Un filo resistente tra memoria ed emigrazione: la Brigata Maiella e gli Abruzzesi nel mondo

PESCARA\ aise\ - Le vicende della Resistenza e dell’emigrazione abruzzese sono profondamente intrecciate. La Brigata Maiella fu una delle poche formazioni partigiane ad affiancarsi regolarmente all’esercito alleato, seguendo le truppe inglesi e poi polacche ben oltre i confini della propria terra. Non si limitarono a liberare l’Abruzzo: combatterono anche nelle Marche, in Emilia-Romagna e fino ad Asiago, portando ovunque coraggio, determinazione e senso di giustizia. Ma al termine di quella lotta, molti di loro tornarono nei paesi d’origine e trovarono solo macerie: case distrutte, comunità spezzate, terre impoverite. Fu allora che un’altra forma di coraggio li spinse a partire ancora, questa volta verso l’emigrazione. A loro è dedicato il concorso nazionale intitolato “L'80° della Liberazione, il lungo cammino della Costituzione”, che nei giorni scorsi ha premiato 8 scuole tra Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo.
Come tanti altri abruzzesi, cercarono all’estero ciò che la guerra aveva negato: lavoro, dignità, futuro. Le partenze non furono mai solitarie: interi gruppi lasciavano i paesi, spesso con l’intenzione di tornare, ma le distanze e le nuove condizioni di lavoro resero il ritorno sempre più difficile. Partirono verso l'Europa, le Americhe, l'Australia, portando con sé la stessa fierezza che avevano avuto in montagna e sulle linee del fronte, e tracciando un nuovo fronte, quello della sopravvivenza e della ricostruzione, lontano dalla propria terra. Nei cantieri tedeschi, nelle miniere belghe, nei mercati argentini o nelle fabbriche canadesi, portarono con sé la memoria di una lotta per la libertà che non era mai davvero finita.
Molti di loro, una volta stabilitisi all’estero, continuarono a mantenere un forte legame con la terra d’origine, inviando denaro alle famiglie e cercando di migliorare lo status sociale attraverso l’acquisto di terre e case per il ritorno. L’emigrazione abruzzese, già attiva dall’Ottocento, era alimentata da una condizione economica precaria: l’agricoltura montana, la scarsità di infrastrutture e la mancanza di credito rendevano difficile ogni prospettiva di sviluppo locale.
Oggi, il lavoro delle scuole che hanno partecipato al concorso non solo restituisce voce a quella stagione eroica, ma rinnova anche il legame tra chi ha combattuto per un’Italia libera e chi, lontano dall’Abruzzo, continua a custodirne lo spirito. Una memoria che non conosce confini, e che resta viva grazie all’impegno delle nuove generazioni.
Per l’Emilia-Romagna il premio è andato all’Istituto “Vessari Macrelli” di Cesena; per il Veneto alle scuole “IIS “M. Rigoni Stern” di Asiago e alla scuola Liceo F. Corradini di Thiene; per le Marche al Liceo Aristico “Mengaroni”, di Pesaro, e una menzione speciale è andata alla Classe IV C del Liceo Coreutico di Pesaro; per l’Abruzzo il Liceo “Mattei” di Vasto, il Liceo “A. Marino” di Casoli, e con una menzionale speciale lo studente Horka Ibrahim del Liceo di Sulmona. (aise)