Ben. Il bello è dall’altra parte: l’avventura creativa di Ben Vautier in mostra a Padova
PADOVA\ aise\ - È stata inaugurata ieri, 22 novembre, negli spazi di Maco Arte in via Ognissanti 33 a Padova la mostra “Ben. Il bello è dall’altra parte”. Attraverso l’esposizione di oltre 50 opere viene raccontata l’avventura creativa di Ben Vautier - in arte Ben - artista francese recentemente scomparso, ritenuto tra gli autori più eccentrici, anticipatori e significativi della contemporaneità. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 21 dicembre.
Denominatore del suo ricercare, fin dagli esordi, è stato l’uso nelle arti visive e performative della scrittura. Dapprima limitata alla sola firma apposta sui reperti materiali di cui l’artista si appropriava, la scrittura è in seguito stata usata per comporre frasi più o meno corpose, indipendenti tra loro eppure capaci di entrare reciprocamente in relazione una volta poste a confronto.
Le opere presentate in mostra possono essere suddivise in tre tipologie: opere di sola scrittura, opere con scrittura e fotografia (per lo più come documentazione di un atto performativo, specialmente ai tempi della sua militanza nel gruppo Fluxus) e infine opere con scrittura in relazione alla materialità degli oggetti (è qui che di solito emerge il suo aspetto più ludico e sfrontato). Una serie cospicua di opere appartenenti alla prima tipologia ci consegna l'iconografia più classica della sua produzione artistica: singole parole o frasi brevi che abitano un campo monocromatico.
Qui il linguaggio diviene opera d'arte, tout court. Il pensiero dell'uomo, scritto per lo più con la mano dell'artista, diviene testimonianza della sua e, per estensione, della nostra esistenza.
Corrispondenti ad altrettante fasi della sua attività, questi lavori rappresentano i luoghi espressivi che hanno accolto la riflessione concettuale di Ben.
Riflessione che ha riguardato da un lato la sfera personale dell’artista, dall’altro il rapporto tra l’individuo e la società, la storia culturale collettiva, l’arte. Di questa l’opera di Ben ha portato in risalto il valore comunicativo universale e l’aspirazione alla libertà, ma anche denunciato l’ipocrisia e il connaturato egotismo.
Da formidabile giocatore, Ben ha da sempre voluto dare scacco alle sue regole e tradizioni consolidate, pur consapevole di come “il gioco dell’arte accetti tutti i colpi, compreso quello di permettere ai giocatori di provare a fermare il gioco”.
Con il suo ricercato richiamo calligrafico al mondo infantile, la scrittura di Ben è divenuta per paradosso una delle immagini più iconiche e riconoscibili dell’arte contemporanea, dando vita a delle vere e proprie opere parlanti.
Racconta Mattia Munari, titolare di Maco Arte “tra gli obiettivi de Il bello è dall’altra parte vi è il dare evidenza alla volontà dell’artista di comunicare con osservatori dall’appartenenza linguistica culturale differente: la mostra accoglie così lavori di tipo testuale composti in italiano, in francese, in tedesco, in inglese, in latino”.
La lingua italiana caratterizza l’opera che dà il titolo all’esposizione: una sagace “trappola” concettuale costituita da una scatola dotata di un’anta girevole che lo spettatore è invitato a ruotare, per scoprire che entrambe le sue facce riportano la frase “Il bello è dall’altra parte”.
Realizzato in collaborazione con Soave Arte Contemporanea, il progetto, curato dallo stesso Mattia Munari assieme a Marino Soave e a Nicola Galvan, è completato da un catalogo.
Benjamin Vautier nasce a Napoli il 18 luglio 1935. Nel 1949 si stabilisce con la famiglia a Nizza. Nella stessa città apre nel 1958 un negozio di dischi chiamato Laboratoire 32, che si caratterizza per l’originalità del suo arredamento e del suo prospetto esterno; questo luogo, assieme alla Galleria Ben Doute de Tout, che apre successivamente, diventa un luogo d’incontro per numerosi artisti. Nello stesso periodo si avvicina anch’egli alle arti visive, iniziando a elaborare un suo stile espressivo che trova ispirazione nell’opera di Duchamp. Il suo operare è così inizialmente fondato sull’appropriazione di reperti materiali che, per effetto della pura intenzione, nonché dell’apposizione della firma, perdono idealmente peso e fisicità, divenendo concetto. Oltre agli oggetti, applica in breve lo stesso procedimento al proprio corpo, a quello di altre persone o a parti di esso, pervenendo a realizzare delle “sculture viventi”. La sua scrittura si amplia in seguito dalla semplice firma a brevi testi di carattere descrittivo, concettuale o provocatorio, che vengono riportati sulla superficie degli oggetti o campeggiano solitari su quella di tele e tavole di legno. Nel 1962 raggiunge Daniel Spoerri a Londra, dove vive per 15 giorni nella vetrina della Gallery One, e incontra George Maciunas che lo invita a far parte del movimento internazionale intermedia Fluxus. Scopo del movimento è superare le categorie tradizionali dell’arte, e annullare, attraverso la performance, l’happening e il teatro totale, i confini tra l’arte e la vita. Di Fluxus Ben diventa uno dei più importanti esponenti, dando vita ad azioni spiazzanti quanto leggendarie, in seguito raccontate da un ciclo di lavori chiamato Gestes. Nel corso degli anni Settanta è invitato a partecipare alle più importanti rassegne internazionali, tra le quali l’edizione 1972 di Documenta a Kassel. Nel 1978 fonda a Nizza la galleria La Différence e la rivista omonima, con le quali si schiera a favore delle minoranze etniche e culturali. Nel 1981 con un articolo su Flash Art diviene mentore di una giovane tendenza pittorica, a cui dà il nome di Figuration libre. Durante gli anni successivi il suo ricercare esplora le possibilità espressive offerte dall’assemblaggio di oggetti comuni, alla base di cicli di opere quali i Totem e gli Oiseaux. Nel corso dell’ultimo mezzo secolo, il suo denso segno-scrittura si è affermato come una delle immagini più riconoscibili della contemporaneità artistica. Stagliandosi perlopiù su superfici monocrome, le affermazioni a cui esso dà corpo, acute nell’ironia, profonde nella riflessione di tipo esistenziale o culturale, sono divenute patrimonio dell’immaginario collettivo, anche in ragione del ricorso dell’artista a lingue diverse per realizzarle. Il 5 giugno 2024 Ben Vautier si toglie la vita a Nizza, il giorno dopo la scomparsa dell’amata moglie Annie Baricalla. (aise)