Matteotti arriva in Scozia: la mostra “Voices of Resistance” a Dundee
DUNDEE\ aise\ - L’anno scorso l’anniversario dei 100 anni dalla tragica morte per mano delle squadracce fasciste agli ordini di Mussolini, quest’anno il nome di Giacomo Matteotti arriva in Scozia per una mostra installata a Dundee, la città portuale a 60 km da Edimburgo dove il giovane Winston Churchill si fece la gavetta da deputato prima di essere cacciato dalla popolazione inviperita dalle sue assenze.
La mostra è stata allestita dall’università di Dundee, che ha importato da Londra (Charing Cross Library Westminster) la mostra curata dallo scrittore e storico della comunità italiana nel Regno Unito, Alfio Bernabei. I sette pannelli raccontano la storia del viaggio clandestino che Matteotti fece in Inghilterra due mesi prima di essere ucciso.
“È noto che Matteotti giunse a Londra il 22 aprile del 1924 e ripartì il 26 viaggiando senza documenti validi”, spiega Bernabei. “Benché fosse deputato, il rinnovo del passaporto gli era stato rifiutato. Si voleva impedirgli di incontrarsi con organizzazioni all’estero ben sapendo cosa aveva in mente. Le minute dell’incontro segreto che ebbe a Londra con rappresentanti del partito laburista e dei sindacati britannici parlano chiaro. Chiedeva urgente “assistenza morale e materiale” per ostacolare un ulteriore passo verso la dittatura in Italia. Faceva particolare assegnamento su alcuni dei suoi preziosi contatti di buon sangue radicale scozzese, in particolare William Gillies, segretario internazionale del partito laburista. Matteotti ben sapeva che le radici più profonde del laburismo militante venivano dalla Scozia, a cominciare da Keir Hardie, il sindacalista e primo rappresentante del Labour a Westminster. Forse avrebbe voluto portare il suo appello anche in direzione di Glasgow o Edimburgo, ma difficilmente poteva permettersi di spingersi così lontano. Aveva ogni motivo di sospettare che già a Roma lo stessero cercando. Si sentiva pedinato”.
La mostra, sostenuta dall’ANPI e dall’INCA-CGIL UK, presenta documenti inediti raccolti da Bernabei negli archivi inglesi, inclusi rapporti che sembrano avallare l’ipotesi che fu il primo ministro laburista, Ramsay MacDonald, un altro scozzese, ad accogliere Matteotti al suo sbarco, sia per rendergli omaggio che per garantirgli il suo ingresso senza incorrere in ostacoli alla frontiera.
“Ho trovato prove di uno strano spostamento del primo ministro inglese verso un porto nel sud dell’Inghilterra proprio in coincidenza con la data di arrivo di Matteotti”, spiega Bernabei, “MacDonald era stato un simpatizzante dei socialisti italiani fin dal 1919. Detestava Mussolini tanto da respingere inviti ad incontri bilaterali nella primavera del 1924 che gli venivano proposti insistentemente da Roma. Per contro aveva grande rispetto per Matteotti e la sua causa”.
L’arrivo della mostra all’Università di Dundee è stato organizzato da un trio di insegnanti, Omar Feraboli, Abdullah Yusuf, Carlo Morelli, e all’apertura ha partecipato il preside della facoltà di Scienze umanistiche, Jeff Blackford. È stato lui che ha introdotto l’intervento inaugurale di Bernabei davanti a un pubblico che in gran parte, come è stato detto, mai prima aveva sentito parlare di Matteotti.
“È passato il centenario e molte attività per ricordarlo si sono fermate” ha osservato Bernabei “ma il suo messaggio continua a riverberare. Anzi, sembra ancor più necessario davanti agli inquietanti sviluppi che indicano il profilarsi di nuovi pericoli per la democrazia, e non solo in Europa. Bisogna tradurre il seguito del centenario in forma di memoria permanente e attiva vigilanza”.
La mostra “Giacomo Matteotti, Voices of Resistance” rimarrà aperta a Dundee fino a fine marzo prima di tornare ad essere nuovamente installata a Londra nella stessa Library di Westminster. (aise)