Una lettera per i portabandiera italiani di Lione – di Danilo Vezzio

LIONE\ aise\ - Le vecchie fratture o cicatrici, a volta, causano dolori al cambiamento di tempo. Questa è stata la spiegazione che ho dato a uno dei nostri portabandiera, tutti friulani, che non voleva più partecipare alle cerimonie della Liberazione di Lione, a causa di una sfortunata osservazione di alfiere francese: “la vostra bandiera italiana era dalla parte sbagliata, contro di noi francesi”.
Gli alfieri della DACI (Discendenti ex-Combattenti Italiani Lione) sono persone sensibili ed emotive, quindi bisogna sostenerli e rassicurarli.
Vorrei confermare che a Lione le bandiere italiane sono definitivamente integrate nel panorama delle cerimonie ufficiali, le tombe del monumentale Carré des Italiens al cimitero della Guillotière giustificano la loro presenza, le 15.000 vittime italiane sulla Marna nel 1918 ci danno questo diritto “di sangue” e nessuno lo contesta.
I dittatori, come Mussolini, passano, le bandiere portate da coraggiosi emigrati italiani rimangono, ma è vero: il 10 giugno 1940, con un colpo di testa, Benito Mussolini dichiarò la guerra e occupò una parte della Francia. Un tradimento davvero vergognoso, ignobile, stupido. In Francia c'erano centinaia di migliaia di italiani che mangiavano il “pane dei francesi”. Per loro la Patria era il Paese che li nutriva senza pagare tessere di nessun partito e quindi a un certo punto presero le armi, dalla parte giusta, per la Francia.
Inoltre l'8 settembre 1943 l'Italia cambiò gabbana e tornò sulla retta via, ma il male era fatto, la ferita, la frattura, il colpo di pugnale era stato dato e ci vollero decenni per guarire.
Questa vecchia lacerazione fa ancora male ai più anziani, ma il nostro coraggioso portabandiera può stare tranquillo, la ferita è chiusa, non sanguina più, un leggero dolore alla cicatrice è solo un piccolo rammento della storia.
La ferita del tradimento è stata curata, cicatrizzata, cauterizzata dai nostri padri, dai nostri nonni, dai FTP-MOI (Franchi Tiratori Partigiani-Manodopera Immigrata) e anche da quelli del gruppo dell'Affiche Rouge-Manifesto Rosso, recentemente entrati al Pantheon di Parigi con una cerimonia nazionale sontuosa: in questo gruppo c'erano molti italiani.
Per anni i nostri anziani hanno raso i muri per cancellare ogni traccia dell'occupazione italiana, questa si è poi trasformata in emigrazione di lavoro, ricostruzione, riabilitazione… ma la ferita sanguinava.
Comunque sia, caro portabandiera, la tua bandiera può sfilare a Lione senza problemi, perché nel 1944 alla Liberazione di Lione, gli italiani erano dalla parte giusta, senza bandiera italiana.
Tra le testimonianze, cito un articolo apparso il 24 agosto 1986 sul quotidiano Lyon Matin: “agosto 1944. Tra Pusignan e Villeurbanne si trova una forte colonna tedesca.
Il battaglione Henri Barbusse comandato da Battista Saroglia, composto da 150 resistenti, respinge i ripetuti assalti dei tedeschi costringendoli a ritirarsi sull'altopiano della Bresse.  Il 2 settembre 1944 il battaglione si dirige da Pusignan verso Decines, con l'avanguardia delle truppe americane, entra a Villeurbanne e Lione. Le città sono liberate”.
Battista Saroglia era italiano, ma ovviamente non poteva sventolare la bandiera italiana, la ferita del tradimento era ancora aperta, sanguinante, ma a guerra finita, nel 1952, Saroglia, con un gruppetto di italiani della “parte giusta”, ha avuto il coraggio di costituire un'associazione di ex combattenti e veterani italiani, che presenziavano timidamente alle cerimonie italiane.
I veri ex combattenti sono tutti morti ed abbiamo ereditato le loro bandiere. In loro onore possiamo, dobbiamo, sfilare a testa alta, sulla più bella piazza di Francia, la Place Bellecour: la nostra bandiera il 2 settembre 1944 era dalla parte giusta.
Avevo già diffuso le informazioni su Battista Saroglia e Titta Coïs, i due eroi italo-lionesi più noti, ma ce ne sono molti altri, oltre 400 sull’albo d’oro.
Recentemente un insegnante italiano della scuola internazionale di Lione ha svolto delle ricerche con i suoi studenti e ha riportato alla luce una decina di nomi che erano stati dimenticati, che erano dalla “parte giusta”, come: Remo Pierallini, Matilde Miotti, Léon Landini, Fiorello Micolini, Giuseppe Francesconi, Bob Motta ecc. ecc.
Se la storia è raccontata correttamente diventa maestra di vita. In questi giorni la storia balbetta, è urgente e utile rammentare che i dittatori passano, le bandiere rimangono. (danilo vezzio*\aise)
* presidente Fogolar Furlan Lione