Frammenti: il progetto di Paolo Mazzeschi e Francesco Paolucci al Palazzo Cappa Cappelli de L’Aquila

L’AQUILA\ aise\ - Verrà inaugurato venerdì prossimo, 16 maggio, alle 18.00, nella sede della Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d'Ocre, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli a L’Aquila, il progetto “Frammenti”, composto da un’installazione di elementi in titanio realizzata dall’artista Paolo Mazzeschi e da un cortometraggio del regista e giornalista Francesco Paolucci, in collaborazione con la compositrice Roberta Vacca e l’artista Marzia Lioci.
Durante il vernissage, la storica dell'arte Martina Sconci dialogherà con gli autori.
“Frammenti” nasce da un dialogo avviato dal collettivo durante il periodo del lockdown: partendo dal titanio, come materia concreta e del reale, il progetto arriva all’immagine cinematografica, come materia impalpabile e della finzione. L’installazione e il cortometraggio rappresentano una trascrizione materiale pervasa una dualità di sentimenti - l’ansia, la frustrazione, la certezza - al fine di ricomporre i sentimenti umani quali frammenti emotivi, composti insieme a formare l’unità o smembrati e divisi in parti differenti.
L’immagine che ne deriva potrebbe ricordare l’effige della maschera: come scrive lo psicologo e filosofo Arturo Conte, “l’uomo è un assente dietro la sua presentazione, è una persona nascosta che si svela, resta nascosto mentre viaggia. E viaggia sempre con una maschera che nasconde un'assenza. L'uomo si veste, si nasconde, si nasconde ovunque. Si nasconde nelle case, nelle città, ma soprattutto si nasconde nella stessa definizione di "Uomo" come "Persona". "Persona" come "Maschera". Persona dall'etrusco "phersu", quindi dal greco "πρ.σωπον" [pr.s.pon], significa ciò che è davanti agli occhi. La maschera appunto. Mentre tutta la Natura è nuda, l'Uomo è vestito. Quindi, mentre la Natura è futuro, l'Uomo è immerso nel suo passato. L'uomo ferma i fantasmi, ed ecco che c'è il cinema, la presenza del passato. Il presente opprimente. Ma chi è l'uomo? Storici, giornalisti, psicologi, sociologi, artisti hanno cercato per anni di trovare una risposta. In natura questo non accade. Non c'è animale che abbia scritto, indagato la storia di un antenato. La parola "Futuro" invece deriva dal greco "φυω",ciò che fiorisce, ciò che nasce. Ad esempio un albero. Il futuro è la trasfigurazione dell'uomo in donna e della donna in uomo. La trasfigurazione intesa come sensazione. L'incontro delle gemme degli alberi con il cielo e la pioggia. Questo è il futuro, il senza tempo, l'inconscio. Ciò che va oltre il bene e il male”.
Nella scultura-installazione, la rappresentazione coincide con un volto trasfigurato che sottolinea i due aspetti del pensiero e dell’azione: una maschera fatta di frammenti assemblati che suscita innumerevoli interrogativi. Nel cortometraggio, i frammenti dei due personaggi/maschere, al limite dell’identificazione reciproca, tendono alla riconquista dell’armonia e alla ricomposizione, aiutati anche dalla colonna sonora che si ispira ai quattro elementi naturali - terra, aria, acqua, fuoco - alternati da voci registrate su fonemi/parole/frasi.
Durante il periodo della mostra – che chiuderà il 31 maggio – sono previsti due incontri di approfondimento: il primo il 23 maggio alle 18.00 con Anna Maria Giancarli - poetessa, Domenico Nardecchia - docente e Roberto Soldati - ricercatore visivo; il secondo il 31 maggio, sempre alle 18.00, con Francesco Zimei - musicologo e Piercesare Stagni - storico del cinema e presidente Abruzzo Film Commission. (aise)