Antonio Straface: “L’enfant prodige” italo-tedesco della musica - di Tony Màzzaro

STOCCARDA\ aise\ - La musica, o meglio, il canto è la sua passione congenita. Figlio di madre mirabellese (Catania) e di padre calabrese di Corigliano Rossano (Cosenza), Antonio Straface fin da tenerissima età ama cantare. A soli tre anni salì sul palco a cantare Superstition. Crescendo si avvicina sempre più alla musica anglo-americana ascoltando Elvis Presley, Michael Jackson, Stevie Wonder, ma anche Lucio Battisti, il Pop e il Rhytm and Blues. Grazie al suo particolare timbro di voce e alla sua poliedricità interpretativa di brani in tedesco, italiano, inglese, francese e spagnolo si afferma presto come performer in discoteche e locali da ballo.
Questa sua padronanza del palcoscenico costituisce la spinta motivazionale a partecipare, a soli 16 anni, alla nota competizione canora “Deutschland sucht den Superstar” classificandosi nella “Top ten” a Berlino.
Nel 2016 Antonio sbarca sul mercato discografico col suo primo Album e tre anni dopo, nel 2019, col singolo “Il vero amore”, si aggiudica il premio della critica al Festival della canzone italiana a Stoccarda. Nello stesso, Straface conquista il secondo posto tra le hit estive con “Un giorno al sole”, brano trasmesso da numerose Radio tra cui l’italiana Kiss Kiss.
“L’enfant prodige” italo-tedesco inizia poi a collaborare con artisti e Vocal Coach importanti. La stretta collaborazione che lo lega al celebre Maestro Enzo Campagnoli, e la passione per la canzone, lo incolla alla TV per seguire la 75a Edizione del Festival di Sanremo, vinta fra mille polemiche, come noto, da Olly con il brano “Balorda Nostalgia”. Come per tanti altri amanti della Kermesse Sanremese, la sua preferenza era per altri:
"Personalmente credo che la vittoria sarebbe dovuta andare a Giorgia. Secondo me, è la voce più bella d’Italia e anche a livello internazionale. Inoltre, non condivido l’uso dell’autotune, preferisco le voci naturali e autentiche che trasmettono vere emozioni".
D. Hai mai pensato o tentato di concorrere anche tu?
R. "Sì, c’è stato un momento nella mia carriera in cui ho provato a partecipare a Sanremo. Credo che per ogni cantante il sogno sia esibirsi nel tempi della musica italiana. Tuttavia, bisogna considerare anche le dinamiche delle case discografiche e i vari aspetti dell’industria musicale. Purtroppo, Sanremo non è più quello di una volta; ci sono tante sfaccettature da valutare per riuscire a entrare".
D. Ma veniamo al tuo percorso canoro. Perché ti definisci un “performer” italo-tedesco?
R. "Mi definisco un performer italo-tedesco perché le mie radici culturali affondano sia in Italia che in Germania e quindi immerso nella cultura musicale e artistica di entrambi i paesi. Questa doppia identità mi permette di esprimermi artisticamente in diverse lingue e stili musicali, abbracciando sia il pop e RnB internazionale che la canzone italiana".
D. Quanto hanno inciso i tuoi genitori nel tuo percorso canoro?
R. "I miei genitori hanno avuto un ruolo fondamentale. Mi hanno trasmesso l’amore per la musica fin da piccolo, circondandomi di grandi artisti e supportando ogni mia iniziativa musicale. La loro cultura e le loro tradizioni sono state una fonte di ispirazione continua e hanno influenzato il mio stile e la mia sensibilità artistica".
D. Quale genere musicale ti ha accompagnato nel corso dell’adolescenza e gioventù?
R. "Sicuramente il Funk, il Pop e l’RnB. Crescendo con artisti del calibro di Elvis Presley, Michael Jackson, Stevie Wonder e Lucio Battisti, ho sviluppato un gusto musicale vario, ma con una predilezione per quei generi che mi permettevano di esprimere la mia voce e il mio groove".
D. A che cosa devi la tua passione per la musica anglo-americana ed italiana?
R. "Credo che derivi dall’ambiente multiculturale in cui sono cresciuto. In casa si ascoltava sia musica italiana che internazionale. La musica anglo-americana mi ha affascinato per il suo ritmo e la sua energia, mentre quella italiana per la melodia e l’intensità emotiva. Questa combinazione ha creato il mio stile personale".
D. Quando hai capito che la tua vocalità ti avrebbe portato a conquistare il palcoscenico musicale?
R. "Quando ho partecipato a “DSDS” e sono riuscito a posizionarmi tra i migliori a Berlino. È stato un momento di consapevolezza, dove ho capito che la mia voce aveva il potenziale per raggiungere un pubblico più ampio. Ho capito che la mia vocalità mi avrebbe portato lontano quando sono stato selezionato tra migliaia di artisti per partecipare alla trasmissione “New York Canta” su Rai 2. Volare nella Grande Mela è stata un’esperienza incredibile, culminata con la mia esibizione al Columbus Day, dove ho cantato il mio inedito "Hasta il Cielo"".
D. Come e quando nasce il tuo primo Album?
R. "Il mio primo album, “#IAM”, è nato nel 2016. È stato un progetto che ha richiesto tanto lavoro e dedizione, un vero e proprio manifesto della mia identità artistica. Ogni brano raccontava una parte di me, delle mie esperienze e delle mie influenze musicali".
D. Secondo te che cosa ha determinato la tua affermazione canora e addirittura di Vocal-Coach?
R. "Credo che sia stata una combinazione di talento, studio e tanta passione. Ho avuto la fortuna di lavorare con artisti e vocal coach importanti come Luca Jurman, Luca Sala e Grazia De Michele, che mi hanno aiutato a perfezionare la mia tecnica vocale e a sviluppare un mio stile personale. Questo percorso mi ha portato naturalmente anche a voler trasmettere le mie conoscenze agli altri come vocal coach".
D. Che ruolo hanno giocato o giocano nella tua vita artistica Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Anna Tatangelo, Clementino e Pupo?
R. "Con Eros Ramazzotti e Laura Pausini ho avuto l’onore di collaborare indirettamente, un’esperienza che ha arricchito enormemente il mio percorso musicale. Con Anna Tatangelo, Clementino e Pupo ho avuto la possibilità di condividere il palco a New York, durante il “New York Canta”, dove ho imparato molto dalla loro professionalità e dalla loro energia artistica".
D. Come sei entrato “nelle grazie” del Maestro Enzo Campagnoli, illustre direttore d’Orchestra a Sanremo con il quale promuovi anche giornate e corsi di perfezionamento canoro per italiani qui in Germania?
R. "Grazie alla mia partner musicale Nelly C, ho avuto l’opportunità di conoscere il Maestro Enzo Campagnoli. Nonostante lo conoscessi da anni, seguendolo in TV o nei Social. Insieme abbiamo deciso di invitarlo in Germania per una Masterclass, un’occasione unica per offrire agli artisti italiani all’estero un’opportunità di crescita e perfezionamento canoro".
D. A differenza del passato, oggi i cantanti sono orientati più verso la cooperazione e meno verso la concorrenza spietata o alla contrapposizione. E tu?
R. "Io credo molto nella collaborazione. La musica è condivisione e ogni volta che lavoro con altri artisti imparo qualcosa di nuovo. Mi piace creare sinergie, mescolare stili e sperimentare nuove idee insieme ad altri musicisti".
D. Come ti autodefinisci: cantautore o interprete?
R. "Entrambe le cose. Mi piace scrivere e raccontare le mie storie attraverso le canzoni, ma allo stesso tempo amo interpretare brani di altri artisti, portando la mia personalità e la mia voce".
D. Come nasce una canzone? Prima la melodia e poi il testo o viceversa?
R. "Dipende. A volte nasce tutto da una melodia che mi risuona in testa, altre volte da una frase o un’emozione che voglio raccontare. Non c’è una regola fissa; lascio che la creatività fluisca liberamente".
D. Con chi ti consulti o consigli?
R. "Mi consulto spesso con Nelly C. La nostra collaborazione artistica va oltre il palco. Ci confrontiamo su nuove idee, sulla scelta del repertorio e su ogni dettaglio delle nostre performance, affinché ogni progetto sia sempre all’altezza delle aspettative. Mi piace ascoltare diverse opinioni, ma alla fine seguo sempre il mio istinto artistico".
D. Quanti strumenti suoni?
R. "Il mio strumento principale è la mia voce. Non suono strumenti musicali; ma la mia vocalità è ciò che mi permette di esprimere tutto il mio mondo interiore e di connettermi con il pubblico".
D. Quanti sacrifici si nascondono dietro ad un repertorio?
R. "Tanti. Dietro ogni brano c’è tanto lavoro, dalle prove allo studio delle parti tecniche, senza dimenticare il mantenimento della vocalità e dell’energia per ogni performance".
D. Ti reputi un cantante solista? Nei tuoi concerti ti avvali di vocalisti?
R. "Ho un gruppo con Nelly C e Parry, chiamato Free Harmony con cui realizzo molti progetti musicali. Tuttavia, porto avanti anche tanti progetti come solista, dove posso esplorare nuove sonorità e mettere alla prova la mia versatilità artistica".
D. Che cos’è per te la musica? Soltanto un’espressione del sentimento dell’animo?
R. "La musica è vita. È un modo per comunicare, per trasmettere emozioni, per entrare in connessione con le persone. Non è solo un’espressione dell’anima, è un linguaggio universale".
D. Si riesce a vivere di arte musicale e canora?
R. "Sì, ma richiede dedizione, studio e anche una buona dose di imprenditorialità. La musica è un lavoro a tutti gli effetti e come tale va trattata con serietà e professionalità".
D. Che cosa c’è nella tua agenda? Quali sono i tuoi prossimi impegni in Germania e non solo?
R. "Il prossimo grande appuntamento è l’evento del 15 marzo, dove avrò il piacere di esibirmi e collaborare con artisti straordinari. Ci sono anche diversi progetti in cantiere, tra cui nuove canzoni, concerti e workshop musicali, sia in Germania che all’estero". (tony màzzaro\aise)