Un misterioso amuleto d'argento fa cambiare idea alla scienza - di Michele Santoriello

foto di Michele Santoriello

FRANCOFORTE\ aise\ - È stato presentato alla stampa alcuni giorni orsono, e dal 18 dicembre sarà possibile ammirarlo al museo archeologico di Francoforte - diretto dal direttore ed amico dell’Italia Dr. Wolfgang David - un piccolo amuleto d'argento, grande appena 3,5 cm, con al suo interno una sottile lamina d'argento arrotolata su cui compare una misteriosa incisione denominata la “Frankfurter Silberinschrift – L’iscrizione d’argento di Francoforte”.
La capsula d'argento, che verrà conservata in una vetrina appositamente predisposta dal museo, è stata rinvenuta nel 2018 in una tomba romana del III secolo d.C. nel cimitero situato sulla “Heilmannstraße”, nel quartiere di Francoforte-Praunheim, ma solo pochi mesi fa è stato possibile leggere ed interpretare il contenuto dell’incisione senza danneggiare o spezzare la fragile lamina argentea.
Gli esperti archeologi, studiosi di storia della chiesa, di filologia e di paleografia latina, concordano sul fatto che queste 18 righe su lamina d’argento consentiranno un significativo progresso delle ricerche sinora condotte sulla diffusione del cristianesimo e sull’ultimo periodo del dominio romano sulla riva destra del Reno nella città di Nida - denominata la Pompei oltre le Alpi - città romana con circa 5000 abitanti sul confine del Limes e antenata dell’odierna Francoforte.
L'iscrizione è stata decifrata grazie alla più moderna tecnologia di tomografia computerizzata. Essa mostra che chi indossava l'amuleto era chiaramente un cristiano devoto, circostanza assolutamente straordinaria in questa zona della Germania per questo periodo storico del III secolo dopo Cristo. La tomba in cui è stato trovato l'amuleto appeso al collo del defunto, infatti, è datata tra il 230 e il 270 d.C., un periodo di forti cambiamenti nelle frontiere esterne dell’impero e non facili per le prime comunità cristiane createsi in Germania, costrette molte volte alla clandestinità.
Finora non c’erano mai state prove così precoci e autentiche del cristianesimo delle origini sulla linea dei fiumi Reno e Meno. Tutti i reperti sono più in là di almeno 50 anni. Esistono riferimenti storici ai primi gruppi cristiani in Gallia e forse anche nella provincia dell'Alta Germania alla fine del II secolo. Tuttavia, le testimonianze attendibili della vita cristiana nelle regioni alpine settentrionali dell'impero romano risalgono generalmente solo al IV secolo d.C..
Il sottilissimo foglio d'argento contenuto nella capsula, rinvenuto già nel 2018, era troppo fragile a causa del lungo tempo trascorso nel terreno e non poteva semplicemente essere srotolato, perché sarebbe caduto a pezzi. La svolta è arrivata solo nel maggio 2024, quando è stato esaminato con un tomografo computerizzato all'avanguardia presso il Centro Leibniz per l'archeologia di Magonza (LEIZA). Utilizzando questa tecnica innovativa, il centro è stato in grado di eseguire una scansione ad altissima risoluzione e di creare un modello 3D, così ha riferito il dottor Ivan Calandra, responsabile del laboratorio di imaging del LEIZA. Ha poi unito i singoli segmenti della scansione virtualmente, pezzo per pezzo, in modo da rendere visibili tutte le parole. Solo grazie a questo “srotolamento digitale” è stato possibile decifrare l'intero testo.
Successivamente il Prof. Dr. Markus Scholz dell'Università Goethe di Francoforte, archeologo ed esperto di iscrizioni latine, si è messo al lavoro per risolvere il puzzle e ha finalmente decifrato le 18 righe dell'“iscrizione d'argento di Francoforte”. L'aspetto straordinario è che l'iscrizione è interamente in latino.
Lo stesso studioso ha dichiarato: “di solito, tali iscrizioni sugli amuleti erano scritte in greco o in ebraico. Quindi quella che abbiamo rinvenuto è una cosa molto insolita”. Il testo, inoltre, è anche molto sofisticato e certamente l'autore dell’incisione doveva essere un conoscitore profondo dell’antico ma soprattutto del nuovo testamento.
È inconsueto che nell'iscrizione non vi sia alcun riferimento ad altre fedi oltre al cristianesimo. Normalmente, fino al V secolo, negli amuleti di metallo prezioso di questo tipo ci si poteva sempre aspettare una mescolanza di richiami a fedi diverse, spesso con la presenza di elementi del giudaismo o influenze pagane. Questo non è il caso dell’amuleto di Francoforte.
Alcune formulazioni contenute nel testo sono state attestate solo molti decenni dopo. Ad esempio, all'inizio dell'“iscrizione d'argento di Francoforte” si fa riferimento a San Tito, discepolo e confidente dell'apostolo Paolo. Così come l'invocazione “Santo, santo, santo!”, che in realtà non era nota nella liturgia cristiana fino al IV secolo d.C..
Compare persino, alla fine del testo inciso, una citazione quasi letterale del cosiddetto inno a Cristo di San Paolo, tratto dalla sua lettera ai Filippesi (Fil. 2, 10-11).
L'“iscrizione d'argento di Francoforte” rappresenta quindi un ritrovamento sensazionale per la città di Francoforte, ma soprattutto una delle più importanti testimonianze del primo cristianesimo nei territori e nel mondo dell’impero romano transalpino. La sua scoperta apre nuovi orizzonti di ricerca e confronto sia per l'archeologia che per le scienze storiche e la teologia, ma anche una moltitudine di nuove domande sulla presenza di comunità cristiane delle origini nella zona renana in un periodo nel quale le persecuzioni dei primi cristiani erano ancora frequenti. (michele santoriello\aise)