce quello che già siamo nel cuore. Non è una concessione ma un patto di appartenenza”. E secondo Vaccaro è “ingiusto chiedere a chi ha portato l’Italia nel mondo di dimostrare di meritare di essere italiani ancora una volta”. I discendenti, ha concluso, hanno quindi un “diritto naturale” e tutelarla significa “tutelare l’Italia stessa”.
Anche Pietro Mariani (Spagna) ha parlato con “inquietudine” della storia d’emigrazione e del futuro della sua famiglia, puntando il dito in particolare sul problema che emerge con questa legge per chi ha la doppia cittadinanza: “è un paradosso: chi si è integrato acquisendo anche la seconda cittadinanza viene penalizzato”. “Questa norma invece di aprire, chiude; invece di includere, esclude”. E la cittadinanza “non può essere uno strumento di esclusione”.
È intervenuto poi Toni Ricciardi (Svizzera), che dopo aver ringraziato il Direttore Generale della DGIT, Luigi Maria Vignali, e il Sottosegretario Silli, presenti in sala, ha parlato del tema: “siamo l’unico Paese che in Costituzione ha la libertà di migrare. L’emigrazione accomuna tutti gli italiani, nord-sud, destra-sinistra”. L’Italia fuori dall’Italia “è una comunità che continua a crescere”. Ma oggi noi “abbiamo un’occasione unica di rispondere alla domanda “a cosa serve il CGIE”. Non è una questione di destra e sinistra, facciamo uno sforzo, diamo una dimostrazione: usciamo con delle indicazioni precise” per migliorare questa legge. “Possiamo scrivere una pagina di storia”. E possiamo farlo in modo “collettivo”.
A seguire hanno preso parola prima Walter Petruzziello (Brasile), che ha tacciato la legge come una “legge fatta per faccendieri ed avvocati”, poi Gerardo Pinto (Argentina), che ha elencato i tanti problemi che ci sono per prendere la cittadinanza concludendo auspicandosi dei miglioramenti.
Infine, prima della votazione per l’approvazione dei punti con le proposte unitarie del CGIE per migliorare la legge, ha ripreso parola Daniel Taddone (Brasile) che ha definito “inaccettabile” colpevolizzare tutti gli italiani all’estero perché ci sono faccendieri e agenzie truffaldine. “La colpevolizzazione collettiva è da regime totalitario”. E inoltre, secondo lui, “questa riforma ha creato cittadini di 5 classi”, portando come esempio le persone che non possono più trasmettere la cittadinanza.
Dopo la discussione, il Presidente della Commissione III, Filippo Ciavaglia (CGIL) ha letto i 6 punti centrali del documento delle proposte che sono state poi approvate con 49 voti favorevoli, 4 astenuti e 1 solo voto contrario, quello di Giuseppe Stabile (vicesegretario Europa e Africa).
Questi i punti:
1. Eliminare i limiti della trasmissione della cittadinanza italiana per chi è già in possesso della cittadinanza.
2. Eliminare le limitazioni alla trasmissione della cittadinanza anche per chi ha doppia cittadinanza.
3. Eliminare qualsiasi termine massimo per la presentazione delle richieste di riacquisto della cittadinanza.
4. Riconoscere il diritto agli italo-discendenti che dimostrino un legame culturale e linguistico con l'Italia.
5. Riconoscere il diritto alla presentazione della richiesta di riconoscimento della cittadinanza a tutti che al 27 marzo 2025 erano già inseriti nelle liste d'attese delle sedi consolari.
6. Richiesta dei dati statistici sul riconoscimento della cittadinanza italiana di ogni sede consolare dal 2014 al 2025.
A conclusione, sono poi intervenuti il vicesegretario Stabile, che anche motivando il suo voto contrario ha spiegato come, a suo modo di vedere, la cittadinanza vada trattata con merito. Senza pressioni politiche: “l’emiciclo politico è entrato nel CGIE e in questo modo il CGIE rischia di essere solo autoreferenziale e non un organo di consulenza quale dovrebbe essere”. Infine, si è quindi appellato a “fare due passi indietro per farne uno in avanti”.
Hanno chiuso infine gli interventi dei Presidenti del Comites Bogotà, Antonello Caponera, e Johannesburg, Piergiorgio Devalle, e dall’intervento della vicesegretaria Silvana Mangione, che ha sintetizzato il lavoro della Continentale Paesi Anglofoni Extra Europei.
A chiosare il pomeriggio di lavori, il Sottosegretario Silli, che ha spiegato come “oggi abbiamo fatto ciò per cui il CGIE esiste”, ossia confrontarsi. “Vi ho ascoltato – ha assicurato l’esponente del Governo -, ora ho un'idea chiara della posizione del CGIE. La riforma sulla cittadinanza non ha colore, era necessaria. Perfettibile ma chiara. Valutiamo questi punti”, ha concluso ribadendo la sua disponibile al confronto. (luc.mat.\aise)