CDM, ANVGD e FederEsuli inaugurano a Muggia la mostra “Città nascoste. Atlante dei campi profughi di Trieste (1947-1975)”

TRIESTE\ aise\ - Nel pomeriggio di domani, venerdì 31 gennaio, alle ore 18:00, verrà inaugurata al Museo d’arte moderna “Ugo Carà” di Muggia (TS) la mostra “Città nascoste. Atlante dei campi profughi di Trieste (1947-1975)” che sarà visitabile da 1° al 16 febbraio, dal giovedì al sabato e la domenica mattina, con ingresso gratuito.
Si tratta di una mostra storico-documentaria realizzata dal CDM – Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata insieme al Comitato provinciale di Trieste dell’ANVGD – Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in collaborazione con FederEsuli – Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, Archivio di Stato di Trieste, Comune di Muggia e Assessorato alla Cultura.
Curatore dell’esposizione è lo storico muggesano Francesco Fait, ricercatore indipendente giunto alla tappa intermedia di un progetto finalizzato a raccontare in modo nitido e rigoroso, ma accessibile alla divulgazione l’epopea dei campi profughi del territorio di Trieste, da Punta Sottile a Muggia al Villaggio del Pescatore di Duino: la ricerca si completerà con la pubblicazione di un volume alla fine del 2025.
Con la nota bipartita dell’8 ottobre 1953 i governi di Stati Uniti e Gran Bretagna annunciano la volontà di abbandonare la Zona A del mai costituito Territorio Libero di Trieste per consegnarla al governo italiano in tempi non definiti ma vicini, mentre la Zona B rimarrà sotto amministrazione jugoslava. Questa nuova situazione accelera l’afflusso di profughi istriani nel capoluogo giuliano. A migliaia trovano sistemazione presso parenti, amici, locatari, quasi sempre in spazi angusti e sovraffollati, non di rado sottotetti e cantine. Una parte minoritaria, ma sempre ingentissima, viene prese in carico dalle autorità, in primis la Prefettura e il Commissariato generale del Governo presso il quale viene costituito il CRP, Centro Raccolta Profughi di Trieste.
Al loro apice nel 1956, i centri simultaneamente in funzione saranno circa trenta: alloggi pubblici e scuole sottratte alla loro destinazione d’uso, case private e alberghi requisiti, fabbriche in disuso, scuole, caserme, campi di baracche e campi di edifici in muratura. Si tratta di agglomerati di dimensione varia, che soprattutto nel caso dei campi baraccati assumono i tratti di vere e proprie città, come nel caso di Padriciano che supera i 3.400 abitanti. Città nascoste, sebbene in molti casi situate in pieno centro cittadino, sia in quanto di norma bandite ai triestini, sia in quanto tenute “segrete” dagli stessi abitanti che salvo casi eccezionali non parlano del loro status.
La consultazione archivistica (Archivio di Stato di Trieste, Archivio Storico del Comune di Trieste, Archivio storico del Comune di Muggia, Catasto dei terreni e Ufficio Tavolare) si accompagna alla memorialistica, con interviste appositamente realizzate con le persone che vissero nelle strutture del C.R.P, talvolta essendovi nate. Si tratta di testimonianze drammatiche ma non di rado culminanti in episodi e vicende di fratellanza, amicizia, convivialità e socialità.
Il percorso espositivo si snoda in sezioni: “Mappe”, con ricostruzioni cartografiche inedite e prodotte per l’occasione dei campi di Padriciano, Santa Croce, San Sabba e Noghere; “Rotte” propone stralci di interviste; “Approdi”, accenna alla vicenda delle “colonie” agricole di Fossalon, San Quirino, Roveredo, Maniago, Bibione, in cui vennero insediati contadini istriani; e “Barche senza timone” presenta infine una selezione di richieste e proteste vergate nei campi e recapitate alle autorità.
In mostra anche una selezione di filmati dell’Istituto Luce e le riprese amatoriali del Silos realizzate da Giuseppe Fucci, tuttofare del Silos dal 1954 al 1957 e cineamatore.
Durante la mostra sono previsti i seguenti eventi collaterali: sabato 8 febbraio alle 17 e domenica 9 febbraio alle 11 sarà possibile partecipare alla visita guidata con il curatore della mostra; mercoledì 12 febbraio alle 17.30 ci saranno poi un’apertura straordinaria e la conferenza “Atlante dei campi profughi giuliano dalmati in Italia” con Enrico Miletto dell’Università di Torino. (aise)