Riacquisto della cittadinanza per chi l’ha perduta/ Cgie: un diritto da recuperare

ROMA\ aise\ - “Il riacquisto della cittadinanza da parte degli italiani residenti all’estero che l’hanno perduta e dei loro discendenti è una questione molto sentita dalla nostra diaspora poiché costituisce un importante legame con la terra d’origine e un forte elemento di identità culturale”. Così in una nota il Consiglio generale degli italiani all’estero che ricorda come il Legislatore abbia “recepito questa istanza già con la legge 91/1992 che ha aperto una finestra di due anni, poi prorogati per due volte consecutive fino al 31 dicembre 1997. Ma non è bastato, poiché sono rimasti esclusi i soggetti che risiedevano in Paesi che nell’arco temporale considerato dal provvedimento non ammettevano la doppia cittadinanza. Ha inoltre inciso la mancanza di un’informazione capillare su procedure e tempi di presentazione della domanda”.
“Il riconoscimento di tale diritto per questa categoria di italiani, da sempre rivendicato dal CGIE, - continua la nota – è tornato al centro del dibattito politico ed è sentito sia dai partiti di maggioranza che di opposizione, tanto che giacciono in Parlamento diversi disegni di legge presentati da FDI, PD e MAIE che, sebbene a vario titolo, convergono sulla necessità di sanare tale vulnus. Tra quelle del PD, la proposta della senatrice La Marca ha raccolto il numero di firme necessarie a ottenere una corsia preferenziale per l’esame in Commissione Affari Costituzionali e quindi la calendarizzazione del dibattito d’Aula”. L’auspicio del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero è che “le diverse sensibilità convergano su un testo unificato che consenta di raggiungere al più presto questo importantissimo risultato nell’interesse dei tanti connazionali che oggi si sentono discriminati da parte dell’Italia”.
Il CGIE, prosegue la nota, “è tuttavia consapevole della necessità di procedere alla riforma complessiva della normativa che regola il diritto di cittadinanza per fornire risposte adeguate al dilagante fenomeno delle richieste di riconoscimento dello status civitatis da parte degli italodiscendenti nati all’estero, provenienti in particolare da alcune aree del pianeta. Allo scopo, ha incaricato la sua III Commissione tematica di analizzare le varie proposte e confrontarle con la legislazione di altri Paesi per ricondurle a sintesi in un testo che sarà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea plenaria del prossimo giugno e quindi trasmesso al Legislatore”. Il CGIE, conclude la nota, “esprime la volontà comune di affermare il principio di una cittadinanza pienamente consapevole, fermo restando il presupposto che lo ius sanguinis è un diritto intangibile così come il rispetto dei principi costituzionali che garantiscono l’uguaglianza di trattamento a prescindere dalle condizioni personali e sociali, e indipendentemente dal luogo di nascita”. (aise)