Le cattedrali della memoria: a Pozzuoli la personale di Fabio Pacifico

NAPOLI\ aise\ - Inaugura oggi pomeriggio alle 18.00 nell’Atelier Controsegno (Via Napoli, 201) a Pozzuoli la mostra "Le cattedrali della memoria" di Fabio Pacifico. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 15 marzo.
Classe 1965 di origine casertana, Pacifico si distingue per la sua poetica intima e riservata. Se da un canto la sua formazione liceale è scientifica, a cui sono seguite la laurea in Medicina con la specializzazione in Chirurgia, dall’altro, la sua anima resta profondamente legata all’amore per l’arte, a cui si annoda, tramite un filo invisibile, quello per l’architettura con il suo senso spirituale e dell’immenso, coniugando così cultura e innovazione tecnologica. Dipinge fin dalla tenera età di cinque anni, cimentandosi con i pastelli e le tecniche miste, che utilizza per disegni a matite e carboncino, in cui cerca di far trapelare l’essenza di chi rappresenta (spesso si tratta di persone a lui note, come i suoi pazienti), privilegiando poi la pittura a olio, l’acrilico e il collage.
Osservando le sue opere, si nota come la maggior parte delle rappresentazioni siano cattedrali, alcune di pura invenzione, in altre si possono rilevare forme conoscibili, come i campanili millenari, che rimandano ai borghi italiani che, nonostante lo sviluppo tecnologico, e l’era digitale, andrebbero fortemente tutelati come patrimonio culturale e umano. Non a caso, ciò che senza dubbio attira l’attenzione, è l’inserimento dell’orologio, elemento che ricorre frequentemente, quasi a voler sottolineare il valore del tempo e della memoria. A ben vedere, pur essendo di natura spiccatamente figurativa, i suoi lavori si collocano tra il senso del fantastico e della meraviglia, coniugandosi con la dimensione del sogno e dell’irreale. Di primo acchito le atmosfere potrebbero mostrarsi al confine con la metafisica, depredate però da quel senso di vuoto, smarrimento e solitudine, per lasciare maggiore spazio a un clima surreale, in cui forme geometriche come prismi, sfere, cubi, si compongono come piccoli “lego” per la costruzione di edifici immensi e maestosi; si potrebbe intravedere qualche labirinto di ricordo escheriano, senza però lasciare lo spettatore nel dubbio di un enigma insolubile. Dal punto di vista puramente formale e tecnico, le opere, quasi sempre di grande dimensione e formato verticale, si presentano con nitidezza, rigore delle linee, perizia di supporti diversi in cartone o foglia oro incastrati, poiché nulla è affidato al caso, ma tutto è diligentemente costruito e ricercato, così come l’accostamento dei colori, prevalentemente freddi, che richiamano il subconscio e la meditazione. Persino i quadri più spiccatamente “astratti”, rivelano una coerenza e un equilibrio degli spazi, lasciando intravedere le forme latenti dell’immaginario.
Questi dipinti rivelano una dimensione profonda, con un valore e un significato che va oltre la mera apparenza: se, infatti, già la casa, simbolicamente, è il luogo dove si può trovare riparo, ancora di più lo è la cattedrale che, per l’immensità della sua struttura, oltre al suo valore spirituale, diviene la sede in cui rifugiarsi, trovare accoglienza e protezione, serbare preghiere e promesse, voti o speranze a cui affidarsi nei momenti di difficoltà. (aise)