Cooperazione tra valori e specializzazione: all’AICS la giornata-studio “Professione Cooperante”

ROMA\ aise\ - La cooperazione è un sistema complesso che al giorno d’oggi è messo sempre più in discussione. È anche per questo che per i cooperanti (27 mila quelli che lavorano nelle organizzazioni italiane della Società civile) si rende sempre più necessario specializzarsi nel settore. Ma alle specializzazioni si deve anche aggiungere la volontà di fare del bene, di aiutare il prossimo, sia attraverso progetti che puntano allo sviluppo delle comunità che nelle aree di emergenza, tra rifugiati, sfollati e chi scappa dalle guerre.
C’è questo alla base della giornata-studio, dal titolo “Professione Cooperante”, iniziata questa mattina, 21 ottobre, presso la sede dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo. L’AICS ha quindi voluto aprire le sue, porte per tutta una giornata, agli aspiranti cooperanti. L'occasione l'ha fornitala XVI edizione del “Festival della Diplomazia”, realizzata con il contributo della Farnesina e di Info-Cooperazione.it, community italiana della cooperazione internazionale.
Tanti i relatori che hanno preso parte all’iniziativa moderata da Ugo Ferrero, dirigente dell’Ufficio I Comunicazione e Relazioni Istituzionale. Tra questi, non vi ha potuto prendere parte Marco Riccardo Rusconi, Direttore dell’AICS, impegnato in una missione in Palestina. Presente, in sua vece, il vicedirettore Giuseppe Cerasoli. Con lui, Giulia Orlandi della Direzione Generale per la Cooperazione Sviluppo della Farnesina, Elias Gerovasi, fondatore e curatore di Info-Cooperazione.it, e Cristina Franchini, dell’UNHCR Italia. Oltre a loro sono intervenuti o interverranno anche altri enti e Ong.
Ad aprire la giornata è stato il vicedirettore Cerasoli, che ha esordito spiegando il valore della specializzazione, dello studio, della dedizione che questo tipo di lavoro necessita. E per questo che è così importante il lavoro congiunto con le università, che Cerasoli ha definito come uno “strumento di cooperazione” che "ci aiuta molto". Secondo Cerasoli, infatti, l’AICS deve “ancora strutturarsi” al meglio, poiché ci sono circa 240 persone che “devono gestire 1 miliardo di euro”. “Ma siamo aperti a sviluppare questo canale” e ad allargarsi.
“È importante dare spunti ai ragazzi” ha spiegato ancora il vicedirettore dell’AICS riferendosi alla giornata-studio. “Dobbiamo mettere al centro della nostra agenda due questioni. 1: il sistema di valori, che è fondamentale per poter svolgere questa professione; 2: gli aspetti tecnici per fare esperienze specifiche”.
Secondo Cerasoli è infine necessario fare una riflessione sul multilateralismo e capire l'efficacia degli strumenti a disposizione. “Stiamo affrontando temi attuali su cui si gioca la credibilità della cooperazione”, ha detto. Cerasoli, che è reduce da due missioni in America Latina, ha spiegato in conclusione anche l’importanza di essere molto presenti: “la nostra cooperazione va oltre ai semplici finanziamenti, che abbiamo integrato con quelli della Commissione Europea quando c’erano mancanze”. “Abbiamo le capacità di sviluppare e capacità di supplire con strategie specifiche”.
L’Aics, ha poi aggiunto Ferrero, si muove sempre su due paralleli: l’emergenza da un lato, con “programmi volti a rispondere ad esigenze immediate” e lo sviluppo, con “progetti che pensano al futuro”. L’Agenzia però resta quell’ente tecnico “che mette a terra i progetti. E lo fa direttamente o tramite altri attori”. In tutto questo, ha detto rivolto ai giovani cooperanti presenti in sala, è importante capire che questo è un lavoro “che si fa gomito a gomito”.
È intervenuta a seguire Giulia Orlandi, che ha spiegato l'idea e gli interessi della Cooperazione, la strategia del piano Mattei, le priorità dei progetti dei prossimi 2 anni. “Abbiamo un focus sull'Africa, ma non c'è disimpegno rispetto agli altri fronti come Gaza, Ucraina e America Latina”, ha assicurato. “Al di là degli interventi, abbiamo risorse che si sbloccano in momenti di crisi”.
Elias Gerovasi (Info-Cooperazione.it) ha invece presentato diversi dati sul fabbisogno di profili professionali nel settore, soffermandosi su formazione, opportunità e criticità attuali. Ha parlato della Cooperazione come professione, ricordando anche la figura di Alberto Trentini, il cooperante italiano attualmente detenuto in Venezuela, e i cooperanti in pericolo nel mondo. Dei 27 mila operatori delle OSC, 22mila lavorano all'estero. 2.211 sono italiani espatriati. 5mila sono i cooperanti in Italia per la società civile. Ma c’è un chiaro aumento negli ultimi anni (+30%).
“Secondo l’analisi di oltre 2.000 annunci pubblicati sul nostro sito nel 2024 dalle OSC italiane in 77 Paesi del mondo – ha spiegato - i profili più richiesti sono il Project e Program Manager (30,7%), le figure amministrative (17,5%) e il Capo missione/Rappresentante Paese (7,9%). Insomma, nonostante le difficoltà che affronta il settore le opportunità non mancano, anche nelle fasi iniziali dei percorsi lavorativi”.
Secondo Gerovasi “non è cambiato l’imprinting ideale della professione, fatta per fare del bene, ma ora serve molta più preparazione e formazione. Non serve più solo la volontà e il buonsenso, che servono sempre e comunque in questa professione, ma servono competenze specifiche”. Competenze che possono essere anche molto diverse tra loro, tanto che l’etichetta del cooperante “è molto ampia”. Per concludere, Gerovasi ha anche rivolto un appello ai presenti affinché si celebrino annualmente le professioni della cooperazione.
Prima di concludere e proseguire con la giornata-studio, è intervenuta anche Cristina Franchini dell’Unhcr Italia, che ha parlato in modo pratico dei numeri: sono 122 milioni le persone costrette alla fuga in giro per il mondo. Una “cifra impressionante” che significa che “1 persona su 67 è scappata per trovare sicurezza”. La gran parte di questi sono sfollati interni, causata soprattutto dall’insicurezza e dalla ricerca di zone sicure. Sono 42 milioni i rifugiati, che derivano dai conflitti. Il 41% di questi rifugiati sono bambini. “Spesso i rifugiati sono accolti dai paesi con meno risorse”. Per Franchini è dunque “importante il lavoro di tutti e le partnership tra enti, cooperazione e Ong”. Così come è importante anche “il lavoro dei singoli cittadini”. “Il momento è complesso a causa dei tagli – ha concluso -. Ma nel futuro le cose cambieranno, la cooperazione sarà sempre fondamentale. Per questo dobbiamo specializzarci sempre di più per proteggere i rifugiati. Fare una riflessione profonda sul multilateralismo e continuare a mostrare l'impatto delle cose che facciamo. Siate positivi”. (l.m.\aise)