Rossana Fontanari: una donna che sapeva guardare oltre i confini - di Sira Miori

ROMA\ aise\ - Sembra ieri, ma sono trascorsi ormai dieci anni dalla tragica scomparsa di Rossana Fontanari, giovane coordinatrice dei progetti di cooperazione dell'Associazione Trentino con i Balcani. Il suo impegno in quella regione geografica è stato recentemente ricordato a Prijedor, in Bosnia-Erzegovina, e in Kosovo, nella capitale Pristina e a Pejë/Pec, in un rinnovato contesto di speranza di pace, stabilità e sicurezza per l'intera regione dei Balcani occidentali.
Sono ad oggi cinque i Paesi che hanno iniziato il lungo percorso per l'adesione all'Unione europea, prevista per il 2030. E il Kosovo dovrebbe iniziare a breve. Il punto è stato fatto qualche giorno fa, nella capitale tedesca, in un incontro-tappa del cosiddetto “processo di Berlino”, iniziato nel 2014 da Angela Merkel, e nella visita nella regione della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di sabato scorso.
Trentina, nata a Cles, ma cresciuta a Pergine Valsugana, dopo la laurea magistrale con lode all'Università di Trieste in Scienze per la cooperazione allo sviluppo, Rossana Fontanari aveva frequentato alcuni corsi di specializzazione per la cooperazione con i Paesi terzi e, nel 2008, uno stage al Ministero degli Affari Esteri. Seguì un tirocinio a Prijedor, Visegrad e Tuzla, città della Repubblica Srpska di espressione serba a Nord di Sarajevo, in una provincia che, nel 1998-99, fu teatro dei più aspri combattimenti della guerra dei Balcani, per la sua posizione strategica, tra il confine bosniaco-musulmano e l'area serbo-ortodossa, divisi dalla Drina, il fiume protagonista del romanzo "Il ponte sulla Drina" dello scrittore jugoslavo Ivo Andric, premio Nobel per la letteratura nel 1961.
Si trattava di una collaborazione al tavolo di lavoro iniziato, all'indomani della firma degli Accordi di Pace di Dayton del 1995 dall'Associazione trentina “Progetto Prijedor” con alcuni volontari della Casa della pace di Trento, in uno di quei luoghi dell'orrore, identificati come “città della pulizia etnica” dalle milizie serbo-bosniache dell'esercito di Karadzic e Mladic, poi condannati come criminali di guerra dal Tribunale Penale Internazionale de L'Aja. Un impegno di lavoro con progetti educativi e culturali mirati alla riconciliazione e alla ricostruzione del dialogo interetnico tra serbi, bosniaci e croati, dopo la guerra feroce che, nella prima metà degli anni Novanta, aveva decimato soprattutto la popolazione di etnia bosniaca. Questa realtà territoriale trilingue della Bosnia-Erzegovina, abitata principalmente dalle etnie serba, croata e bosniaco-musulmana, tanto cara ad Alexander Langer, era ed è anche terra di discendenti di famiglie provenienti dal Trentino-Alto Adige/Suedtirol, insediatesi tra il 1878 e la Grande Guerra, all'epoca in cui le due “province” erano parte della stessa entità statuale -- l'Impero austro-ungarico -- i cui confini meridionali si estendevano fino alla confluenza della Sava con il Danubio, a nord di Belgrado. Oggi, i discendenti della comunità Trentino-Sudtirolese sono presenti con i loro rappresentanti in almeno venti comuni della Repubblica Srpska di Bosnia Erzegovina, e in altrettanti della Vojvodina, la regione autonoma multilingue e pluriculturale del nord della Serbia, con capoluogo Novi Sad. In ambedue i Paesi, la loro partecipazione attiva ai Forum civici regionali svolge costantemente una funzione di dialogo e di mediazione interetnica e transfrontaliera nel complesso percorso verso il nuovo auspicato contesto della “casa comune europea”. Dopo le esperienze di Prijedor, Visegrad e Tuzla, Rossana Fontanari sviluppò la sua attività di cooperazione in Kosovo - a Pristina e a Pejë/Pec - come responsabile dei progetti dell'Associazione Trentino con i Balcani nei campi educativo e culturale, per il superamento dei traumi della guerra, con iniziative miranti al coinvolgimento di donne e giovani delle comunità etnico-linguistiche serbo-albanesi, per la promozione del dialogo interetnico, nel segno dell'impegno civico, del rispetto dei diritti umani e della cultura della pace. 
Conosciuta nel 2008 al Ministero degli Affari esteri, per la frequenza di uno stage di formazione, rividi Rossana nel dicembre 2011, a Belgrado, all'Istituto Italiano di Cultura, la cui direzione comprendeva il coordinamento dell'attività culturale e linguistica italiana nei paesi dei Balcani occidentali, Albania e area danubiana sud orientale, come da decreto del Ministro degli Affari esteri.
Era un momento storico cruciale per quella regione geografica, per il suo coinvolgimento in alcune iniziative ed eventi storici, primo in ordine di tempo il lancio della strategia UE macroregionale adriatico-jonica, che vedeva l'inizio di un programma di collaborazioni tra le regioni italiane orientali, a partire dal Trentino Alto Adige, a quelle dell'Adriatico e dello Ionio, e i paesi della sponda adriatica opposta, dalla Slovenia alla Grecia, con Serbia e Macedonia del Nord svolgenti un'azione di ponte con la più estesa regione danubiana, fino all'Ucraina. Poi l'entrata della Croazia nell'Unione europea, avvenuta nel luglio 2013 e l'avvio, dal 2014, delle candidature di alcuni dei sei paesi dei Balcani occidentali, secondo il percorso di adesione all'UE tuttora in corso, il cosiddetto “processo di Berlino”.
Vista la scarsa dotazione di risorse umane e finanziarie a disposizione, avevo organizzato, nei vari Paesi, una rete di contatti mediatici e di “antenne” di volontari, per sostenere la promozione dell'attività culturale e linguistica italiana dell'Istituto, diventata in seguito una sorta di filo unificante tra cittadini, centri culturali, scolastici e università delle varie comunità linguistiche e culturali della vasta e cruciale Europa sud orientale.
Senza oneri per il bilancio dell'Istituto e dello Stato, avevo coinvolto Radio Belgrado - la gloriosa storica emittente dei Balcani, fondata, insieme alla RAI, ormai cento anni fa - e alcune TV pubbliche della regione geografica, grazie alla collaborazione di giornalisti lungimiranti e di valore come Aleksandar Tijanic e Maja Skovran della Radio Televisione Serba/RTS e RTS Digital, di Dragan Petrovic di ANSA, collaboratore di RTV Vojvodina, e di Giuseppe Zaccaria de La Stampa, prezioso tramite con BHRT, la RadioTV di Bosnia Erzegovina. Parallelamente, avevo creato una rete di "antenne" di volontari - da Lubijana e Bled (Slovenia), a Brcko, Prijedor, Tuzla, (Repubblica Srpska), a Sarajevo e Monstar nell'Erzegovina; da Timisoara (Romania) a Kikinda, Subotica e Indija (Vojvodina), a Kragujevac, Nis, Uzice (Serbia centrale e meridionale), Ohrid (Macedonia) e tante altre - il cui tramite permetteva la diffusione regolare delle informazioni e dell'attività dell'Istituto Italiano di Cultura nelle varie e diverse comunità linguistiche e culturali, in una regione geografica e in un'epoca in cui la rete internet faticava a implementarsi e i social cominciavano solo timidamente ad apparire.
L'organizzazione, la pianificazione e il coinvolgimento di queste reti umane e mediatiche, e soprattutto la disponibilità della TV digitale, permisero, da Belgrado, una capillare promozione dell'attività culturale e linguistica italiana dell'Istituto, con concerti, mostre, traduzioni di opere, conferenze e dibattiti con grandi scrittori e poeti italiani: da Vincenzo Consolo a Antonio Tabucchi, da Claudio Magris a Alessandro Baricco, a Maria Luisa Spaziani, solo per citarne alcuni. E con il supporto di altri intellettuali e scrittori della regione, conoscitori della cultura italiana: da Predrag Matvejevic a David Albahari, con un innesto dell'opera di Carmine Abate, fresco vincitore del Campiello, espressione dell'antica cultura e storia arberesh, l'albanese antico, tutt'oggi parlato in alcune enclaves italiane di Calabria e Puglia. E questo, accanto a regolari proiezioni di documentari e film, ottenuti dalle Regioni italiane o assunti periodicamente dall'Istituto di Cultura, rigorosamente sottotitolati in lingua serba a cura dell'Istituto, o slovena, o croata, o albanese dalle istituzioni corrispondenti; oltre a concerti trasmessi, in diretta o in differita, dalle grandi sale di Belgrado e Novi Sad, con Radio Belgrado, BHRT (la RadioTV di Bosnia Erzegovina) e, soprattutto, tramite RTS e RTV Digital, che raggiungevano l'intera regione dei Balcani, danubiana e Albania.
Con entusiasmo, impegno e passione Rossana Fontanari faceva parte di questa "rete di antenne" preziose per il sostegno dell'attività linguistica e culturale dell'Istituto Italiano di Cultura a Belgrado, per il Kosovo del Nord, di espressione serba - a Pristina e Kosovska Mitrovica - e soprattutto per l'area kosovara di espressione albanese di Pejë/Pec, totalmente scoperta in quel periodo.
Voglio in particolare ricordare l'entusiasmo di Rossana, quando, nel gennaio 2012, mi espose il progetto di una mostra su “Bekim Fehmiu, l'Ulisse dei Balcani”, elaborato da un collettivo di giovani volontari di Serbia, Bosnia Erzegovina e Kosovo, coordinati da Nevena Negojevic dell'Università di Belgrado. L'obiettivo era quello di avviare una rilettura della storia jugoslava attraverso la figura unificante dell'attore Bekim Fehmiu, jugoslavo ed europeo, estraneo allo stereotipo dei Balcani divisi, ma anche opposto alle artificiose e strumentali convenzioni culturali ivi dominanti. Artista kosovaro-albanese-jugoslavo nato a Sarajevo, Bekim Fehmiu resta il più noto interprete del mitico personaggio di Ulisse di Omero, l'Ulisse più famoso della cinematografia europea, attore protagonista del primo sceneggiato RAI del 1968, trasmesso poi in tutto il mondo. Rappresentava anche un Ulisse reale e umano, in viaggio per le “isole di terra” linguistiche, etniche e culturali dei Balcani, già inquinate dal virus mortale del nazionalismo. Un Ulisse orgoglioso, kosovaro-albanese-bosniaco in Jugoslavia, e jugoslavo nel mondo, che respingeva le sirene dei nazionalismi, che stavano iniziando a trascinare la sua terra in una guerra fratricida. In Italia era diventato famoso anche attraverso la voce del poeta Giuseppe Ungaretti, che introduceva le varie puntate dell'Odissea, leggendo i versi di Omero.
A Belgrado, la mostra venne realizzata, tra il 6 e il 12 settembre 2012, con la collaborazione e il sostegno dell'Istituto Italiano di Cultura e dell'Università di Belgrado, nella sala delle esposizioni della centralissima Dom Omladine. Era una tappa del lungo itinerario fissato con partenza da Pejë/Pec (Kosovo) e, dopo Belgrado, nelle città serbe di Kraljevo (Serbia centrale) e Niš (Serbia Meridionale), per poi passare nella Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, dalla capitale Sarajevo (città natale di Bekim Fehmiu), alla citta di Prijedor. La mostra venne poi esposta anche in Italia, a Cividale del Friuli, a Trento - alle Gallerie di Piedicastello con l'indimenticabile intervento di Vinicio Capossela – a Brescia, a Firenze e in alcune località della costa italiana adriatica coinvolte nella strategia macroregionale UE adriatico-ionica, con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento e la collaborazione dell'Associazione Trentino con i Balcani.
A partire dall'autunno 2012, l'Associazione Trentino con i Balcani e Rossana Fontanari coinvolsero altre realtà della Serbia, del Kosovo, del Montenegro e dell'Albania, in progetti di cooperazione di più ampio respiro, finanziati dalla Provincia Autonoma di Trento, estesi anche al settore economico, con azioni di supporto alle piccole e medie imprese per lo sviluppo sostenibile del territorio, la creazione di posti di lavoro per donne e giovani, e nuovi percorsi formativi a sostegno della cittadinanza attiva e dell'inclusione sociale, nel segno del dialogo costruttivo tra le diverse culture e nazionalità e coinvolgendo soggetti istituzionali e imprenditoriali del Trentino e dei Balcani occidentali. Parallelamente alle predette iniziative, dal 2013 al 2019, venne sviluppato un progetto pluriennale di formazione sanitaria nel campo della salute mentale, affidato al Centro di salute mentale di Cles e Trento diretto dal primario Dr Claudio Agostini, che coinvolgeva gli ospedali psichiatrici della Serbia meridionale e centrale, per la promozione della psichiatria di comunità, nei distretti di Kragujevac e Nis. E Rossana vi partecipò come iniziale cooperante.
Per fine dicembre 2014, a conclusione del semestre di presidenza italiana dell'UE, avevo programmato - nella cornice di EUNIC, la rete degli Istituti culturali dei Paesi dell'Unione europea - una rivisitazione della mostra su Bekim Fehmiu appena rientrata dal tour espositivo italiano, con l'integrazione di un omaggio a Irene Papas, l'indimenticabile interprete di Penelope, la sposa di Ulisse, dello sceneggiato RAI del 1968. L'accoglienza della mostra e le collaborazioni erano state predisposte con l'Università e il Teatro Jugoslavo d'Arte drammatica di Belgrado, un tempio d'eccellenza dell'arte drammatica del sud-est d'Europa, in cui i due grandi attori avevano avuto importanti esperienze formative e artistiche, alternate a periodi di studio e di lavoro in Italia. Avevo annunciato a Rossana l'iniziativa e ne aveva assicurato la sua entusiasta partecipazione con l'Associazione Trentino con i Balcani. Ci dovevamo incontrare il 28 ottobre per discutere i dettagli. Ma non la vidi più...
Ed è in ricordo del suo impegno e del suo lavoro con le comunità linguistiche e culturali dei Balcani, che il 2 luglio 2015, per iniziativa dell'Ambasciatore pro tempore d'Italia in Kosovo, Andreas Ferrarese, è stata intitolata a Rossana la terrazza dell’Ambasciata d'Italia a Pristina, da cui si vede l'intera città e gran parte del territorio kosovaro. Da quella data, la terrazza si chiama “Terrazza Rossana Fontanari”, come recita la dedica incisa sulla targa: “A Rossana Fontanari, tessitrice appassionata di relazioni e legami tra il Trentino e i Balcani”. Una scelta fortemente voluta dall’Ambasciatore Ferrarese, per marcare “una traccia indelebile, che resterà sempre a testimoniare il lavoro di Rossana”, affinché “una parte di lei” (...) possa “rimanere qui”, “a memoria e testimonianza del suo impegno” e in ricordo di una donna trentina che sapeva guardare lontano, oltre i confini. (sira miori*\aise)
* già direttrice degli IIC a Bruxelles e Belgrado, coordinatrice d’area geografica e consigliera per gli Affari culturali dell'Ambasciata d'Italia