Vola la Toscana dell’agroalimentare: l’export di DOP e IGP vale 94 milioni di euro

FIRENZE\ aise\ - Una quota export DOP e IGP che vale 94 milioni di euro, con una crescita del 18,4% solo nell’ultimo anno: questo il dato relativo ai prodotti DOP e IGP che più di altri salta all’occhio nel report “La Toscana DOP IGP” realizzato da ISMEA per la settima edizione di BuyFood Toscana - la vetrina internazionale del gusto made in Tuscany chiusa ieri 24 ottobre - e presentati da Fabio Del Bravo durante il workshop “AgroToscana: Identità, territori, mercati”, tenutosi quest’anno alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella a Firenze.
LA DOP ECONOMY DELLA TOSCANA – La Toscana si conferma regione leader per numero di registrazioni IG con 90 tra DOP e IGP, di cui 32 prodotti alimentari e 58 vini. Limitatamente al comparto cibo, la regione fa registrare un valore della produzione pari a 192 milioni di euro (+7,4% su base annua). Un dato curioso è il posizionamento della Toscana rispetto alle altre regioni per tipologia di prodotti: le migliori performance le fa registrare con i prodotti della panetteria e pasticceria, dove si colloca seconda dietro solo all’Emilia Romagna, e con le carni fresche, dietro solo alla Sardegna. Sul podio, terza, anche tra gli oli d’oliva, dove precede la Liguria. Sono sei i prodotti che concentrano l’88% del valore complessivo: Cantuccini Toscani IGP, Prosciutto Toscano DOP, Pecorino Toscano DOP, Olio Toscano IGP, Finocchiona IGP e Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP.
EXPORT – Dalla ricerca ISMEA emerge come il valore dell’export agroalimentare toscano nel 2024 sia stato pari a 4 miliardi di euro, il 6,3% sul totale export regionale e negli ultimi 5 anni, il tasso annuo medio di crescita dell’export agroalimentare toscano è stato dell’11,2%, vino e olio EVO i prodotti di punta rispettivamente con 32% e 33%, che insieme fanno due terzi del valore esportato in tutto il mondo, in particolare Stati Uniti (27%), Germania (14%) e Francia (9,7%), ma anche i Paesi del Nord Europa e dell’Asia orientale che tendono a rafforzarsi.
STRUTTURA IMPRENDITORIALE E OCCUPAZIONE – Nelle 41.961 imprese agroalimentari toscane – il 5,6% del totale nazionale - il 6,8% è guidato da under 35, mentre il 30,4% è a conduzione femminile, superando la media italiana. Gli occupati nel settore agricolo sono circa 45 mila, pari al 5,5% del totale nazionale, concentrati soprattutto nella produzione primaria, ma in crescita anche nelle attività di trasformazione e servizi collegati, come agriturismo, vendita diretta e turismo rurale. Nel 2024 il valore complessivo della produzione agricola regionale ha raggiunto 3,6 miliardi di euro, con una crescita di circa il 4% rispetto all’anno precedente e segnando un incremento di quasi il 30% sul 2020. La Superficie Agricola Utilizzata (SAU) ammonta a quasi 560 mila ettari, pari a circa un quinto del territorio regionale.
AGRICOLTURA BIOLOGICA E AGRITURISMO - Con 237.000 ettari coltivati a biologico, pari al 36,4% della SAU regionale, la Toscana si conferma seconda regione italiana per incidenza dell’agricoltura biologica: nel 2024 sono stati riconosciuti 10 distretti biologici, quattro dei quali di nuova istituzione, a testimonianza della diffusione di modelli produttivi sostenibili e della sinergia tra agricoltura, ambiente e comunità locali.
Il quarto pilastro dello sviluppo agricolo toscano è la diffusione di agriturismi, che non solo consegna alla Toscana il primato come regione italiana con il maggior numero di strutture - circa 5.800 pari al 22% del totale nazionale – ma ne fa un modello di integrazione tra ospitalità e produzione agricola: il 47% delle aziende produce almeno un prodotto DOP o IGP, e un terzo adotta il metodo biologico.
I DATI DI IRPET - Il ruolo centrale delle attività secondarie, in particolare degli agriturismi, che hanno avuto un exploit nel periodo post covid e oggi godono di ottime prospettive a lungo termine, è testimoniato anche nella presentazione “Identità e valore dell'agricoltura nella Toscana diffusa” illustrata da Sara Turchetti di IRPET e relativa alle filiere del legno, castanicoltura, turismo. Dal report emerge che l’agricoltura toscana produce ogni anno un valore aggiunto di 2,5 miliardi di euro e che quasi la metà è prodotto dalle cosiddette “aree interne”, dove si concentra anche una parte rilevante di strutture agrituristiche, che rispondono ad un aumento della domanda di turismo slow - da quello esperienziale alle attività all’aria aperta e una riscoperta del turismo di prossimità – offrendo, come riporta la ricerca ISMEA, alloggio (90%), attività di ristorazione (37%), degustazione (32%) e ricreative (51%) con oltre 5 milioni di presenze con una netta prevalenza di turisti stranieri (70%). IRPET ha messo in evidenza come alla crescente concentrazione della popolazione nelle aree urbane e periurbane corrisponda una contestuale trasformazione di quelle marginali, che si presentano oggi come veri e propri laboratori di sostenibilità ed innovazione territoriale. Ne sono esempi di eccellenza le filiere del legno e della castanicoltura: la prima oltre a sostenere la transizione energetica, contribuisce alla messa in sicurezza del territorio, prevenendo il rischio di incendi e il dissesto idro-geologico; la seconda – che conta ad oggi circa 1600 aziende castanicole tra Lunigiana e Garfagnana, nel Mugello e sull’Amiata – contribuisce alla valorizzazione dei prodotti del bosco certificati e alla conservazione del tipico paesaggio di queste aree.
A seguire, il direttore di Fondazione Sistema Toscana, Francesco Palumbo, ha posto l’accento sul legame tra food, informazione e comunicazione e promozione turistica e sugli strumenti in campo per un'attività di valorizzazione che si snoda su più piani e con diversi strumenti sia per i cittadini che per i molti turisti interessati a questo settore. (aise)