Milano: le opere di Francesco Maria Bandini all'Archivio Balderi

MILANO\ aise\ - Dettagli di fotografie rielaborate, sovrapposte e manipolate fino a diventare disegni astratti non sono altro che un modo di descrivere l'animo umano nel tentativo di superare le barriere della vita. È questo il filo conduttore della mostra dal titolo “Forever Spring” di Francesco Maria Bandini, ospitata fino al 30 giugno nei locali dell’Atelier Balderi Archivio Iginio Balderi a Milano (via Ausonio 20).
Bandini, designer, creativo e architetto nato a Roma, ma che vive e lavora a Milano da oltre 25 anni, in questa mostra si confronta per la prima volta con il linguaggio artistico e lo fa in un modo del tutto personale usando la macchina fotografica quasi fosse un utensile come pennello o un tubetto di vernice.
Le opere in parte sono frutto di un solo scatto, altre volte il linguaggio si ampia con ritagli di immagini di oggetti naturali come le piante, oppure elementi realizzati dall'uomo che segnano una divisione, che vengono sovrapposte, fotografate, manipolate più volte fino a raggiungere un contenuto diverso all'origine per essere lette da diversi punti di vista.
Le fotografie esposte sono in totale 22 e si va da opere di grandi dimensioni fino a 140 cm per 195, o 160 per 213 ad altre più contenute, alcune sono più pittoriche altre concettuali ma con lo stesso messaggio: dietro ogni barriera c'è un cambiamento, un nuovo stato emotivo, una stagione dove tutto rinasce come la primavera, da qui il titolo dell'esposizione.
“Questa mostra è il risultato di un percorso molto lungo sulla conflittualità – spiega l'artista -, l'idea di fotografare quello che l'uomo costruisce per dividere è anche un modo per indicare una strada per superare queste barriere. Da qui ha origine il mio progetto. Iniziando a cercare una lettura più critica di questi elementi divisivi – aggiunge Bandini - dandogli una rilevanza diversa; alla ricerca di una crepa, una fessura, un punto debole che ci consente di traguardarli, consapevoli della loro fragilità per poter essere affrontati e con la volontà per farlo. Qui ritroviamo noi stessi e le coordinate geografiche della nostra presenza nel pieno contesto dell’esistenza”.
“Le opere fotografiche di Francesco Maria Bandini – commenta il critico d'arte Alessandro Romanini -, sono in realtà dei veri e propri dispositivi, nell’accezione di Focault, che “costringono” l’osservatore a una fruizione partecipativa, e attiva. Quello che l'artista realizza non è quindi la strutturazione di un processo estetico in tutte le sue componenti, bensì un’operazione molto più complessa ed articolata. Il suo è un processo metalinguistico, che mira a riflettere, mettere in discussione e far evolvere rispettivamente, un metodo, le finalità e soprattutto i riflessi che le evoluzioni hanno sull’artista stesso come uomo e creativo. Un modo di indagare il suo ruolo in questo contesto storico e la sua capacità di impattare sulla realtà”. (aise)