Voto all’estero: la proposta di Cenini (Cgie-Fi) alla plenaria - di Alessandro Butticé

ROMA\ aise\ – Il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), riunito a Roma la scorsa settimana per la sua annuale sessione Plenaria, ha adottato a larga maggioranza una risoluzione finalizzata a “sollecitare una revisione urgente, organica e strutturale del sistema di voto all’estero, alla luce delle criticità sistematicamente riscontrate in diverse circoscrizioni consolari, al fine di garantire sicurezza, trasparenza, effettività e rispetto del diritto di voto degli italiani nel mondo”. Nell’occasione, Antonio Cenini (FI) ha anticipato in Commissione Governativa il progetto di riforma elaborata dal Coordinamento europeo di Forza Italia che - secondo quanto dichiarato all’Aise dallo stesso Cenini - “ha suscitato interesse in modo trasversale da parte di numerosi consiglieri che considerano i tempi ormai maturi per l’approvazione di una nuova legge, che possa essere in vigore già dalle prossime elezioni”.
Da quando è stato introdotto il voto degli italiani all’estero, con le elezioni politiche del 2006, a ogni elezione si sono verificati innumerevoli problemi di brogli e sicurezza, legati alle procedure di voto per posta che, insieme ai costi crescenti per le finanze pubbliche (28 milioni di euro spesi soltanto per la partecipazione al voto degli italiani all’estero nell’ultimo referendum) e al bassissimo tasso di partecipazione al voto (poco più del 22% di voti validi alle elezioni politiche del 2022), hanno fatto crescere nell’opinione pubblica e nel mondo politico dubbi e ostilità rispetto al mantenimento di questo sistema. Per tale motivo il CGIE, colto di sorpresa dalla recente e repentina adozione da parte di Governo e Parlamento di una riforma radicale del diritto di cittadinanza, ha deciso di correre ai ripari mettendo al centro della sessione Plenaria annuale la discussione sulla “messa in sicurezza del voto all’estero”.
UNICA CIRCOSCRIZIONE ESTERA E VOTO PER CORRISPONDENZA SOLO OLTRE 20 KM DAI SEGGI
In questa occasione Antonio Cenini, consigliere CGIE di nomina governativa e Coordinatore europeo di Forza Italia per gli italiani all’estero, ha presentato il progetto di riforma del sistema di voto all’estero, già sottoposto ai vertici del suo partito, che parte dalla considerazione che non è possibile modificare quanto previsto dalla Costituzione in merito all’elezione, da parte dei cittadini italiani residenti all’estero, di otto deputati e quattro senatori. È proposto invece di intervenire con legge ordinaria per procedere rapidamente a semplificare il sistema con l’obiettivo di eliminare drasticamente sprechi, abusi, brogli e irregolarità, riducendo le circoscrizioni elettorali estere da quattro a una unica, con un sistema elettorale che rimane proporzionale puro, con liste bloccate senza preferenze individuali e, soprattutto, con l’eliminazione del controverso sistema di voto per posta, in favore di un sistema misto.
“I cittadini italiani residenti all’estero – ha dichiarato Cenini - potranno votare presso i seggi elettorali istituiti nelle 43 città nel mondo che, secondo gli elenchi AIRE, hanno la maggiore presenza di italiani residenti nel raggio di 20 km dalle sedi diplomatico/consolari. Questo sistema permetterebbe di coprire circa l’85% dei potenziali elettori e consentire loro di votare in tutta sicurezza in presenza, presso i seggi istituiti dalle sedi diplomatico-consolari italiane nei singoli Paesi. Solo per il rimanente 15% di cittadini italiani residenti in zone “periferiche” rispetto alle sedi consolari, sarà temporaneamente mantenuto il voto postale, al quale dovranno essere apportati ulteriori correttivi finalizzati a limitare quanto più possibile brogli e abusi”.
DAVVERO GIUSTIFICATE LE RESISTENZE AL VOTO ELETTRONICO?
Il sistema di voto più economico e che potrebbe garantire il maggiore tasso di partecipazione (già adottato da Paesi come la Francia) è senza dubbio quello elettronico. Ma vi sono resistenze importanti al riguardo da più parti, per il rischio ventilato di interferenze straniere cyber che potrebbero manipolarlo. Nonostante i sostenitori del voto elettronico si appellino ad esperienze simili (come, ad esempio, quello dei Giornalisti per il Consiglio Nazionale dell’Ordine e la Casagit, o il fatto che il sistema bancario si regge su operazioni digitali con strumenti di garanzia sia della confidenzialità, che della sicurezza delle operazioni) la proposta di voto elettronico, al momento, appare essere stata accantonata. Augurandosi che non lo sia per sempre, bisogna per ora accontentarsi delle modifiche proposte da Cenini. Il quale si considera certo che “una revisione del sistema in tal senso introdurrebbe maggiore trasparenza e legalità nelle procedure di voto, riducendo drasticamente i brogli. Eliminerebbe le attuali rendite di posizione di lobby e gruppi di interesse locali, restituendo dignità e reale rappresentatività al voto degli italiani all’estero, consentendo una razionalizzazione delle procedure per la rete consolare e significativi risparmi economici, che potrebbero in parte essere reinvestiti nel potenziamento degli organismi di rappresentanza “territoriali” degli italiani all’estero, come CGIE e Comites, i cui bilanci sono ormai ridotti sotto la soglia di sopravvivenza operativa. Introdurre questo nuovo sistema di voto “ibrido” consentirebbe di eliminare le incertezze e i sospetti che da sempre gravano sulla regolarità delle elezioni all’estero”.
I RISCHI DEL VOTO PER CORRISPONDENZA
Bisogna infatti osservare che il voto per corrispondenza non permette assolutamente di verificare chi abbia compilato le schede. E, di conseguenza, secondo i sostenitori del voto elettronico, di fatto non è possibile garantire la segretezza, che in Italia è assicurata nella cabina elettorale al momento della compilazione della scheda. E quindi, di evitare il rischio di condizionamenti e coercizioni. A differenza del voto nella cabina elettorale, inoltre, e degli espedienti utilizzati, ad esempio, per il voto elettronico dei giornalisti, la scheda compilata rimane nella disponibilità dell’elettore fino alla spedizione al consolato. Diventa quindi molto semplice creare una prova della coalizione o del partito votato – con una semplice foto – per un possibile voto di scambio, vietato dalla legge.
Negli ultimi anni sono stati documentati diversi casi di brogli e inadeguatezze del voto degli italiani all’estero. Alle elezioni del 2018, ad esempio, durante lo scrutinio delle schede avvenuto in un grande capannone della Protezione civile a Castelnuovo di Porto, vicino a Roma, i funzionari si accorsero che molte schede erano state compilate con la stessa grafia. L’analisi delle schede, anche attraverso perizie calligrafiche, durò anni e il caso si concluse, il 2 dicembre del 2021, con un voto al Senato che decretò la mancata convalida dell’elezione di un candidato eletto con l’Unione sudamericana emigrati italiani (USEI) nella circoscrizione Senato Sudamerica. Le perizie calligrafiche avevano infatti dimostrato che molte delle schede erano state compilate dalla stessa persona. Più di recente invece, in occasione delle ultime elezioni politiche nel 2022, 25 mila schede false sono state individuate nelle circoscrizioni consolari argentine di Rosario e La Plata. E altre decine di esempi dell’insostenibilità di questo sistema potrebbero essere citate.
I LIMITI DI UNA SOLUZIONE CHE RESTA DI COMPROMESSO
La soluzione di compromesso proposta da Forza Italia ha pure qualche limite, soprattutto nelle grandi città estere dove abitano decine di migliaia di italiani residenti. Si dovrebbero infatti allestire molti seggi elettorali, oppure prevedere più giorni per votare. Far votare migliaia di persone in sedi all’estero, nelle ambasciate, nei consolati o negli istituti di cultura, implicherebbe comunque uno sforzo organizzativo notevole, al quale si potrebbe ovviare consentendo di votare su più giorni. Senza i rischi del voto per corrispondenza, che sarebbe mantenuto solo per la quota residuale di iscritti all’AIRE residenti a oltre 20 chilometri dal seggio, ai quali verrebbe comunque garantito il diritto costituzionale di partecipazione al voto.
Quello che alcuni consiglieri in seno al CGIE hanno già scherzosamente definito il “Ceninellum” prevede infine criteri più stringenti per i futuri candidati all’estero. Come un periodo minimo di iscrizione continuativa all’AIRE prima di entrata in vigore della nuova legge, e prove reali di residenza all’estero, per evitare candidati “paracadutati” dall’Italia. L’applicazione della riforma dovrà inoltre prevedere, da parte dei Consolati, un lavoro di ripulitura degli elenchi elettorali - peraltro già previsto dalla legge - per eliminare le migliaia di elettori che si sono rivelati irreperibili in occasione delle ultime due tornate elettorali. Con conseguenti costi, e distribuzione di schede ingiustificate che possono essere sottratte e usate indebitamente da malintenzionati. (alessandro butticé\aise)