Marcinelle: 69 anni dopo l’Abm ricorda le vittime della miniera e il valore del lavoro

BELLUNO\ aise\ - Venerdì scorso, 8 agosto, in occasione della Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, si è tenuta a Belluno la cerimonia commemorativa per il 69° anniversario della tragedia di Marcinelle, promossa dall’Associazione Bellunesi nel Mondo . L’iniziativa si è svolta presso il monumento all’emigrante, davanti alla sede dell’associazione in via Cavour, alla presenza di autorità civili, religiose e rappresentanti della comunità.
La tragedia di Marcinelle, avvenuta nel 1956 nella miniera di Bois du Cazier in Belgio, causò la morte di 262 lavoratori, di cui 136 italiani. È diventata il simbolo dei sacrifici dell’emigrazione italiana nel dopoguerra e delle drammatiche condizioni di lavoro all’estero.
Ad aprire la cerimonia è stato Oscar De Bona, presidente dell’Abm: "l’Associazione Bellunesi nel Mondo non dimentica i suoi emigranti. Ricordiamo chi ha perso la vita lontano da casa, in contesti spesso pericolosi e disumani", ha affermato. "In quindici anni non abbiamo mai avuto il Presidente della Regione Veneto tra noi. Speriamo che in futuro qualcuno vorrà essere presente e prendersi l’applauso della nostra gente".
Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, ha legato la commemorazione ai temi attuali: "se dopo quasi settant’anni il Presidente della Repubblica parla ancora di Marcinelle, significa che non è solo una ricorrenza, ma un monito vivo. Quest’anno, il 2025, ha visto un numero spaventoso di incidenti sul lavoro: 3,5 al giorno. È una media inaccettabile. Queste cerimonie devono trasformarsi in impegno, affinché ciò che è successo non accada più".
Il vicario del Questore, Mauro Carisdeo, ha ricordato il ruolo delle istituzioni e il valore della vigilanza: "noi, come istituzioni, siamo vigili. A volte veniamo criticati per eccesso di controllo, ma questi numeri ci dicono che non basta mai. Leggevo oggi che nella provincia di Belluno gli infortuni sul lavoro sono in calo. È anche merito dell’attenzione collettiva. Quando vediamo qualcosa di irregolare, dobbiamo segnalarlo. La superficialità è la vera nemica della sicurezza. Il lavoro non vuol dire cercare di morire. Il lavoro è dare un futuro a sé stessi e alla propria famiglia. Il passato ci deve servire per cambiare il nostro futuro e quello dei nostri figli".
Presente anche il sindaco di Sedico, Cristian Roldo, che ha ricordato una delle vittime della tragedia originaria del suo comune: "un nostro concittadino di trent’anni è morto in quella miniera. Era partito con la speranza di aiutare la famiglia. Se oggi abbiamo benessere, è anche grazie a questi sacrifici. Vorrei che giornate come questa diventassero un seme, da cui far crescere una comunità più forte e consapevole dei propri diritti e dei propri doveri".
Il vicesindaco di Belluno, Paolo Gamba, ha aggiunto: "siamo qui per dire grazie. I bellunesi all’estero hanno portato valore e lavoro. Siamo una provincia che ha saputo reagire e trasformare il dolore in dignità".
Profonda e toccante la testimonianza di Doriano Dalla Piazza, figlio di un minatore: "mio padre tornò a casa sconvolto dopo la morte di un compagno. La morte in miniera era quotidiana. Si era abituati allo stillicidio. Ma Marcinelle fu diverso, fu un terremoto emotivo per il Belgio e per l’Italia. I soccorritori italiani sono stati eroi dimenticati: si calavano a 700, 1000 metri, tra crolli, calore, fumo, respiratori sulle spalle. A loro dobbiamo la riconoscenza di aver riscattato l’onore dell’Italia".
Presente anche Claudio Olivier, discendente di emigranti bellunesi in Belgio: "mio nonno aveva casa a Polpet. Venivo qui da bambino. Tornare oggi è emozionante, vedere dove sono nati e cosa hanno fatto".
Durante la cerimonia è stato letto il messaggio del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: "l’8 agosto è il giorno per ricordare tanto dolore, ma anche per esprimere gratitudine a chi ha contribuito alla crescita della nostra comunità, pagando un prezzo altissimo", le parole del Governatore, che ha ricordato i cinque veneti morti a Marcinelle: Giuseppe Corso (Verona), Dino Dalla Vecchia (Belluno), Giuseppe Polese, Mario Picin e Guerino Casanova (Treviso).
A concludere la cerimonia è stato don Graziano Dalla Caneva, che ha offerto una riflessione spirituale e civile: "abbiamo parlato di memoria, sacrificio, solidarietà. Ma oggi voglio aggiungere un altro valore: la dignità di ogni persona. Il rischio del nostro tempo è ridurre le vite a numeri, dimenticando che ogni nome è una storia, una famiglia, un dolore. Ricordare le vittime di Marcinelle, e tutte le vittime del lavoro, è un dovere di umanità. La memoria cristiana parte da qui: dalla giustizia e dal rispetto della vita".
Al termine è stato acceso un cero commemorativo presso il monumento all’emigrante, simbolo di luce e memoria. La cerimonia ha rappresentato non solo un tributo ai caduti, ma anche un richiamo alla responsabilità, affinché il sacrificio di Marcinelle continui a generare coscienza, solidarietà e impegno per il futuro. (aise)