“Leda was a swan”: Marianna Simnett per la nuova digital fellowship di Pompeii Commitment

crediti: Marianna Simnett, Leda Was a Swan (still di produzione), 2024. Courtesy l’Artista e Société, Berlino. Photo: Leander Ott

POMPEI\ aise\ - “Leda Was a Swan” ovvero “Leda era un cigno” è la nuova Digital Fellowship dell’artista Marianna Simnett che sino al 1° febbraio sarà esposta nell’ambito di Pompeii Commitment. Materie archeologiche.
L’opera di Marianna Simnett si dispiega come un garbuglio di carne e piume, in cui un antico mito di violenza è incarnato in una narrazione di piacere. L’opera, appositamente concepita e realizzata per Pompeii Commitment. Archaeological Matters, combina scenografia, design di costumi, performance, video, suono e intelligenza artificiale (IA), prendendo ispirazione dall’affresco comunemente definito “erotico” di Leda e il Cigno, rinvenuto nel 2018 nel Parco Archeologico di Pompei presso la cosiddetta Casa di Leda. In occasione della Digital Fellowship dell’artista, l’opera è presentata online insieme a una ampia raccolta di fotografie e immagini di backstage che svelano le diverse fasi di produzione.
Rinomata per la sua esplorazione del corpo come spazio-tempo di trasformazione, Simnett ha rintracciato le azioni mitiche di Giove, che notoriamente si mutò in un cigno per ingannare e violare Leda, impersonando sia Leda che il cigno. L’artista ha utilizzato un modello personalizzato di IA per generare una sequenza animata accompagnata da una composizione per flauto che ne costituisce la colonna sonora, eseguita dalla stessa Simnett e guidata dal suo respiro. Sia le immagini in slow-motion che il suono malinconico dell’opera, avvolgono e trascinano lo spettatore nel cuore del mito classico, mentre questo è al contempo stravolto in un racconto nuovo. Nelle mani di Simnett, vittima e aggressore si scontrano flemmaticamente prima di implodere in una cosa sola. Assecondando una reinterpretazione femminista del mito, nel video il cigno viene sconfitto; il suo collo teatralmente ricoperto di sangue, docilmente reclinato mentre i riflettori si spostano sullo stato psicologico di Leda. La differenza, in questo caso specifico, è che il mostruoso e bestiale “altro” è Leda stessa. Leda Was a Swan sembra dunque fungere come testimonianza da interpretare in termini archetipici, obbedendo a quei simboli e schemi universali che esistono nell’inconscio collettivo e si esprimono attraverso miti e racconti nelle diverse culture ed epoche. Pensieri repressi, innati ed ereditati, trovano così espressione consapevole, oltrepassando aspettative di genere e ansie sociali connesse a secoli di patriarcato che hanno storicamente plasmato anche le rappresentazioni e narrazioni degli antichi miti. A metà del video, la testa del cigno (o la mano di Leda) è mostrata intimamente vicina alla regione pubica della ragazza, teatralizzata attraverso un parrucchino. L’allusione alla masturbazione trasforma una penetrazione non consensuale in piacere, impiegando un’irriverenza che deride la dimensione sensuale, persino seducente, che per lungo tempo ha investito il mito di Leda e il cigno.
Nel complesso, Leda Was a Swan riscrive un mito che – nonostante le sue molteplici e ripetute interpretazioni nel corso della storia antica e moderna – risuona ancora nelle ideologie di genere contemporanee, dimostrando come anche un sito come il Parco Archeologico di Pompei possa essere un luogo di storie stratificate e dinamiche, in cui l’atto di sperimentare con l’etica della riscrittura e della rilettura della storia significa innescare e tramandare poetiche alternative dell’esistenza. Simnett sovverte quindi le interpretazioni di una storia ereditata dal passato, stimolando una rinnovata immaginazione che riempie lacune ambigue pur mantenendo una certa opacità e una materialità fangosa seppure digitale. I personaggi muti del video, i delicati momenti di pausa della colonna sonora e la qualità ipnotica dell’animazione danno origine a un’inquietante realizzazione: Leda è sempre stata il cigno, non avevamo ascoltato le nostre viscere.
Dal 2022 il programma di Digital Fellowship consente artiste e artisti, curatrici e curatori, ricercatrici e ricercatori di svolgere per un periodo di alcuni mesi una ricerca estesa – sia a distanza che in situ – concentrandosi su aspetti connessi alla storia, alle simbologie, alle narrazioni e ai possibili significati del sito pompeiano. Le Digital Fellowship promuovono la ricerca artistica e curatoriale all'interno del contesto unico, stratificato, trans-temporale e multi-specie di Pompei e sono parte di Pompeii Commitment. Materie archeologiche, primo programma d'arte contemporanea a lungo termine istituito dal Parco Archeologico di Pompei. (aise)