Eredità: 150 anni di immigrazione italiana in Brasile con il Direttore del Museo dell’immagine e del suono - di Edoardo Pacelli

RIO DE JANEIRO\ aise\ - L'emigrazione italiana è tante cose, sono oggetti, usi, modi, consumi, cibo, gioie, difficoltà, bellezze e tanto altro ancora. Cesar Miranda Ribeiro è il direttore del Museo dell’immagine e del suono di Rio de Janeiro, in Brasile, e in questi giorni è impegnato nell'esposizione proprio su questo patrimonio materiale e immateriale che gli italiani arrivati in Brasile fanno da 150 anni, migrando nel gigante del Sud America. Una mostra dal significativo titolo "Heranças" (Eredità). Lo abbiamo intervistato.
D. Signor Direttore, che significato ha questa mostra?
R. Per me, questo evento trascende il semplice atto di ammirare fotografie e oggetti; ci invita a riflettere profondamente sulla nostra identità e storia. In questo momento, mentre contempliamo ogni singolo pezzo in mostra, ci si deve sentire invitati ad approfondire la vasta e ricca eredità che ha plasmato il nostro presente e continuerà a influenzare il nostro futuro. "Eredità" non è solo una mostra; è un collegamento tra generazioni, un ponte tra il passato e il presente e una finestra aperta sul futuro.
D. Qual è il messaggio dei reperti che avete raccolto e messo in mostra?
R. Ogni memoria qui presente è un frammento della nostra storia collettiva, una manifestazione di culture, tradizioni e memorie che compongono il complesso mosaico della nostra società. Questa mostra è una vibrante testimonianza di ciò che abbiamo ereditato da coloro che ci hanno preceduto: i loro sacrifici, le loro lotte, le loro gioie e, soprattutto, la loro umanità. La Fundação Museu da Imagem e do Som do Rio de Janeiro, organizzazione appartenente al Governo dello Stato di Rio de Janeiro e legata alla Segreteria di Stato per la Cultura e l'Economia Creativa di RJ, in quanto custode di questo patrimonio culturale, ha l'onore di presentare questa mostra che celebra la diversità e la ricchezza del patrimonio culturale brasiliano. È un'opportunità unica per rivisitare le nostre radici, apprezzare la bellezza e la complessità della nostra storia e, soprattutto, riconoscere il valore inestimabile delle eredità lasciate da questi immigrati italiani arrivati qui 150 anni fa.
D. A chi ha pensato di rivolgere questo suo messaggio e invito alla riscoperta delle radici?
R. Ci auguriamo che nei prossimi 365 giorni ogni visitatore, studente delle scuole o accademico si lasci toccare dalle storie che questi uomini e donne, di origine italiana, raccontano. Possa ciascuno sentirsi parte di questo grande mosaico culturale, comprendendo che la nostra identità è una confluenza di innumerevoli influenze ed esperienze. Approfitto di questa occasione per esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questa mostra: ai curatori, che con tanta dedizione hanno selezionato ogni immagine, al Consolato Italiano di Rio de Janeiro e all'Istituto Italiano di Cultura, a lei, Edoardo Pacelli, agli artisti qui rappresentati, le cui creazioni danno vita e voce alle nostre storie, e a tutti i collaboratori che hanno reso possibile questo evento.
D. Stiamo vivendo un periodo nel quale si pensa soprattutto all’immediato e lo sguardo si volge poco al passato, alla storia, alla memoria, alle tradizioni.
R. Questo è anche un momento per riflettere sul ruolo fondamentale che ognuno di noi svolge nel preservare e valorizzare il nostro patrimonio culturale. Possano i “Patrimoni” ispirare, in tutti noi, un rinnovato impegno nel proteggere e promuovere le nostre tradizioni e storie, garantendo che le generazioni future possano continuare a celebrare e imparare dal ricco patrimonio lasciato da questi italiani. Invito tutti a esplorare ogni angolo di questa mostra con curiosità e riverenza, lasciandosi avvolgere dal potere magico e trasformativo della cultura e della storia. (aise)