Natura Morta: la nuova edizione alla Gamec di Pisa

PISA\ aise\ - Inaugura oggi alla GAMeC CentroArteModerna di Pisa (Lungarno Mediceo n.26) la mostra "La Natura Morta" edizione 2024, curata e ordinata da Massimiliano Sbrana.
Gli artisti presenti a questa edizione sono Stefano Ballantini, Alberto Berti, Luciano Borin, Michele Bracciotti, Daniela Carta, Maria Cristina Cincidda, Paolo Dell'Aiuto, Marco Dolfi, Sergio Frascari, Wilson Guevara, Renato Guttuso, Alberto Martini, Guido Morelli, Roberta Nido, Luigi Norelli, Marina Pizzato, Renzo Sbolci, Giulio Sbrana, Barbara Schwehn, Diva Severin, Oria Strobino, Marzia Tarabella, Giuseppe Viviani e Alessandro Volpi.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino all’8 maggio, con ingresso libero.
“La "natura morta", termine che risale al tardo Rinascimento, rappresenta un genere artistico che ha attraversato i secoli, evolvendosi e adattandosi alle varie correnti culturali e artistiche”, spiega il curatore Massimiliano Sbrana. “Originariamente utilizzato per descrivere opere che ritraggono oggetti inanimati, il termine ha assunto diverse sfumature linguistiche e concettuali nelle varie culture europee, riflettendo la diversità e la ricchezza delle interpretazioni artistiche. La natura morta, nel suo significato più profondo, trascende la semplice rappresentazione di oggetti quotidiani per esplorare temi universali come la mortalità, il tempo e la bellezza effimera delle cose materiali”.
“Nel corso della storia dell'arte, - continua – la natura morta è stata spesso relegata a un ruolo marginale nella gerarchia accademica, ma ha sempre mantenuto una presenza costante, testimoniando la continua fascinazione degli artisti per l'esplorazione della forma, della composizione e del colore. Con l'avvento della modernità, tuttavia, la natura morta ha guadagnato un nuovo riconoscimento, diventando un mezzo espressivo potente per gli artisti che cercavano di sfidare le convenzioni e di esplorare nuove possibilità visive. Il Cubismo, con figure chiave come Pablo Picasso e Georges Braque, ha rivoluzionato il genere della natura morta, scomponendo e ricomponendo gli oggetti in forme astratte, esplorando così nuove dimensioni dello spazio e della percezione. Questo approccio ha aperto la strada a ulteriori sperimentazioni artistiche, come quelle del Futurismo, che ha cercato di catturare l'energia e il movimento della vita moderna, rompendo con la staticità tradizionale associata alla natura morta”.
“Nel periodo del secondo dopoguerra, - annota Sbrana – artisti come Giorgio Morandi hanno continuato a esplorare il genere della natura morta, spesso concentrandosi su composizioni semplici ma profondamente meditative di oggetti quotidiani. Queste opere, pur essendo radicate nella tradizione, riflettono una ricerca interiore e una contemplazione del significato più profondo degli oggetti e della loro relazione con lo spazio circostante. In definitiva, la natura morta, come genere artistico, è un esempio eloquente di come l'arte possa trasformare gli oggetti più semplici e umili in veicoli di espressione profonda, invitando lo spettatore a una riflessione più ampia sulla vita, sulla morte e sulla natura transitoria dell'esistenza. Con ogni pennellata e composizione, gli artisti che hanno lavorato con la natura morta hanno lasciato un'impronta indelebile sulla tela della storia dell'arte, dimostrando che anche gli oggetti più statici possono essere carichi di vita e significato”. (aise)