Di Benedetto (Comites Monaco) a Valguarnera per la Giornata del Siciliano nel mondo

MONACO DI BAVIERA\ aise\ - “È con grande emozione che oggi sono Valguarnera, ospite di una delle più belle terrazze che si possano immaginare, per partecipare alle celebrazioni per la giornata del Siciliano nel mondo, nella giornata dedicata alla Regione Sicilia, e per questo ringrazio la Presidenza e gli organi direttivi del CARSE, e in particolare il Presidente Salvatore Augello, dal quale ricevo oggi un riconoscimento per me prezioso”. Così la Presidente del Comites di Monaco di Baviera, Daniela Di Benedetto, nel suo intervento alla Giornata dei siciliani nel mondo celebrata ieri a Valguarnera, dove il Carse le ha consegnato uno dei Premi “Siciliani nel mondo”.
“Essere una siciliana nel mondo è una scelta, un percorso, una responsabilità”, ha detto Di Benedetto, richiamando la sua esperienza migratoria di giovane nata a metà degli anni 70 e dunque tra i primi rappresentanti della “generazione Erasmus” che ebbe, dunque, la possibilità di partire nel 2001.
“Mi dissero: “Non tornerai più”. Tempo e luogo, le scelte ci formano ma le radici restano”, ha sottolineato Di Benedetto osservando come “molti emigrati di questo tempo vivano due vite in una, desiderando di essere a casa ovunque e finendo troppo spesso per restare stranieri dappertutto”.
Citato il turismo delle radici – “che pur dietro buone intenzioni viene oggi proposto dal nostro governo in modo troppo vago e superficiale: una promozione di mercato che non esplora il sincero e spesso doloroso, faticoso legame di ogni migrante con le origini” – Di Benedetto ha ricordato il suo impegno politico che l’ha vista candidata nel 2008 alle politiche: “tra i miei più stretti compagni di campagna elettorale, insieme al Sen. Claudio Micheloni, ci furono Michele Schiavone, compianto Segretario Generale del CGIE, con cui ero stata candidata, e Maurizio Chiocchetti, allora Responsabile del PD Mondo, da cui ricevetti la chiamata con la proposta di affrontare l’avventura della candidatura. Michele e Maurizio ci hanno prematuramente lasciati, entrambi in seguito a lunghe malattie, questo marzo a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Maurizio Chiocchetti aveva in qualche modo rivoluzionato il paradigma delle candidature, puntando su diverse giovani professioniste in giro per il mondo; Michele Schiavone, da giovane emigrato e una vita trascorsa in politica, ha fatto tanto per il mondo dell’emigrazione. Tanti qui lo ricordano per la sua presenza rassicurante, il garbo e la generosità con la quale si è speso fino all’ultimo respiro. Due compagni di viaggio e due amici, due politici integri e generosi dell’emigrazione e dell’associazionismo regionale che non possiamo non ricordare in una giornata come questa”.
Grazie ad uno zio, i primi contatti con l’Usef, con Angelo Lauricella e Salvatore Augello: “da allora l’associazionismo regionale divenne la mia uniforme, risvegliando un elemento identitario che da quel momento in poi avrei coltivato con maggiore consapevolezza e più apertamente, attraverso l’associazionismo regionale. Insieme ad un bel gruppo di siciliani e non solo, facemmo rinascere l’USEF in Germania e a Monaco, fondammo l’associazione delle Zagare, riprendemmo i contatti con la realtà Svizzera. Allo stesso tempo si stava aprendo una nuova stagione in cui politica e associazionismo italiani nella mia città cominciarono a parlare una lingua diversa e a rivolgersi ad un pubblico rinnovato, offrire nuovi formati”.
“L’impegno associativo e politico in ambito italiano, regionale e tedesco, mi facevano sentire di stare restituendo qualcosa alla mia terra”, ha detto ancora Di Benedetto, al suo secondo mandato come Presidente del Comites.
Se è vero che “l’Emigrazione dall’Italia cambia”, lo è anche che “abbiamo il dovere di informare chi progetta di andare via. Emigrare non è mai semplice. Le sfide sono molte e gravose, sia per gli adulti che per i più giovani. Se trovare lavoro può sembrare semplice, ottenere un contratto dignitoso, un salario che permetta di arrivare a fine mese e di vivere, trovare un alloggio altrettanto dignitoso, sono spesso ambizioni lontane”.
“Per questo – ha aggiunto – rivolgo un appello alle amministrazioni locali: prendete contatto con il CGIE e con i Comites, aprite una campagna di informazione su cosa davvero voglia dire emigrare e su quanto sia importante emigrare con consapevolezza”.
“Mi viene spesso chiesto se oggi, nell’era della globalizzazione e dell’intelligenza artificiale, abbia senso l’associazionismo regionale. La mia risposta è un sì convinto. Stiamo per andare a votare per rieleggere il parlamento Europeo: non può esistere una Europa che non sia consapevole delle proprie molte identità regionali. Queste ultime devono sprigionare le energie necessarie a rinvigorire l’Europa in un clima di collaborazione, progettazione, memoria, innovazione e accoglienza”, ha proseguito Di Benedetto, criticando il piano italiano sui centri d’accoglienza per i migranti in Albania.
“L’Europa è casa mia, casa nostra e la mobilità europea una realtà, speriamo lo resti. L’emigrazione, anche quando va oltre la semplice mobilità, e ci confronta con un distacco più duraturo, è un fenomeno umano di sempre, naturale, che garantisce la salute del sistema. Questa – ha sottolineato – deve però sempre confrontarsi con il progetto di vita di chi migra. Non si può migrare “ad ogni costo”: non possiamo chiederlo a chi va, non possiamo aspettarcelo da chi accogliamo. Migrazione e rispetto dovrebbero sempre viaggiare insieme. Invece, purtroppo, troppo spesso la migrazione non prevede una via di ritorno: mancano i presupposti e la visione”.
“Nella vita è importante sapere chi si è, avere radici forti e profonde, per permettere ai rami di portare lontano i propri frutti. Le radici e il fusto vanno però nutriti, con lo studio, l’approfondimento, la cultura, con relazioni umane e professionali, con fiducia. Nessun giovane sarà in grado di esprimere il meglio di sé stesso, se non avrà ricevuto fiducia nel crescere e nell’esporsi: questa é una grande responsabilità che ricade sulle spalle delle famiglie e del mondo della scuola, della formazione, della società tutta. Desidero, se posso, dedicare questo premio a tutti i giovani siciliani in Sicilia e nel mondo, che cercano e costruiscono un futuro, a mia figlia Vittoria, che in quel marzo del 2008 di cui parlavo sopra stavo aspettando e che oggi, a Monaco, compie 16 anni e, nonostante ciò, mi ha permesso di venire a ritirare questo premio di persona. A lei, da donna a giovane donna, alle giovani e ai giovani di ieri e di oggi, di Sicilia e nel mondo, - ha concluso – desidero dedicare questo importante riconoscimento”. (aise)