Doppio appuntamento per l'Associazione Mantovani nel Mondo con le "navi bianche" e la "Mantua cubana"

MANTOVA\ aise\ - Fine settimana intenso per l'Associazione Mantovani nel Mondo. Sabato e domenica appena passati, 5 e 6 luglio, hanno organizzato due incontri con al centro la questione dell'emigrazione.
Sabato, presso il Centro Te a Palazzo Te di Mantova e in video conferenza con Mogadiscio, in Somalia, la diaspora somala nel Mondo e gli emigrati italiani rientrati dall’Africa Orientale Italiana hanno organizzato un incontro con Carmine Lazzarini per discutere delle "navi bianche", un'icona del rimpatrio dei civili italiani dall'Africa Orientale Italiana (AOI) durante la Seconda Guerra Mondiale, e del rimpatrio dei civili italiani dall'Etiopia nel diario di Tina Lucchini Canestrari, profuga cremonese.
Ospiti per la discussione Marco Pezzoni, che ha discusso del "dramma dei profughi tra guerre e crisi climatiche", e Gerolamo Fracastoro, che ha discusso invece del Piano Mattei per l'Africa.
Domenica, poi, presso l'Associazione Postumia a Gazoldo degli Ippoliti è stato presentato il volume Mantua o Mantua cubana, scritta dal missionario veronese Don Gioacchino Gaiga con la collaborazione della Associazione Mantovani nel Mondo.
Il programma ha visto come ospiti Graziano Mangoni, che ha discusso delle origini della fratellanza tra Mantova e la Mantua Cubana, e del Sen. Roberto Borroni, che ha parlato delle attività di solidarietà per il popolo cubano e la Mantua Cubana. L'iniziativa è stata presentata da Daniele Marconcini, Presidente Associazione Mantovani nel Mondo.
Secondo gli storici cubani la città di Mantua a Cuba è legata allo sbarco, agli inizi del XVII secolo, di un gruppo di italiani che peregrinarono nell’entroterra alla ricerca di un luogo sicuro. Due versioni sono state tramandate nel corso dei secoli, dalle quali i fatti sono stati registrati senza cura di dettagli, a volte intrecciando frammenti di una versione con quelli dell’altra. La versione popolare spiega come naviganti italiani scambiati per corsari furono perseguitati da navi da guerra inglesi nella parte più meridionale dell’arcipelago di Los Colorados. Dopo la resa si ritirarono nella insenatura di Los Lazos, incendiando i loro battelli e fuggendo verso l’interno dell’isola.
L’altra versione sostiene che il brigantino Mantova, comandato dal capitano Anatolli Fiorenzana, andò a sbattere contro gli scogli della barriera corallina parallela alla costa nord, mentre tentava di esplorare la baia o di giungere sul litorale affondando ; i marinai abbandonarono la nave con scialuppe di salvataggio e sbarcarono in un luogo vicino a Punta del Rio. Dopo avere esplorato la zona, il gruppo di naufraghi si incamminò verso l’imbarcadero di Los Arroyos, scoperto da una parte del gruppo che precedeva gli altri. Corsari, pirati o sfortunati naviganti che siano, resta il fatto che alla tradizione orale, frutto del susseguirsi delle generazioni e alle ipotesi velate da una patina di leggenda si possono affiancare anche dati inconfutabili e certezze frutto di studi compiuti in maniera approfondita.
Uno degli argomenti più solidi – secondo lo storico cubano Pertierra – a sostegno della origine italiana della cittadina cubana si trova nella parrocchia costruita nel 1765, dedicata alla Virgen de las Nieves, patrona di Mantua, unica in tutta l’isola con questo titolo e invocazione. E a Mantova c’era una chiesa, che oggi non esiste più, dedicata alla Vergine delle Nevi.
L’opera di Don Gioacchino Gaiga per vent’anni missionario a Cuba, ha riaperto con delle ricerche approfondite e delle solide basi bibliografiche il tema della esistenza di una Mantua cubana, riallacciando il filo della memoria sulla possibile presenza mantovana nell’isola caraibica. (aise)