Le Acli Baviera nel 33° dell’assassinio del giudice Borsellino

MONACO\ aise\ - “Il 19 luglio 1992, a Palermo, il giudice Borsellino e la sua scorta cadevano vittime della cruenta mano della mafia, una strage annunciata, un affronto all’intera città, una sfida allo Stato”. A ricordarlo è il presidente regionale ACLI Baviera, Carmine Macaluso, in occasione del 33° anniversario di “un atroce delitto che, a distanza di qualche mese, riproponeva la crudeltà e l’efferatezza dell’attentato a Capaci al giudice Falcone, di criminali mafiosi senza scrupoli e rispetto, richiamano la società civile, tutta, ad un’opposizione senza tregua,a mantenere alti i valori e le finalità di giustizia e legalità che in Sicilia, e non solo, magistrati del rango di Falcone e Borsellino con elevato senso del bene comune hanno sempre proposto ed affermato”.
“Il giudice Borsellino, anche convinto che la mafia fosse usata come paravento per celare inadempienze, inefficienze, atti illeciti, propugnava un movimento antimafia che favorisse la crescita sociale, eliminasse le disuguaglianze, diffondesse lavoro e benessere”, rammenta Macaluso. “La mafia si combatte mostrando la sua vera identità liberticida e carogna per affermare che, più ancora della militanza, bisogna estirpare e debellare i comportanti che appartengono alla mentalità mafiosa”.
“L’intera classe politica di oggi e domani”, afferma ancora il presidente delle Acli Baviera, “avrà il compito, con lucida determinazione, di superare gli atteggiamenti prevaricatori, da parassiti, tipici della cultura mafiosa diffusa e ancora percepibile nella corruzione prevaricante, nella gestione clientelare della politica, nella mancata difesa e protezione dell’ambiente e nell’inadeguata proposta turistica e valorizzazione del patrimonio culturale”.
“Spesso i luoghi in cui si nasce impongono sugli esseri umani quasi un’irredimibile tirannia, un’inesorabile dittatura dalla quale non tutti riescono a salvarsi. Neanche il Giudice Borsellino! Ma in tutti”, conclude Maculo, “esempi di vita e di sacrificio come nel caso di Paolo Borsellino impongono il risveglio delle coscienze”. (aise)