Drastica, discriminatoria, antistorica: a Siena il convegno di di Natitaliani sul DL Cittadinanza

SIENA\ aise\ - "Drastica", "ingiusta", "discriminatoria", "antistorica" e "incostituzionale". Sono alcuni dei modi con cui giuristi, politici, rappresentanti delle comunità all'estero e accademici hanno definito la nuova legge sulla cittadinanza italiana voluta dal Ministro Tajani durante il convegno organizzato a Siena lo scorso 2 ottobre da Natiitaliani.
Ad aprire l'evento, realizzato in collaborazione a Centro Europa Direct, del Dipartimento di Studi Aziendali e Giuridici (DISAG) e con Il Sole 24 Ore, è stato Daniel Taddone, presidente di Natitaliani nonché membro del CGIE, che ha denunciato la “svolta drastica e ingiusta” della riforma, che crea cinque categorie di cittadini e genera discriminazioni tra membri della stessa famiglia. “Noi discendenti di emigrati italiani nasciamo italiani – ha dichiarato – e qualsiasi riforma deve rispettare la certezza del diritto e l’irretroattività delle leggi. Con il varo della nuova legge - ha concluso - le porte della politica sono chiuse. Tutte le nostre speranze di giustizia si rivolgono pertanto alle corti superiori.”
Sono intervenuti poi Fabio Porta e Toni Ricciardi, entrambi deputati del Pd eletti rispettivamente in Sudamerica e Europa. Porta ha definito la legge “antistorica, incostituzionale e autolesionista”, denunciando l’abuso della decretazione d’urgenza in una materia di rango costituzionale. Ha sottolineato come la norma riduca il peso politico e culturale della diaspora, “una vera infrastruttura strategica del soft power italiano”.
Ricciardi ha invece parlato di un “risiko legislativo” che introduce disparità tra fratelli e colpisce soprattutto i minori, ricordando l’obbligo di iscrizione entro 12 mesi dalla nascita e la tassa di 250 euro per i neonati all’estero. “Si tagliano le radici dell’Italia con le sue comunità nel mondo”, ha affermato, rilanciando la battaglia “in Parlamento, nei tribunali, nelle scuole e nelle università”.
Ha poi preso parola l'avvocato Marco Mellone che ha annunciato la prossima pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione sugli effetti della naturalizzazione del genitore sui figli minori, evidenziando la violazione dei principi dello Stato di diritto. Ha sottolineato anche il legame stretto tra il futuro giudizio e la battaglia contro il "Decreto della Vergogna" che ha introdotto una "revoca autoritaria della cittadinanza, retroattiva e contro la volontà degli individui, in contrasto con i principi storici della tradizione giuridica italiana. La cittadinanza italiana, una volta attribuita, non si perde senza la volontà della persona", ha affermato.
A seguire, l'avvocata Monica Restanio, dell'AUCI, ha portato all’attenzione un caso emblematico di decisioni opposte prese da giudici per due fratelli dello stesso nucleo familiare. Secondo l’avvocata, questa vicenda "dimostra quanto la nuova interpretazione della legge abbia creato un improvviso cambio giurisprudenziale che ha prodotto incertezza e ingiustizia”. E a concluso Non è solo una battaglia giuridica ma una questione di identità: non si può privare arbitrariamente un individuo della propria italianità".
Ne ha parlato poi anche l'avvocato Giovanni Bonato che ha definito la riforma “un insieme di misure punitive e illegittime”, denunciando i diversi profili di incostituzionalità e l’impianto discriminatorio della norma che ha effetti retroattivi. Ha annunciato la costituzione di un team legale che porterà la questione davanti alla Corte Costituzionale e, se necessario, alla Corte di Giustizia UE.
La responsabile della trascrizione degli atti di stato civile del Comune di Roma, Francesca Barbanti, ha evidenziato invece le problematiche di un sistema “paralizzato da norme contraddittorie” ed il ritorno alla documentazione cartacea come “un passo indietro” che contraddice i principi di efficienza e trasparenza della PA.
Mentre Karine Boselli (ARPEN-Brasil) ha illustrato il modello brasiliano di digitalizzazione dei registri civili come esempio virtuoso. E la vicepresidente di Natitaliani, Claudia Antonini, dopo aver illustrato il percorso di digitalizzazione intrapreso dai servizi anagrafici e dello stato civile che ha portato alla creazione dell’Archivio Nazionale Informatizzato dei Registri dello Stato Civile (ANSC), che sarà obbligatorio dal 2026, ha posto due domande: “Se l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aja, perché reintrodurre la richiesta di documenti cartacei per le trascrizioni degli atti di stato civile riferite ai discendenti di italiani? Perché il nuovo dipartimento del MAE che tratterà le cittadinanze iure sanguinis ha scelto di guardare al passato invece di costruire il futuro?. Si tratta di un ostacolo deliberato inteso a rallentare e complicare il riconoscimento della cittadinanza agli italiani nati fuori dai confini nazionali.
L'avvocato Daniele Mariani ha parlato della riforma come “una strategia premeditata per rendere impossibile l’accesso alla cittadinanza”, ha denunciato l’illusione del “visto di lavoro per discendenti” (previsti appena 50 visti l’anno) e il contributo unificato ad personam per i ricorsi che “trasforma i discendenti in stranieri nella terra dei loro avi”.
Infine, l'avvocata Maristella Urbini che ha definito l’art. 19-bis del D.lgs. 150/2011 “una probatio diabolica” che ribalta l’onere della prova, violando i principi costituzionali di uguaglianza e giusto processo. Urbini ha sollevato pertanto un interrogativo cruciale: “Perché, di fronte a una così evidente incostituzionalità, nessun giudice ha ancora sollevato la questione sull’art. 19-bis?”. Ha aggiunto che se tale inerzia dovesse perdurare, l’art. 19-bis rischierebbe di ottenere lo stesso effetto restrittivo dell’art. 3-bis realizzando così una “manovra a tenaglia” contro il diritto alla cittadinanza iure sanguinis. Ha auspicato pertanto l'intervento della Corte Costituzionale affinché "intervenga presto per ristabilire la legalità".
A chiudere i lavori, l'avvocata Flavia Di Pilla, promotrice e moderatrice dell’incontro, che ha sottolineato il valore civile e culturale del dibattito: “Siena ha dimostrato che il dialogo serio e competente è possibile. Questo convegno ha acceso una luce su ciò che la politica vuole tenere nell’ombra.”
L'evento, nella volontà di Natitaliani, ha quindi avuto il ruolo di "difendere i diritti degli italiani nati all’estero, contrastare ogni forma di discriminazione e riaffermare la continuità storica e morale della cittadinanza italiana". (aise)